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Brucia la macchia di Regina Giovanna: tre ettari distrutti, incuria umana

Confine sud-est della riserva di Torre Guaceto. I Vigili del Fuoco fermano il fronte delle fiamme spinto dal maestrale. Necessario anche l'intervento di un Canadair

BRINDISI – C’è voluto un Canadair, inviato dalla Sala operativa unificata permanente (Soup) del Servizio di Protezione Civile della Regione Puglia, per chiudere la partita con un incendio che, dalle 14 circa di oggi 26 giugno ha distrutto tre ettari della bella macchia mediterranea di Torre Regina Giovanna, al confine sud-est della Riserva naturale dello Stato – Area marina protetta di Torre Guaceto.

Ma il fronte delle fiamme, spinto da un vento di maestrale attorno ai 10-12 nodi, è stato affrontato subito dalle squadre del comando provinciale di Brindisi dei Vigili del Fuoco, che sono riuscite ad arginare la marcia dell’incendio. Il danno ambientale, senza il lavoro dei pompieri, sarebbe stato più grave e avrebbe coinvolto la parte più fitta della macchia.

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Per fare un paragone, un canneto ci mette pochi mesi per riformarsi, mentre la ricostituzione della macchia nella forma e nell’estensione originaria richiede tra i 10 e i 20 anni. Se ci fosse stato vento di scirocco, dalla direzione opposta, il fuoco avrebbe minacciato la parte della riserva sul lato mare, dove faticosamente si stanno rinaturalizzando a macchia alcune aree attorno alla palude.

Il Consorzio di gestione di Torre Guaceto punta l’indice contro la cattiva gestione di alcune attività agricole nella zona. Purtroppo tanti anni di convivenza tra le attività economiche della zona e i vincoli di tutela della zona protetta, che hanno garantito la valorizzazione delle produzioni orticole e olearie (il pomodoro fiaschetto di Torre Guaceto e “L’oro del parco”, l’extravergine degli uliveti dell’area, ad esempio) non hanno condotto alla conquista culturale di tutti gli attori che operano nella zona, a quanto pare.

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Accendere il fuoco per bruciare le stoppie o gli sfalci di potatura in un giorno ventoso è sempre un errore, tanto più se ciò avviene in una zona boschiva o in una riserva naturale, e un periodo in cui sono in vigore le ordinanze sindacali di divieto. La situazione è stata riportata sotto controllo poco dopo le 16.

I Vigili del Fuoco sono riusciti, anche con l’intervento finale del Canadair, a fermare l’incendio prima che attaccasse la parte di macchia più alta, quella più antica, già esistente ai tempi delle bonifiche della zona umida, allora molto più estesa e alimentata dal Canale Reale e da falde freatiche, che procurarono poi aree coltivabili per la riforma fondiaria. Un autentico pezzo di storia dell’ambiente originario.

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Siamo ancora alla fine di giugno e il periodo critico è appena cominciato. Bisognerà intensificare la vigilanza già dai prossimi giorni di caldo intenso e di venti meridionali. Deve essere questo il primo impegno degli enti preposti: sorvegliare i boschi tutelati da vincoli ambientali e i parchi del Brindisino. Un compito che deve vedere in prima fila anche i Comuni.

Bisogna infatti applicare con severità le sanzioni previste per le violazioni delle ordinanze sindacali, per evitare il solito super-lavoro stagionale che stressa personale e mezzi dei Vigili del Fuoco con decine di mini-emergenze causate sempre dall’incuria dell’uomo, visto che con le buone non si fa molta strada.

L'assessore regionale all'Ambiente, Gianni Stea ha dichiarato in serata che “l’incendio che si è sviluppato nei pressi dell'oasi marina protetta di Torre Guaceto e ha distrutto circa tre ettari di canneto e macchia mediterranea sul lato monte, è uno schiaffo a quella Puglia che vede nelle tutela della natura e dell’ecosistema, la fonte di nuove opportunità di sviluppo turistico, culturale e sociale".

"Adesso lasciamo lavorare i Vigili del Fuoco – che ringrazio per la loro instancabile opera – ma da subito mi impegnerò affinché le nostre aree protette possano essere messe in sicurezza, sia con le dovute operazioni di sorveglianza per il rispetto delle regole, sia con la bonifica del territorio. Stiamo parlando di un patrimonio naturalistico dall’inestimabile valore che deve essere preservato ad ogni costo, affiancando alle necessarie operazioni di prevenzione, una rigorosa azione di repressione”, ha concluso Stea.

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