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Giovedì, 28 Marzo 2024
Attualità

La comunità africana a sindaco e cittadini: "Alloggi per chi ha un lavoro"

Il presidente Drissa Kone: "Sciopero di sette giorni dei braccianti agricoli per sensibilizzare sulle problematiche del dormitorio"

BRINDISI - "Servono alloggi per i migranti che hanno un regolare permesso di soggiorno e un lavoro: sono in grado di pagare l'affitto e sostenere, nel caso, le spese per lavori di manutenzione": l'appello per la ricerca di un posto in cui dormire, parte dalla comunità africana di Brindisi ed è rivolta ai datori di lavoro, al Comune di Brindisi e ai cittadini che abbiano la disponibilità di un immobile.

Il dormitorio per migranti di via Provinciale San Vito-2

La comunità africana

Il messaggio porta la firma del presidente della comunità, Drissa Kone, a nome di tutti i componenti e arriva all'indomani della riunione del gruppo avvenuta nella serata di ieri nel dormitorio di via Provinciale San Vito, destinato a restare aperto con possibilità di accogliere sino a un massimo di 80 ospiti. Il punto è che i ragazzi che fanno affidamento sul posto letto in quell'immobile del Comune sono oltre cento. Hanno un contratto di lavoro, sono occupati per lo più in campagna come braccianti agricoli. Dove andranno?

Da Palazzo di città non ci sono state, sino ad ora, risposte. Per questo motivo è diventato quanto mai problematico il futuro degli ospiti, oggetto della riunione.

Lo sciopero

Per superare le criticità legate alla situazione, la comunità africana intende coinvolgere i datori di lavoro dei i braccianti agricoli che vivono all’interno del dormitorio: "Sarà proclamato uno sciopero di almeno una settimana, per sensibilizzare tutti i cittadini brindisini e, in particolare, i datori di lavoro, affinchè si attivino nella ricerca di alloggi per i loro stessi lavoratori", si legge nella nota della comunità africana. "Ciò perché i datori di lavoro non devono preoccuparsi dei lavoratori soltanto per le necessità lavorative, ma anche per le loro condizioni di vita e per le loro situazioni legate all'alloggio. Tutti i lavoratori infatti si sono sentiti e si sentono completamente abbandonati da chi potrebbe preoccuparsene, avendo interesse allo svolgimento della loro attività.  Infatti, ogni persona lavora con maggiore energia quando ha la possibilità di riposare bene e si sente supportato", si legge nella nota. "A questo proposito, nel ringraziare, per la solidarietà e collaborazione, il Forum per Cambiare l’Ordine delle Cose e l’Anpi si spera in futuro nella presenza solidale anche della Cgil e, in modo particolare, della Flai, che tutela i braccianti agricoli".

dormitorio migrati bis-2

Il piano freddo e l'appello ai brindisini

La comunità, inoltre, chiede al Comune di Brindisi di riattivazione il cosiddetto “piano freddo”, in modo tale da dare a tutti  "un posto per  dormire, già noto in partenza, con il coinvolgimento anche di un Ente di terzo settore, che dia informazioni, oltre alla Polizia Municipale". E invita l'Amministrazione e i privati cittadini a "fornire le abitazioni, anche se necessitano di interventi di manutenzione ordinaria e/o straordinaria (idraulica, pitturazione, rivestimento in piastrelle), in quanto gli stessi ragazzi potranno provvedervi e, successivamente, potranno essere occupati con regolare contratto di affitto, che i ragazzi potranno pagare, in quanto lavoratori regolari, con permesso di soggiorno regolare".

"Tutto questo per far diminuire il numero degli occupanti il dormitorio, che saranno coloro che ancora non hanno un contratto di lavoro e, non lavorando, non possono pagare un affitto", sottolinea il presidente Drissa Kone. "In conclusione, va evidenziata la preoccupazione generale riguardo, non solo ai disagi che dovranno affrontare tutti coloro che potrebbero essere costretti a lasciare il dormitorio, dopo essere arrivati e rimasti a Brindisi, senza mai spostarsi, anche per sette/otto anni, e che non conoscono altre città, ma anche rispetto alla tranquillità e sicurezza dei brindisini, i quali si ritroverebbero a vedere gli ospiti del dormitorio girare per la città, senza un posto preciso in cui stare, con le conseguenze negative che si avrebbero".
 

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