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Reparti post-Covid: scoppia il caso delle guardie mediche

A Mesagne la Asl ordina alle unità di continuità assistenziale di occuparsi dei pazienti positivi. Diffide a raffica dai sindacati

BRINDISI – Non sono affatto pacificate le relazioni sindacali nella Asl di Brindisi dopo la videoconferenza di venerdì 3 marzo con prefetto e sindaci. Le confederazioni Cgil Cisl e Uil si riservano il giudizio sulle misure a tutela dei pazienti e del personale sanitario, quindi sostanzialmente sulla funzionalità e sicurezza delle misure operative, all’atto della loro attuazione; il Cobas è in pressing sulla garanzia di assegnazione dei dispositivi di protezione individuale a tutto il personale Asl, 118 incluso (soprattutto dopo il primo caso di positività in una delle equipe di Brindisi); e due sindacati dei medici, Fimmg e Snami, sono giunti alle note di diffida nei confronti della direzione generale e della direzione di distretto dopo la richiesta alle unità di guardia medica di Mesagne di effettuare turni nel reparto post-Covid allestito in tutta fretta nell’ospedale “Camillo De Lellis”.

I trasferimenti nelle strutture post-Covid

Dal 31 marzo sono cominciati infatti i trasferimenti in questa struttura dei pazienti che hanno superato la fase acuta della malattia, che non hanno più sintomi gravi, sono considerati clinicamente guariti dall’infezione da coronavirus, ma risultano ancora positivi quindi necessitano di costante vigilanza e cura. Un’altra destinazione prevista era l’ex ospedale di Ceglie Messapica, ma non c’era personale disponibile, quindi altri pazienti post-Covid sono stati trasferiti all’ex ospedale “Umberto I” di Fasano, dove sono disponibili a coprire tutti i turni quattro medici e quindi non è stato necessario disporre l’assegnazione al reparto di medici della continuità assistenziale (la nuova denominazione del servizio di guardia medica).

La nota formale del direttore generale Giuseppe Pasqualone di istituzione di 16 posti letto post-Covid nel “De Lellis” è del 24 marzo, con ordine alla farmacia del Perrino di fornire di Dpi il personale sanitario incaricato della gestione del reparto, ma quella che ha messo in allarme la categoria dei medici di base e di continuità assistenziale è del 31 marzo a firma del direttore del Distretto sociosanitario 4 di Mesagne, Michele Morgillo. La disposizione è diretta proprio alle due unità di guardia medica, alle quali viene assegnato il compito di occuparsi in caso di necessità, nelle ore notturne e nei giorni festivi, dei pazienti post-Covid, poiché i due medici ospedalieri in organico possono coprire solo i turni di mattina e di pomeriggio nei giorni feriali.

Le diffide dei sindacati

È scattata immediatamente la protesta da parte dei sindacati Fimmg e Snami. E le obiezioni sfociano in diffida nei confronti della Asl. Ciò malgrado, pare che ad oggi non abbiano neppure ricevuto risposta. Il sindacato Fimmg chiede l’immediata sospensione delle disposizioni perché non rispettano gli Accordi collettivi nazionali e quelli integrativi regionali, riservandosi ogni ulteriore azione, incluse quelle legali, a tutela dei medici iscritti.  La Fimmg chiede anche copia degli atti emanati per l’applicazione delle disposizioni delle diverse direzioni aziendali coinvolte.

Infatti, scrive nella nota di contestazione la Fimmg, le disposizioni della Asl nei confronti dei medici di continuità assistenziale non sono state concordate con il Comitato permanente aziendale e dotate di successivo parere del Comitato permanente regionale. Inoltre i medici di continuità assistenziale non possono essere destinatari di disposizioni come quella emanata dal direttore del distretto perché non sono personale dipendente, ma convenzionato.

Analoga diffida è giunta dal sindacato Snami. La Asl non può emettere ordini di servizio, perché di questo si tratta, nei confronti di medici che operano in regime convenzionato e non di dipendenza. I pazienti post-Covid sono di esclusiva competenza del personale ospedaliero, perché tale è la struttura dove sono stati ricoverati, e non un domicilio di privati cittadini o una struttura alberghiera, cui è diretta l’attività di continuità assistenziale. Mesagne ha 28mila abitanti, rileva lo Snami, che hanno bisogno di entrambi i sanitari della guardia medica, i quali pertanto non possono essere distolti in alcun modo dai compiti previsti dalla convenzione e dagli accordi nazionali.

Ogni variazione va comunque concordata con le organizzazioni sindacali, mentre l’atto della Asl di Brindisi risulta unilaterale e arbitrario. Anche lo Snami diffida la Asl, e dichiara che i medici interessati continueranno a svolgere solo i compiti assegnati loro dalla legge e dalla convenzione. Al di là della forma, c’è infatti la sostanza, come aveva anche sottolineato la Cgil ieri: la guardia medica, in caso di urgenze nel reparto post-Covid, dovrebbe lasciare la postazione, trascurare le richieste dei cittadini, indossare i dispositivi di protezione, entrare nella zona positivi, svolgere la propria opera, uscire, decontaminarsi, tornare alla postazione, visitare pazienti no-Covid. Qualcosa continua a non funzionare.

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