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A cura di Blog Collettivo

Rapporti tesi tra Grecia e Turchia: preambolo di guerra?

Atene e Istanbul sono da sempre ostili, ma la recente escalation potrebbe compromettere irrimediabilmente una pace costruita con fatica

I rapporti tra Grecia e Turchia continuano a peggiorare. Le due nazioni confinanti sono sempre più coinvolte in una spirale discendente che, a lungo andare, rischia di arrivare ad un punto di non ritorno. 

La situazione attuale è ben riassunta da alcuni numeri. Innanzitutto gli sconfinamenti dello spazio aereo e navale greco da parte dell’esercito di Ankara: oltre 5mila, e solo nell’anno scorso. Tanto che è stato istituito un registro apposta per tenere il conto. Poi la spesa militare di Atene, storicamente tra le più alte del mondo, che continua ad impegnare il 3.6% del Pil, più di Russia (3.5% del Pil), Francia e Regno Unito (2.5%), Cina (2%) e Italia (1.3%). Un’ossessione per gli armamenti non scalfita neanche da un decennio di crisi economica che ha messo in ginocchio il Paese.

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Le isole contese

La Grecia ha buoni motivi per rimanere in allarme. Erdogan continua sempre più ad infiammare i toni del discorso, con proclami bellicosialexis tsipras-2 e manovre militari che rischiano di causare una frattura nella Nato, organizzazione di cui entrambi i Paesi sono membri. La questione riguarda soprattutto le 18 isole contese nel mar Egeo, e in particolare l’isolotto disabitato di Imia, dove, qualche settimana fa, una nave militare turca ha speronato un guardacosta ellenico. Questo accadeva proprio nel periodo del “placcaggio” della Marina turca nei confronti della nave italiana Saipem 1200, al largo delle coste di Cipro. Il premier Tsipras, solitamente conciliante, ha sibilato: “La Turchia stia attenta. La Grecia non è una Nazione a cui piace giocare”.

Una rivalità storica

Non è che l’ultimo degli episodi di una relazione conflittuale che dura da circa un millennio, quando le prime tribù turche che si spinsero nell’Anatolia incontrarono le popolazioni greche che vivevano nella regione. Un millenario percorso di guerre, invasioni e razzie iniziato molto prima della conquista di Bisanzio (l’attuale Istanbul) da parte dell’Impero Ottomano. Inoltre, la relativa omogeneità etnica dello Stato turco è stata perseguita nell’ultimo secolo con lo sterminio e la deportazione delle popolazioni considerate “aliene”, in primis greci, armeni e arabi. Gli ultimi rimasti sono i curdi, che in passato aiutarono i governanti di Ankara nella pulizia etnica, e che, per evitare quella stessa fine, si sono organizzati in fazioni armate.

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Proclami bellici 

erdogan 2-2-2Lo spirito nazionalista, da sempre radicatissimo nel popolo turco, è il grande tema della campagna elettorale per le elezioni del prossimo anno. L’obiettivo dichiarato di gran parte delle forze in campo è l’espansione territoriale, che peraltro è già in corso con l’offensiva su Afrin, in Siria. Erdogan, riferendosi allo smembramento dell’Impero Ottomano dopo la prima guerra mondiale, ha dichiarato: “Chi pensa che ci siamo dimenticati delle terre dalle quali ci ritirammo in lacrime cent’anni fa, si sbaglia”. E inoltre: “Stiamo lavorando affinché, ovunque sia recitata una preghiera islamica, non sventolino bandiere straniere”. 

Ma, come spesso accade, sono i partiti di minoranza ad alzare ancora di più l’asticella. In particolare Kemal Kilicdaroglu, leader del principale partito di opposizione, che ha giurato, in caso di vittoria, di “invadere le 18 isole greche contese, proprio come nel 1974 il premier Ecevit invase Cipro”. Pensiero condiviso anche da Meral Aksener, leader del “Partito del Bene”, secondo cui “bisogna fare ciò che è necessario” per recuperare i territori perduti.

L'ambiguità delle grandi potenze

Il ruolo delle grandi potenze in questa partita è ambiguo. Gli Stati Uniti, in ossequio alla tendenza isolazionista dell’amministrazione Trump, fanno orecchio da mercante. La Russia è alla finestra, cercando di gettare acqua sul fuoco dell’espansionismo turco. Il presidente francese Macron, invece, essendosi proposto come mediatore tra Istanbul e la minoranza curda, è stato verbalmente aggredito da Erdogan, per il quale i curdi sono terroristi indegni di riconoscimento istituzionale.

Una polveriera pronta a scoppiare da un momento all’altro, e che potrebbe scatenare un devastante effetto-domino di dimensioni globali.

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