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Giovedì, 28 Marzo 2024
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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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Cosa farei e cosa non farei se fossi Salvini. Ma non lo sono

La delegittimazione degli Sprar, i migranti abbandonati in mare, mentre il Paese cresce meno della Grecia e il lavoro cala

Se io fossi Salvini non metterei a rischio l’esperienza degli Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) dei Comuni. Non affosserei il modello dell’accoglienza diffusa che prova ad impostare legami di vicinanza che a loro volta servono a vincere la diffidenza smontando gli stereotipi e superare il modello dei grossi centri che creano frustrazione, dolore il cui senso è quello di avere un controllo più agevole degli immigrati. Se io fossi Salvini non generalizzerei mettendo nello stesso calderone le strutture che sfruttano la disperazione dei migranti per fare business con quelle che praticano la solidarietà e l’accoglienza.

Se io fossi Salvini andrei a visitare quelle realtà dove i legami sono possibili; andrei magari a Palermo dove, grazie al modello privato-pubblico organizzato, il patrimonio immobiliare del Comune viene messo a sistema per vincere la povertà, una povertà che non riguarda solo i migranti. E mi sforzerei di capire come a Palermo si possano accogliere, tra i propri residenti, 25.000 residenti stranieri. Se fossi Salvini mi farei spiegare e raccontare come circa l’85% dei migranti che arrivano dalla Libia hanno subito torture e violenze.

Fossi Salvini non smonterei gli Sprar apponendo la firma sul “Decreto Sicurezza” che vieta ai richiedenti asilo di essere iscritti nei registri anagrafici e quindi di avere residenza e carta d’identità; ed ancora di creando confusione sull’assistenza sanitaria di base rappresentando quindi potenziali problemi di carattere socio-sanitari. Un decreto che togliendo ai migranti la speranza di una vita migliore rischia di aprire o acuire conflitti sociali.

Se fossi Salvini mi preoccuperei di cacciare la mafia dalle istituzioni, dagli appalti, pubblici e privati, e non di cacciare dall’Italia chi fugge da guerre, morte, violenza e fame. Mi preoccuperei, invece, di un paese, l’Italia, che in Europa cresce meno di tutti gli altri paesi, anche meno della Grecia. Mi preoccuperei di far crescere le imprese e con esse il lavoro; di investire nella cultura e nella ricerca. Cercherei di capire se i pomodori che mangio sono raccolti da “schiavi” immigrati o sono il frutto di un’agricoltura rispettosa dei diritti dei lavoratori.

Cercherei di seguire l’esempio positivo della Germania che oggi apre le frontiere ad 1,2 milioni di immigrati, tra loro anche tecnici specializzati, per la realizzazione di investimenti infrastrutturali e non l’esempio del primo ministro ungherese, Orbàn, e non condannerei l’Italia a rimanere il fanalino di coda dell’Europa. Non lascerei in mare, in balia delle onde, per quasi tre settimane 49 immigrati, donne uomini e bambini. E sul comodino terrei una copia della Costituzione Italiana insieme alla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea . Se fossi Salvini, ma non lo sono. Per fortuna.

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