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Cosa mangiamo in Puglia: il rapporto Arpa su alimenti e pesticidi

L'indagine triennale 2105-2017 pubblicata nel luglio 2019, dice che i residui sono tutti sotto i limiti. Rilevate solo 62 irregolarità

Arpa Puglia ha pubblicato nello scorso mese di luglio il rapporto triennale 2015-2017 “Controllo ufficiale sui residui di prodotti fitosanitari negli alimenti di origine vegetale - Cosa mangiamo in Puglia”, un interessante studio di cui riassumiamo i passaggi essenziali. Va detto subito che sono stati riscontrati casi di irregolarità, e che la presenza di residui di fungicidi e antiparassitari nella frutta e nella verdura, nonché nell’olio e nel vino che viene prodotto nella nostra regione, è estesa ma in calo. Tuttavia si tratta di dati molto lontani dai limiti stabiliti dall’Unione europea e dal Ministero della Sanità. Chi vorrà approfondire potrà accedere al rapporto completo dal sito di Arpa Puglia, voce "Attività”, quindi “Documentazione”, infine “Rapporti Arpa”, e “Rapporto attività fitofarmaci 2015-2017”.

La situazione rappresentata dal rapporto

“Sulla base dei risultati ottenuti nel triennio 2015-2017 e dalle informazioni acquisite negli anni precedenti, è possibile conclusivamente evidenziare alcuni punti e fare alcune considerazioni”, conclude infatti il rapporto.  “Il numero di controlli relativi al Piano ‘Residui di Prodotti fitosanitari’, attuato dalla Regione Puglia ha rispettato, per ciascun anno, le richieste minimali attribuite alla Puglia dal DM 23/12/1992. Il laboratorio ha ampliato il numero di principi attivi ricercati ed accreditati, in risposta alle richieste ministeriali derivanti da specifiche indicazioni di Programmi coordinati di controllo dell’Unione”.

“Per la classe frutta, rispetto alle altre, si evidenzia, come in passato, una elevata percentuale di positività (oltre il 70%), la più elevata percentuale di irregolarità (2,6%) ed una più elevata percentuale di campioni multiresiduo”, sottolinea l’Arpa regionale. “Per la classe ortaggi è risultata mediamente più bassa la percentuale delle positività (circa il 40%) e quella delle irregolarità (1,8%). La presenza contemporanea di residui di più sostanze sullo stesso alimento, anche per effetto di strutturate tecniche di difesa, è più frequente in alcuni prodotti di largo consumo quali pomodori, peperoni, pesche, fragole, pere, limoni, e uva”.

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E ancora, il 2016 è risultato l’anno del triennio in cui è stata riscontrata la più bassa percentuale di irregolarità (circa il 0,9%). I prodotti specifici per l’infanzia sono risultati tutti conformi alla normativa vigente in materia. È importante sottolineare che la quantità di residui presente nei cibi deve essere sicura per i consumatori ed essere la più bassa possibile (minima esposizione possibile) e che, comunque, i LMR (limite di concentrazione fino al quale è possibile ottenere strumentalmente una misura di tipo quantitativo, ndr) previsti dalla normativa vigente, non costituiscono dei limiti tossicologici ma dei limiti legali per rendere possibile il commercio delle derrate. Il superamento di un LMR rappresenta più un uso scorretto di un pesticida che un rischio per il consumatore”.

“Complessivamente, come per gli scorsi anni, i risultati del controllo in Puglia per il triennio 2015-2017, continuano ad essere in linea con quelli rilevati a livello nazionale e negli altri Paesi dell’Unione Europea e indicano un elevato livello di protezione del consumatore”, assicura l’Arpa, e spiega che i dati saranno utili anche per studiare lo stato di salute delle acque di superficie e di falda: “I risultati ottenuti dal controllo effettuato nel triennio 2015-2017 sui prodotti ortofrutticoli di produzione regionale sono stati utilizzati per implementare la “lista delle sostanze” relativa al monitoraggio dei residui di fitofarmaci nei corpi idrici pugliesi (DGR 1004/2018), in modo da avere un quadro conoscitivo il più completo possibile dello stato di contaminazione delle acque superficiali e sotterranee della Regione Puglia”.

La finalità dei controlli stabiliti da Ue e Italia

“Finalità del controllo ufficiale degli alimenti – spiega Arpa Puglia- è prevenire i rischi per la salute pubblica, proteggere gli interessi dei consumatori ed assicurare la lealtà delle transazioni commerciali, mediante l’attuazione di procedure di verifica della conformità dei prodotti alle disposizioni di legge. In Italia le attività del controllo ufficiale sono indirizzate ai prodotti italiani e a quelli di altra provenienza destinati ad essere commercializzati nel territorio nazionale, nonché a quelli spediti verso Paesi dell'Unione Europea o esportati verso Paesi terzi. In questo contesto, una delle maggiori priorità sanitarie è rappresentata dal controllo ufficiale sui residui di prodotti fitosanitari negli alimenti”.

Per ulteriore chiarezza, va precisato che “la normativa definisce come ‘residui’ una o più sostanze, compresi i loro metaboliti e i prodotti risultanti dalla loro degradazione o reazione, rivenienti dall’impiego di un prodotto fitosanitario, presenti nei o sui prodotti vegetali, nei prodotti animali edibili, in acqua potabile o altrove nell’ambiente”. L’Unione Europea e gli Stati Membri sono tenuti ad assicurare la libera circolazione, all’interno dell’UE, di prodotti ortofrutticoli che presentino un tenore di residui di prodotti fitosanitari inferiore o pari alle quantità massime (LMR) fissate dal Regolamento CE n. 396/2005. “I LMR (Limiti Massimi di Residui), espressi in mg di sostanza attiva per kg di prodotto vegetale, vengono fissati al momento dell’autorizzazione, con criteri internazionalmente condivisi, al fine di garantire un’esposizione accettabile da parte dei consumatori. Il corretto impiego dei prodotti fitosanitari secondo le modalità riportate nelle etichette autorizzate assicura il rispetto di tali limiti”.

Un carciofeto ad Apani

In Italia chi coordina e definisce i piani in materia di residui di prodotti fitosanitari è il Ministero della Salute; chi pianifica a livello territoriale le attività dei controlli sono gli Assessorati alla sanità delle Regioni; chi esegue i controlli sono gli ispettori delle Aziende Sanitarie locali. Oltre al programma nazionale è previsto, annualmente, l’attuazione di un programma di controllo coordinato europeo. “La finalità è quella di controllare, per cicli triennali, i residui di prodotti fitosanitari in quei prodotti alimentari che costituiscono, nella Comunità Europea, i principali componenti della dieta, per la valutazione dell’esposizione dei consumatori e l’applicazione della legislazione dell’Unione Europea. Tali programmi sono aggiornati annualmente e sono inclusi nei programmi nazionali”.

I controlli in Puglia nel triennio 2015-2017

Nel triennio 2015-2017 la ricerca dei residui di prodotti fitosanitari è stata eseguita da Arpa Puglia su un numero complessivo di 3571 campioni con oltre 1.200.000 determinazioni: Asl Bari 934; Asl Bat 402; Asl Brindisi 357; Asl Foggia 436; Asl Lecce 405; Asl Taranto 395; altro 78; Nas Carabinieri 326; Sanità marittima 238. Il 32,6% dei controlli ha riguardato ortaggi e legumi; il 27 per cento la frutta; cereali e derivati il 14,5 per cento; vini l’11,5 per cento; oli il 9,7 per cento; altri prodotti derivati il 3,3 per cento; alimenti per l’infanzia l’1,4 per cento. Gli ortaggi maggiormente controllati sono stati: pomodori, cavoli, carciofi, peperoni e zucchine. La matrice frutticola maggiormente campionata è stata l’uva.

Per la matrice cereali e derivati grano, farro, mais, orzo, riso, sfarinati, pasta, cereali da colazione, prodotti da forno; per gli alimenti per l’infanzia, omogeneizzati, crema di riso e multi cereali, pastina, semolino, biscotti di proseguimento; per altri prodotti derivati, passata di pomodoro, confetture, conserve vegetali, salse succhi di frutta. Olio e vino sono stati largamente campionati attesa la particolare attenzione che il Piano regionale di controllo pone per detti prodotti, di notevole importanza per il territorio regionale.

Sono state oltre 330 le sostanze ricercate nel triennio 2015-2017. E’ stata riscontrata la presenza di più residui nelle seguenti matrici: per la frutta (965 campioni analizzati), nei mandarini (fino a 5 residui), in albicocche e mele (fino a 6), in arance e pesche (fino a 7), in ciliegie e limoni (fino a 8), in pompelmi e uva (fino a 9), in pere (fino a 10), in fragole (fino a 11); per ortaggi e legumi (1163 campioni analizzati), nei carciofi (fino a 6), in insalate e cicoria (fino a 7), in fagiolini, peperoni e sedano (fino a 8), nei pomodori (fino a 9); per i prodotti extra-ortofrutticoli (1443 campioni analizzati), nel grano (fino a 5 residui), nel vino (fino a 7),nell’ uva sultanina (fino a 13 residui).

Uva da tavola

Gli esiti prodotto per prodotto

Più nello specifico, relativamente alla classe frutta, è stata rilevata una elevata percentuale di positività per i seguenti prodotti: banane, uva, pesche, fragole, pere, mele, pompelmi, albicocche (anche oltre il 70%) I prodotti frutticoli maggiormente campionati risultano: uva (287 campioni), ciliegie (86 campioni), mandarini (85 campioni) ed arance (82 campioni). Prodotti, quali meloni, castagne, nespole e olive da olio, risultano statisticamente poco significativi visto il numero ridotto (inferiore a 10) dei campioni analizzati nel triennio. Relativamente alla classe ortaggi, una elevata percentuale di positività è stata riscontrata per i seguenti prodotti: sedano, pomodori, peperoni, insalate (anche oltre il 60%). Gli ortaggi maggiormente campionati risultano i pomodori (142 campioni), i cavoli (97 campioni), i carciofi (95 campioni) le zucchine (72 campioni) i peperoni (72 campioni). I prodotti maggiormente trattati risultano: fagiolini, peperoni, sedano (fino a 8 residui) e pomodori (fino a 9 residui).

I principi attivi maggiormente riscontrati dal laboratorio Arpa Puglia (con oltre 100 riscontri), risultano i fungicidi Metalaxyl, Dimethomorph, Boscalid, Fludioxonyl, e Metrafenone e gli insetticidi Chlorpyrifos, Imidacloprid e Chlorantraniliprole Fludioxonyl, e Metrafenone. Le sostanze attive costituite dagli insetticidi Metaflumizone, Lufenuron, Acrinathrin, Cyromazin, Tebufenozide, l’erbicida Oxifluorfen, e i fungicidi Bitertanol e Kresoxim-methyl, sono state rilevate nei primi due anni del triennio ma risultate assenti nell’anno 2017. Altre sostanze non riscontrate nell’anno 2015 sono invece state rilevate negli anni 2016 e 2017, quali l’erbicida Benalaxil, gli insetticidi Chlorfenapyr e Diflubenzuron, i fungicidi Cymoxanil e Fluazinam e l’acaricida Pyridaben. L’Arpa osserva come “le tecniche di coltivazione di alcuni prodotti vegetali di largo consumo, posti alla base della nostra rinomata dieta mediterranea, nonché tipici della nostra regione, quali pomodori, peperoni, pesche, fragole e uva, vedono l’utilizzo di un’ampia gamma di principi attivi, risultando così vegetali con una elevata percentuale di positività unitamente ad un elevato numero di campioni multi residuo”.

Livelli lontani dai limiti massimi di legge

Comunque, rileva Arpa Puglia nel suo rapporto triennale, “dagli esempi riportati e dallo studio statistico dei campioni risultati positivi nel triennio considerato, è emerso che una larga percentuale delle positività si colloca in una fascia di concentrazione distante dal Limite Massimo di Residuo (LMR) fissato per ciascuna sostanza attiva per quel determinato prodotto”. Per definizione, inoltre, “il LMR non rappresenta un limite tossicologico ma è una soglia legale per rendere possibile il commercio delle derrate alimentari”, rileva l’agenzia. “Prendendo come riferimento l’anno 2017, è emerso che, per oltre il 76% delle positività riscontrate, la concentrazione di ciascuna sostanza ritrovata è risultata inferiore di oltre 10 volte il rispettivo LMR e, inferiore di oltre 100 volte il LMR, in circa il 20% dei casi. Il LMR è stato superato nel 4,5% di riscontri positivi”, e “solo il 2,1% delle positività ha rappresentato delle irregolarità”.

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I campioni oltre i limiti

“Nel triennio di interesse sono risultati irregolari 52 campioni, ove sono stati riscontrati 62 casi di superamento dei limiti, poiché su alcuni campioni era presente più di una sostanza che eccedeva il LMR. La percentuale dei campioni irregolari sul totale dei campioni analizzati nel triennio 2015-2017 è stata pari al 1,5%. Considerando ogni singolo anno: la percentuale dei campioni non conformi nell’anno 2015 è stata pari a 1,7% sul totale dei campioni analizzati; nell’anno 2016 la percentuale è scesa a 0,9%, mentre nell’anno 2017 è risalita a 1,8%. Le percentuali di irregolarità rilevate in Puglia sul controllo dei residui sono in linea con quanto riscontrato sia a livello europeo (1,6% nell’anno 2015, ultimo dato disponibile) che sul territorio nazionale ove si è avuta una percentuale media di campioni irregolari pari allo 0,8% nell’anno 2016.

Il superamento dei limiti massimi più ricorrente è stato per gli insetticidi e i fungicidi, specifica l’Arpa. I prodotti che nel triennio hanno presentato irregolarità sono stati, per la classe frutta 25 campioni (arance, fragole, clementine, melagrane, pesche, uva da tavola, uva sultanina, limoni, kiwi), pari al 2,6% dei campioni analizzati; per la classe ortaggi 21 campioni (bietole, insalata, cicoria, carciofi, cavoli, cetrioli, finocchi, fagiolini, carote, pomodori, peperoni, patate, melanzane, sedano), pari al 1,8% dei campioni analizzati; per la classe extra ortofrutta 6 campioni (grano, semi di finocchio, vino, sugo all’arrabbiata), pari al 0,42% dei campioni analizzati. Tra i principi attivi con un più alto numero di riscontri nei campioni risultati irregolari vi sono gli insetticidi Dimetoato, Acetamiprid e Chlorpyrifos.

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