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A cura di Blog Collettivo

I bambini e lo stress da quarantena: alcuni consigli per i genitori

Per un bambino, specie in questo momento di vulnerabilità, è importante sapere in anticipo cosa succede dopo, pianificare: il prevedibile rende più sereni, anche noi

In queste settimane di forte stress emotivo dovuto alle restrizioni sociali per frenare il coronavirus, abbiamo rinunciato alle nostre abitudini più semplici. Prendere un caffè, andare a trovare un amica, uscire per una passeggiata, fare il break con i colleghi, e molto altro ancora. Un tempo sospeso che disorienta perché non c’è il controllo degli eventi può portarci ad alienarci. E se per noi si alternano momenti di sconforto a quelli di rabbia per la difficoltà a gestire spazi e tempi in modo diverso, per i bambini più piccoli lo è ancora di più. Non vedono compagni, insegnanti, nonni: molte semplici routine che scandiscono la quotidianità vengono meno. Occorre aiutare i bambini per affrontare questa situazione stressante e per certi aspetti inspiegabile. Per esempio, organizzare la giornata con attività e orari più o meno come al solito, nel limite che ci è consentito rispettando le regole della propria comunità, può essere il primo passo utile. 

Per un bambino, specie in questo momento di vulnerabilità, è importante sapere in anticipo cosa succede dopo, pianificare: il prevedibile rende più sereni, anche noi. In più può essere rilevante e rassicurante dare dei compiti o piccole responsabilità in modo da far capire anche ai più piccoli che ognuno sta facendo la sua parte e ciascuno è importante in questo momento così critico. Anche semplici mansioni di autonomia personale o aiuto dimestico può incentivare il bambino a sentirsi utile; avere un obiettivo fa vincere la pigrizia di questi giorni sollevando l’umore triste e abbattendo un senso di noia più persistente.  Per quanto possibile è raccomandabile affacciarsi ai balconi, nei cortili, sostare in terrazza per esporsi al sole, all’aria aperta: sia in questi luoghi che in casa occorre stimolare i bambini ad attività motorie come saltare, ballare: ricordiamo che il fare allenta la tensione ed è un modo per condividere un tempo piacevole. 

Noi adulti siamo una bussola per i bambini che si orientano attraverso il nostro stato emotivo: è importante in tal senso condividere con i piccoli le proprie emozioni e stati d’animo, attraverso un linguaggio semplice e comprensibile. Ad esempio dire “Io sono preoccupato o arrabbiato per questo motivo”, spiegato in maniera concreta con mimica facciale coerente con il verbale aiuta il piccolo a capire alcune situazioni di cui non ne comprenderebbe il significato. Fondamentale è poi filtrare le informazioni dalla televisione con un linguaggio meno minaccioso e dare senso a ciò che accade come qualcosa di grande ma non di guerra, rassicurarli con parole semplici da comprendere ciò che accade e perché ci troviamo in una situazione particolare. 

Può essere funzionale spiegare il presente con esperienza passate: “Ti ricordi quando hai avuto la varicella?” facilita a rendersi conto della realtà. L’isolamento sociale è motivo di sofferenza per noi e per i bambini molto di più: prevedere anche in questo senso di mantenere le relazioni più significative attraverso il telefono o la videochiamata: la tecnologia ci aiuta e se noi adulti in primis lo facciamo modelliamo il comportamento dei più piccoli oltre che averne beneficio personale. Gli altri sono sempre il nostro fattore protettivo, in questo momento ancora di più, purché ci rendano sereni e sia un momento piacevole. È importante, infine, indicare, soluzioni positive alle varie situazioni critiche quotidiane e spiegare che ritorneremo alla vita normale poiché questo tempo d’attesa che viviamo ha una durata determinata. 

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