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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Michele, la solidarietà oltre le sbarre: "Offro il mio aiuto"

Ora ai domiciliari, nei 19 mesi di carcere ha acquisito la qualifica di "assistente familiare"

BRINDISI - Si può entrare in carcere e uscire dalla porta del "cambiamento" che qualcuno ha aperto? La storia che vi raccontiamo è quella di Michele, di Brindisi, oggi agli arresti domiciliari dopo un periodo di 19 mesi trascorso nella casa circondariale del capoluogo, luogo che gli ha permesso di fargli capire che una seconda possibilità era sempre percorribile. Michele in carcere ha frequentato svariati corsi: quello di legalità, di scrittura creativa, quello di teatro, "che mi ha permesso di uscire piu’ volte fuori dal carcere per rappresentare spettacoli in vari luoghi di Brindisi e provincia."

Relazioni che univano il carcere alla società libera, riempiendo di significato il tempo della pena, "perche’ il carcere non e’ un mondo parallelo a quello esterno - dice Michele - i suoi confini toccano e fanno parte della societa’ tutta e riguardano tutti." Tutto questo è stato possibile grazie alla direttrice della Casa Circondariale, Anna Maria Dello Preite e della sua equipe, e soprattutto grazie ai volontari che offrono gratuitamente e nell’anonimato il loro tempo, il loro sapere, sostenendo tali iniziative anche economicamente. "Persone nelle quali leggi negli occhi una visione, una voglia di rendere il mondo un posto migliore - continua Michele - persone che ti lasciano un segno, che si inchiodano nella memoria, che si attaccano sulla pelle, diventando parte della tua esperienza di vivere, della tua storia intima e profonda."

Tra i vari corsi frequentati in carcere in questi mesi, Michele ha seguito ed ottenuto la qualifica professionale di “ Assistente Familiare”, figura di supporto ed assistenza agli operatori socio sanitari e ai medici, un corso svolto per la prima in Puglia negli isituti di pena, con il patrocinio e riconoscimento della Regione Puglia per mezzo dell' associazione di promozione sociale "Formazione, Ricerca e Sviluppo" e la Confindustria di Brindisi.

"Da quando il nostro paese si è trovato a fare i conti con questo dannato virus - racconta, ancora, Michele - ho cercato di dare un seguito, sotto forma volontaria, al dono che mi era stato fatto durante la mia reclusione in carcere, offrendo in qualsiasi modo, il mio aiuto. Logicamente ed unicamente dopo l’autorizzazione del giudice. Ho telefonato alla Croce Rossa, alla Protezione Civile e a varie associazioni, ma purtroppo senza risultato. Spero di sbagliarmi quando penso che dentro il muro più alto non vive il detenuto ma chi sta fuori. Un muro frutto di stereotipi ed alimentato dalle nostre paure. Oggi più che mai dobbiamo imparare a vederci come un 'insieme'. Per questo voglio offrire il mio aiuto e restituire ciò che mi è stato donato. Non avrò sconti di pena perchè tornerò ad essere un uomo libero a dicembre di questo anno, ma voglio mettere a disposizioni di chi ha bisogno quello che ho imparato". 

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