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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Torre San Gennaro: la cucciola di foca monaca non ce l'ha fatta

Nonostante le cure somministrate dai veterinari dell'Ispra, l'esemplare, di appena quattro mesi, è morto alle prime luci di oggi

TORRE SAN GENNARO (Torchiarolo) – Nonostante le cure prestate, non ce l’ha fatta il cucciolo femmina di foca monaca del Mediterraneo che intorno alle ore 6,30 di ieri (lunedì 27 gennaio) è stato ritrovato sulla spiaggia di Torre San Gennaro, marina di Torchiarolo. Lo annuncia l’Ispra attraverso un comunicato diramato stamattina. L’esemplare, di appena quattro mesi, era stato già rintracciato lo scorso 25 gennaio sulla spiaggia di Frigole (Lecce), più a sud, dove riprese il mare dopo essere stato sorvegliato per ore dai carabinieri forestali e da personale del Nucleo di tutela delle biodiversità di San Cataldo. 

“Nella mattinata di ieri – si legge nel comunicato dell’Ispra -  a seguito di una segnalazione, un gruppo di intervento Ispra/Arpa Puglia, coadiuvato da personale specializzato nell’intervento veterinario su questo gruppo di animali della stazione zoologica di Napoli, è intervenuto sul posto”.

foca monaca torre san gennaro-4

“La zona era stata presidiata dalle autorità competenti della Guardia Costiera, dai Carabinieri Forestali e delle Forze dell’Ordine locali. L’esemplare si presentava in stato emaciato, letargico (bassa reattività agli stimoli), dispnoico (difficoltà nella respirazione) anemico ed apatico. Sono stati immediatamente effettuati esami ematochimici e tamponi microbiologici, sempre alla presenza dei veterinari Asl e dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale competenti”. 

Foca monaca Torre San Gennaro-2

“Sono stati somministrati - spiega ancora l’Ispra - antibiotico di copertura ed idratazione; il cucciolo ha continuato a respirare affannosamente e, nonostante le prime cure somministrate, durante le prime ore di questa mattina, 28 gennaio, l’esemplare è deceduto”. “Sono state informate le autorità sanitarie e le forze dell’ordine competenti; seguiranno, a breve, le indagini necroscopiche presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale. L’esemplare sarà analizzato in maniera conservativa, evitando cioè di danneggiare scheletro e pelliccia, per consentirne poi l’esposizione, per fini didattico-scientifici, al Museo di competenza sul territorio”.

Il triste esito di questa vicenda dimostra quanto sia importante segnalare immediatamente esemplari di qualsiasi specie marina in difficoltà, perché il nostro mare è diventato insidioso anche per la fauna protetta. 

La nota dei carabinieri forestali, impegnati nelle operazioni di soccorso

Nelle giornata di lunedì 27 gennaio i Carabinieri forestali hanno ricevuto la segnalazione relativa ad un esemplare di Foca monaca spiaggiato in località Torre San Gennaro, lungo la costa a sud di Brindisi. Una volta sul posto, i Carabinieri forestali hanno verificato l’effettiva presenza di una Foca monaca di non grandi dimensioni sull’arenile a ridosso del centro abitato. Si trattava di un giovane esemplare, lo stesso che alcuni giorni prima aveva fatto la sua comparsa sul litorale salentino di Frigole (Le) e che sarebbe poi stato visto via via più a nord lungo la costa prima leccese e poi brindisina.

Fin dall’inizio, tale animale aveva colpito per la sua non eccessiva vitalità, come si rileva guardando un breve video diffuso in Rete ed attestante le sue limitate reazioni al sopraggiungere di alcune persone che, essendosi rese conto di questa presenza tutt’altro che comune, si erano avvicinate all’animale per filmarlo con lo smartphone. Per tutta risposta la Foca si era immersa in acqua all’ultimo momento, con una scarsa prontezza ed uno scarso  vigore, ben diversi da quelli che ci si sarebbe aspettati da parte di un animale, per sua natura schivo e poco propenso a lasciarsi avvicinare dagli uomini, se questo fosse stato in buone condizioni di salute.

Nel filmato in questione l’animale appare infatti restio a muoversi, probabile indizio di condizioni di salute non buone, come sembrerebbe sottolineare anche il suo non ottimale incedere lungo la spiaggia in direzione del mare ed un suo tuffarsi quasi controvoglia nelle acque, quelle acque che in condizioni ideali avrebbero rappresentato la sua naturale via di fuga, la sua salvezza.

foca monaca-2

L’esemplare, così come presentatosi più recentemente, nella giornata di lunedì 27 gennaio a Torre San Gennaro agli occhi dei intervenuti (soprattutto rappresentanti di numerose amministrazioni pubbliche, accorsi per assicurare all’animale le migliori probabilità di salvezza), appariva ancora più debilitato di quanto fosse apparso quando era stato filmato.

Posto all’interno di un settore di spiaggia delimitato da transenne e protetto con barriere dagli occhi dei curiosi e dal vociare e dalla confusione dell’inevitabile ressa che si sarebbe creata attorno ad una presenza così insolita, l’esemplare di Foca monaca si è dimostrato fin da subito scarsamente reattivo.

Nel pomeriggio di lunedì sono arrivati dei Funzionari dell’ Ispra, sia biologi che veterinari, che hanno iniziato immediatamente a fare i primi accertamenti, non senza rilevare già alla prima occhiata lo stato di evidente debilitazione dell’animale. Nella nottata fra lunedì e martedì, il tragico epilogo: la Foca monaca è deceduta, lasciando dietro di sé tutta una serie di interrogativi legati ai motivi della sua presenza allo stato isolato in quel tratto del litorale salentino, alla natura delle patologie che lo affliggevano, al percorso seguito dai genitori per andare a partorire nel Salento (l’animale, della lunghezza di poco più di un metro e del peso di poche decine di chilogrammi, avrebbe avuto meno di un anno e pertanto sarebbe nato negli ultimi mesi del 2019, essendo la specie solita riprodursi nei mesi di settembre/ottobre).

A bordo di un mezzo scortato da una pattuglia di Carabinieri Forestali preposti all’osservanza delle normative imposte dalla C.I.T.E.S. (acronimo per Convention on International Trade in Endangered Species of wild fauna and flora – “Convezione sul commercio internazionale di specie della fauna e della flora in via d'estinzione”, specie fra cui la Foca monaca è inserita a pieno titolo-), l’animale è stato portato all’Istituto Zooprofilattico sperimentale di Foggia al fine di permettere l’ effettuazione di analisi di laboratorio che ne chiariscano i motivi del decesso.

La Foca monaca (nome scientifico Monachus monachus) ha caratterizzato con la sua presenza le frastagliate coste del Salento meridionale fino a qualche decennio fa, al punto da caratterizzare anche la toponomastica: non già la frazione salentina che ha il nome di San Foca (dal nome di un Santo di Sinope, in Turchia, che pertanto non ha niente a che vedere con la Foca monaca), ma la vicina frazione di Torre dell’Orso, il cui nome deriverebbe da un non meglio precisato “orso marino” presente in una delle cavità carsiche che ne caratterizzano la costa, o ancora la “grotta della monaca” nei dintorni di Otranto.

La Foca monaca, presente un tempo lungo le coste del Salento, a causa del sempre crescente antropizzazione dei litorali si ridusse poi a vivere negli anfratti sotterranei con una o più uscite in mare, fatto che questo che costrinse le madri ad allevare i piccoli al buio, con problemi legati alla fissazione della vitamina D e conseguentemente al rachitismo.  La persecuzione sistematica condotta fino a tempi non recentissimi, a cui si è poco fa accennato, fece il resto.

A differenza della pressoché totalità degli altri rappresentanti della Famiglia dei Focidi, la Foca monaca non vive in climi freddi, ma in mari temperati come il Mediterraneo, che rappresenta, insieme alla Mauritania, l’unico sito geografico in cui sopravvivono gli ultimi nuclei di questa specie in gravissimo pericolo di estinzione.

Ma, se poco meno di due secoli fa, una grande Foca monaca rinvenuta nel litorale di Brindisi fu uccisa (l’animale, che si nutre di pesci e molluschi, era infatti ritenuto un concorrente dei pescatori e in quanto tale sottoposto ad una persecuzione pressoché sistematica), in questi giorni una Foca spiaggiata lungo la costa brindisina è stata oggetto di cure, attenzioni e protezioni che le sono giunte da molte persone.

La coscienza delle persone sta cambiando, e ci piace immaginare che non sia impossibile che in un futuro, si spera non troppo lontano, questi magnifici Pinnipedi ritornino a popolare le acque del nostro stupendo Mare Mediterraneo.

Al fine di ricostruire le vicende che hanno portato alla comparsa del piccolo esemplare di Foca monaca nelle acque delle coste leccesi e brindisine, i Carabinieri Forestali raccolgono eventuali  testimonianze: chiunque abbia avvistato nei giorni e nei mesi scorsi degli esemplari di Foca lungo le coste salentine, può recarsi presso il Gruppo di Brindisi a segnalare quanto visto.

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