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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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A cura di Blog Collettivo

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"Cerano hub di nuove politiche energetiche e ambientali"

Il segretario generale della Cgil parla della crisi industriale e delle politiche di sviluppo e investimenti

BRINDISI - Riceviamo e pubblichiamo il seguente intervento del segretario generale della Cgil di Brindisi, Antonio Macchia, sui nodi della crisi e delle prospettive industriali del nostro territorio.

La querelle, riesplosa in questi giorni, relativamente al mancato sviluppo economico nella nostra Provincia, non aiuta certamente a risolvere le gravi criticità esistenti che meriterebbero invece un diverso approccio. I dati resi pubblicati in merito all’aumento del 617,4% delle ore di cassa integrazione (Cig) autorizzate nella provincia di Brindisi tra giugno e luglio 2019, sommati ad altri indicatori di riferimento (disoccupazione, dispersione scolastica, povertà, ecc.) rappresentano un segnale di grave crisi che rischia di portarci in un profondo baratro.

Non servono grandi studi per comprendere ed analizzare questi dati, ma occorre invece che tutti i soggetti istituzionali, pubblici e privati, in primis il Governo, di concerto con le Parti Sociali, si diano un limite temporale di breve durata per creare le condizioni di uno sviluppo sostenibile.

La sottoscrizione da parte del Governo del Contratto Istituzionale di Sviluppo per Brindisi rappresenta certamente un’importante risposta ma siamo tutti consapevoli che non è sufficiente. Il CIS a Brindisi tuttavia rappresenta una buona occasione per coniugare in modo del tutto diverso dal passato nuove politiche di rigenerazione urbana e rilettura dei luoghi in cui si svolge la vita dei singoli cittadini, anche dal punto di vista ecologico e paesaggistico, portando avanti, altresì, l’asse delle infrastrutture produttive.

Le esperienze del passato, dettate da logiche asfittiche tese al massimo consumo del suolo ed alla cancellazione dei valori storici e culturali di una città o di un territorio, dovrebbero insegnarci che non può esistere competitività del sistema produttivo senza una rete di infrastrutture adeguate, innovazione e accrescimento culturale, quindi, senza la capacità di attrarre lavoro e indotto da parte dei contesti in cui si vive.

La complessità del momento sta, inoltre, anche nel gestire la delicata fase di decarbonizzazione e sostenibilità ambientale che vede coinvolta la centrale Enel di Cerano, auspicando una riconversione di più ampio respiro, oltre alle già previste trasformazioni degli impianti, con la creazione di nuovi poli di eccellenza su energie rinnovabili, sull'accumulo e sulle tematiche ambientali (bonifiche, monitoraggi e riconversione dei siti produttivi, in particolare Brindisi essendo sito di interesse nazionale).

Si potrebbe così valorizzare e sviluppare l’occupazione con nuove competenze ambientali dei laboratori e delle professionalità esistenti e per una giusta ricollocazione del personale interessato.

Nel sito di Brindisi si può, quindi, rivendicare l’insediamento di una sede strutturata di rilevanza nazionale di Enel Green Power, realtà in forte espansione per attività di realizzazione, gestione e controllo dei nuovi impianti di energie rinnovabili. Non è pleonastico sottolineare che presso la Centrale Enel prestano servizio, tra diretti e indiretti, circa 1200 lavoratori.

Dunque, è giunto il momento in cui la progettualità deve essere messa in atto, consolidare i poli industriali strategici e le eccellenze industriali presenti affinché si possa rendere il territorio maggiormente attrattivo.

Ma tutto ciò non può essere sufficiente. È necessario tracciare un’azione prospettica che traguardi anche altri obiettivi: il rilancio, come già detto per la centrale Enel, delle tecnologie green in grado di difendere salute e ambiente; l’attivazione dei processi di valorizzazione del branding territoriale specie nel settore del turismo e dell’agroalimentare; il rilancio delle politiche sociali anche come volano di sviluppo; un miglior utilizzo dei fondi strutturali europei; avviare un piano casa per rilanciare l’edilizia; adeguati investimenti su porto ed aeroporto; rilanciare l’industria aerospaziale; destinare adeguati investimenti sulla formazione e ricerca. Giudichiamo strategicamente positivo, inoltre, proporre la Cittadella della Ricerca all’interno della Zes. E’ opportuno investire anche sulla mobilità sostenibile e sulla manutenzione del territorio.

In definitiva, per uscire dalla crisi occorre fare sistema ed uscire dalle logiche del passato, puntando con decisione ad un nuovo modello di sviluppo sostenibile, ma c’è soprattutto bisogno di un piano straordinario di investimenti pubblici che rilanci il nostro territorio anche per frenare l’emorragia di giovani che abbandonano il nostro territorio. (Antonio Macchia)

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