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Villa e attico confiscati destinati a chi non ha casa: dal ministero 400mila euro

Approvato il progetto definitivo: fondi per la ristrutturazione degli immobili che si trovano in va Brin, al Casale, e in via Montebello, rione Santa Chiara

BRINDISI – Due immobili confiscati a brindisini condannati in via definita per associazione di stampo mafioso, saranno destinati a ospitare chi vive in condizioni di povertà e non ha una casa: il Comune di Brindisi ha ottenuto 400mila euro (circa) dal Ministero dell’Interno per ristrutturare una villa in via Benedetto Brin, nel quartiere Casale, e un attico in via Montebello, rione Santa Chiara, e ha approvato il progetto definitivo per i lavori.

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Il progetto

Gli immobili sono stati candidati nei mesi scorsi al progetto Pon Legalità, con l’obiettivo di realizzare a Brindisi una prima rete di case contro il disagio abitativo, realtà con la quale la città è costretta a fare i conti quotidianamente, stando alle situazioni di criticità registrare dal settore Servizi sociali. Il quadro cittadino è stato fotografato di recente anche dall’Istat, secondo cui Brindisi è al terzo posto in Italia, quanto a povertà. Primato del quale il capoluogo farebbe volentieri e mano, ma la realtà è questa. E poco importa se in condizioni peggiori, sempre secondo l’Istituto nazionale di statistica, ci sono Vibo Valentia e Reggio Calabria.

Difficile immaginare che Brindisi possa scendere i gradini di quella classifica in un breve periodo di tempo, perché bacchette magiche non ce ne sono. C’è, quella sì, la volontà di iniziare a trovare soluzioni concrete per le famiglie che vivono in condizioni di estremo disagio, al punto da non avere un tetto.

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Il finanziamento

Con l’ammissione al finanziamento, il Comune darà una prima risposta: può contare sulla disponibilità di 393.854,35 euro, stando al decreto trasmesso lo scorso 18 giugno al Comune, con il quale è stata notizia dell’ammissione del progetto denominato “Prima la casa. Rete cittadina di casa per i senza fissa dimora”, rivolto a “soggetti vulnerabili a rischio devianza”. Il progetto definitivo di fattibilità tecnico-economica è stato approvato lo scorso 4 settembre: è stato redatto da professionisti interni a Palazzo di città.

Gli interventi di ristrutturazione saranno realizzati nella villa nel quartiere Casale, al civico 11 di via Benedetto Brin,  e nell’attico del condominio in via Montebello al civico 31, nel rione Santa Chiara. Si tratta di immobili entrati a far parte del patrimonio del Comune, in seguito a confisca per effetto di sentenze di condanna definitiva nei confronti di brindisini, riconosciuti colpevoli di aver fatto parte di un’associazione di stampo mafioso. La Sacra Corona Unita.

La delibera

Rita Ortenzia De Vito-4Villa e attico sono stati individuati dalla Giunta esattamente un anno fa. La delibera, infatti, risale al 28 settembre 2018 e venne adottata su proposta presentata da chi, all’epoca, era il vice di Riccardo Rossi, Rita Ortenzia De Vito, titolare della delega ai Servizi sociali, allo scopo di favorire l’inclusione sociale attraverso il recupero dei beni confiscati. Dopo le dimissioni della dirigente scolastica, la candidatura ha continuato a camminare, sino ad ottenere l’ammissione ai fondi.

“Attraverso il recupero di unità abitative confiscate alla criminalità organizzata, oggi iscritte al patrimonio pubblico comunale, sarà possibile pensare a chi si trova in condizioni svantaggiate”, si legge nella relazione che venne allegata al progetto di ristrutturazione. “L’impegno dell’Amministrazione va nella direzione di fornire risposte alle emergenze sociali volte ad elevare il livello di benessere dell’intera comunità, attingendo a tutte le forme di finanziamento comunitario, nazionale e regionale che consentano di compensare le difficoltà di bilancio”.

“In tal modo si migliora il tessuto urbano attraverso la riqualificazione di spazi abbandonati e si attivano servizi innovativi intorno al tema dell’abitare a favore di cittadini e famiglie delle fasce svantaggiate”, si legge ancora.  “Inoltre si sottraggono alcuni immobili confiscati dal rischio di utilizzo illecito legato al racket delle abitazioni e alle occupazioni abusive, si forniscono alternative concrete nei casi di disagio grave ed emergenza abitativa ed opportunità di reinserimento sociale attraverso percorsi volti all’autonomia abitativa”.


 

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