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Giovedì, 28 Marzo 2024
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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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"Convenzioni per le centrali solo se abbattono i rischi per i cittadini"

BRINDISI - Le associazioni ambientaliste brindisine sono intervenute oggi sul problema del rinnovo delle convenzioni con le società energetiche che gestiscono le tre centrali termoelettriche nel capoluogo (Enel, Edipower, entrambe a carbone, ed Enipower a turbogas). Le organizzazioni ambientaliste chiedono che le convenzioni vengano firmate solo se ciò comporterà un concreto vantaggio sul piano della tutela della salute dei cittadini.

BRINDISI - Le associazioni ambientaliste brindisine sono intervenute oggi sul problema del rinnovo delle convenzioni con le società energetiche che gestiscono le tre centrali termoelettriche nel capoluogo (Enel, Edipower, entrambe a carbone, ed Enipower a turbogas). Le organizzazioni ambientaliste chiedono che le convenzioni vengano firmate solo se ciò comporterà un concreto vantaggio sul piano della tutela della salute dei cittadini.

Il presidente della Provincia, Massimo Ferrarese, non viene esplicitamente citato ma è lui che recentemente ha rilanciato il problema di una rapida firma delle convenzioni (addirittura prima del cuore dell'estate), alla luce dell'avvenuto completamento dell'iter autorizzativo per il nuovo carbonile coperto della centrale Enel di Cerano. Ecco cosa pensano della posizione assunta da Ferrarese le associazioni che si battono contro il progetto del rigassificatore e per la riduzione del carbone nelle centrali brindisine.

"La notizia dell’autorizzazione da parte del Ministero alla copertura del carbonile è un atto doveroso che auspichiamo dia luogo ad una rapida costruzione del manufatto. Meglio tardi che mai. E’ un primo passo sulla strada, ancora lunga, dell’impegno rivolto a rendere, in qualche misura, ambientalmente compatibile il colosso energetico di Cerano. Un cammino verso la necessaria compatibilità che richiede, come abbiamo più volte sottolineato, la seria riduzione del carbone bruciato in detta centrale.

Un argomento questo che si lega alla questione delle convenzioni con l’Enel e col polo energetico in generale. Il problema non è se le convenzioni debbano essere o no firmate, perché un accordo tra il territorio e le aziende elettriche è indispensabile e urgente, ma solo se questa intesa comporta un’apprezzabile riduzione del rischio per la salute dei cittadini. Questa condizione è irrinunciabile, in mancanza della quale qualunque contropartita risulterebbe inaccettabile dal momento che il diritto alla salute non può essere oggetto di alcuna contrattazione.

Sinora vi è stato solo l’annuncio della volontà di firmare al più presto le convenzioni, ma chi si attivato a fare queste sollecitazioni non ha accompagnato le medesime all’indicazione degli obiettivi da perseguire. Certo, sono importanti le cosiddette ricadute positive sul territorio ma esse vengono dopo le esigenze della tutela della salute e devono essere specificate e rese note perché i cittadini possano, in qualche modo, far sentire la loro voce su problemi che li riguardano direttamente. Il PEAR stabilisce un abbattimento del 30% del carbone usato, ed è proprio da questa indicazione che occorre partire.

La  riduzione del carbone deve essere effettiva e consistente perché non sono ipotizzabili, in materia, “compensazioni” di sorta anche in considerazione che la Puglia è la prima regione italiana nella produzione di energia fotovoltaica con 161 megawatt installati e primeggia anche nell’eolico. Primati questi che non hanno prodotto la benché minima riduzione, neanche simbolica, di carbone. Attendiamo, quindi, non ulteriori dichiarazioni sulla necessità di firmare il prima possibile le convenzioni, ma auspichiamo invece che vengano resi noti i presupposti irrinunciabili per la firma delle medesime.

Le istituzioni non devono giocare di rimessa ma svolgere un ruolo indispensabile di proposta facendo capire alle aziende elettriche che il no al carbone non è solo uno slogan, ma  esprime l’esigenza che esse rinuncino ad ingiuste pretese, rifiutate come si è visto anche durante la grande manifestazione del 19 giugno da una coscienza collettiva non più disposta a subire arroganze ed abusi. Ed intanto è necessario che le strutture pubbliche preposte, a partire dall’ARPA, intensifichino i controlli  che sino ad oggi sono stati gravemente carenti sia sotto l’aspetto quantitativo che qualitativo. E’ questo un discorso che le nostre associazioni vogliono seriamente fare con la Regione Puglia e le amministrazioni locali".

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