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Giovedì, 25 Aprile 2024
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A cura di Blog Collettivo

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Berlusconismo in caduta libera, per il centrosinistra d'obbligo una vasta coalizione e vincere al Sud

Bossi sta incitando Berlusconi ad andare in fretta alle elezioni anticipate. Il senatur è convinto di rivincere. Sicuramente il suo partito avrà più voti di due anni fa. Il premier invece non è così sicuro del successo. I sondaggi ci restituiscono una fotografia politica del paese assai poco rassicurante per il centro-destra e soprattutto per il PdL. Questo partito è in caduta libera. La sua base elettorale si sta restringendo e nessuna rilevazione sulle intenzioni di voto lo dà sopra il 30%, addirittura, secondo Nando Pagnoncelli, sarebbe intorno al 26%, il minimo storico. Il paradosso che viene fuori da questo viaggio nelle intenzioni di voto degli italiani sta nel fatto che il centro-sinistra, ovvero quel centro sinistra che io chiamo mignon perchè sarebbe la somma di Pd, IdV e Vendola, sarebbe sopra, con il 49% dei voti, al centro-destra bonsai formato da Lega e PdL che si attesterebbe al 37%.

Bossi sta incitando Berlusconi ad andare in fretta alle elezioni anticipate. Il senatur è convinto di rivincere. Sicuramente il suo partito avrà più voti di due anni fa. Il premier invece non è così sicuro del successo. I sondaggi ci restituiscono una fotografia politica del paese assai poco rassicurante per il centro-destra e soprattutto per il PdL. Questo partito è in caduta libera. La sua base elettorale si sta restringendo e nessuna rilevazione sulle intenzioni di voto lo dà sopra il 30%, addirittura, secondo Nando Pagnoncelli, sarebbe intorno al 26%, il minimo storico. Il paradosso che viene fuori da questo viaggio nelle intenzioni di voto degli italiani sta nel fatto che il centro-sinistra, ovvero quel centro sinistra che io chiamo mignon perchè sarebbe la somma di Pd, IdV e Vendola, sarebbe sopra, con il 49% dei voti, al centro-destra bonsai formato da Lega e PdL che si attesterebbe al 37%.

Finisce l’era dei partiti a vocazione maggioritaria, finisce il bipartitismo, entra in crisi il bipolarismo. Qualcuno avverta Walter Veltroni. La novità delle urne starebbe nel successo di Nichi, nell’ascesa della Lega e nel buon risultato di Fini che vince soprattutto la sua partita con gli ex colonnelli che ora anche il Cavaliere vuole emarginare per manifesta incapacità. L’altra novità viene dal cosiddetto Terzo Polo che supera il 16% e secondo alcune rilevazioni viaggerebbe addirittura intorno al 20%.

Queste cifre vanno prese con prudenza. Gli italiani spesso mentono quando vengono interrogati dai sondaggisti, come si è visto nel passato, la campagna elettorale può modificare gli assetti politici, come si è visto nel 2006 quando l’Unione dissipò un enorme vantaggio, ma soprattutto perché da qui al voto possono accadere tante cose. In primo luogo può accadere che al voto non si vada  immediatamente e ci sia spazio per il cosiddetto governo d’emergenza, in secondo luogo perché stiamo vivendo un processo di scomposizione delle vecchie forze politiche.

Il “caso Carfagna” è una piccola cosa ma indica come nel PdL crescono sia i dissensi sia le tentazioni da caserma. Il mondo berlusconiano è attraversato dal grande dubbio che la prossima sia l’ultima battaglia di Berlusconi e molti dirigenti e tanti elettori sono tentati di abbandonare la nave incagliata in acque basse. Siamo stati più volte sul punto di dichiarare finito il berlusconismo, e tante volte il premier ci ha sorpreso, ma questa volta qualcosa si sta muovendo davvero nel suo mondo.

La fine di Berlusconi, quella politica, può essere più vicina o più lontana a seconda se il suo avversario sappia o no mettere in campo una strategia convincente. Il fatto che il Pd, nel momento del suo minimo storico, possa addirittura insidiare il primato al PdL e alla coalizione avversaria dovrebbe suggerire alcune contro-misure. La prima  è la capacità di creare una coalizione larga. Se i poli saranno tre, vincerà nessuno, avremo un governo d’emergenza subito dopo il voto e dopo poco si tornerà a votare sciogliendo le Camere per la terza volta consecutiva. Se il centro-sinistra mignon saprà allearsi con i nuovi centristi, per Berlusconi non c’è partita.

Il Pd sarà in grado di essere così convincente da creare questa condizione? Ecco la seconda questione. Il dibattito interno è sconfortante, la polemica veltroniana è legata a un passato che  non tornerà, molti si gingillano con veti contrapposti, contro Vendola o contro Fini-Casini. Alcuni hanno già le valige in mano pronti a buttarsi con il Terzo Polo dopo essersi garantiti la rielezione. Mi viene voglia di depositare dal notaio una busta con i nomi dei futuri transfughi da aprire fra qualche mese. Ma il Pd deve in questi mesi soprattutto dare prova di vitalità. La concorrenza di Vendola è molto incalzante. C’è politica, c’è cuore, c’è comunicazione. Il Pd sembra chiuso in se stesso.

Pochi considerano che la partita elettorale si giocherà soprattutto al Sud. Qui sono avvenuti gli sconvolgimenti sociali più forti, qui l’offerta politica si presenterà più variegata con la nascita di tante liste finto-meridionaliste. Il Pd non deve aver paura di diventare il partito dei meridionali che non  ci stanno più, quelli che non vogliono essere assistiti e vogliono mantenere la schiena dritta. Però il Pd ha l’immagine di un partito “nomenclatura”, irrigidito nei suoi schemi interni, senza più moderni capipolo. In Calabria il Pd è dissestato dalle faide interne, in Sicilia dal giudizio sulla giunta Lombardo, in Campania dal dopo Bassolino. In Puglia? Questo lo lascio dire a voi, a me in Puglia hanno tolto il diritto di parola.

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