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A cura di Blog Collettivo

Disturbo da deficit di attenzione/iperattività: l’importanza del sostegno alla famiglia

Impulsività e iperattività sono le peculiarità che emergono in bambini con Adhd: comportamento negativista e provocatorio; crisi di collera; frequenti litigi con i coetanei e gli adulti

BRINDISI - L’età di esordio dell’Adhd (Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività) si colloca intorno ai 7 anni, ma i sintomi possono perdurare anche in età adulta. Attenzione, impulsività e iperattività sono le peculiarità che emergono in bambini con Adhd: comportamento negativista e provocatorio; crisi di collera; frequenti litigi con i coetanei e gli adulti dati dalla difficoltà di adattamento sociale e reciprocità interpersonale. Inoltre l’incapacità a rispettare le regole, i comportamenti aggressivi, la facile distrazione, la scarsa capacità di focalizzare l’attenzione e pianificare attività rendono difficile il percorso scolastico. Questi bambini provano noia facilmente, controllano scarsamente gli impulsi, non tollerano la frustrazione, l’attesa. Le difficoltà sono tali da invalidare l’attività funzionale in ambito sociale/famigliare, scolastico/ lavorativo.

Un ambiente disfunzionale potrebbe favorire l’espressione fenotipica di un disturbo ereditario, per cui è molto utile creare situazioni supportive che possano compensare la manifestazione di sintomi Adhd coinvolgendo la famiglia.

Il parent training è un percorso rivolto ai genitori che sono in difficoltà e l’obiettivo è quello di fornire loro abilità e strumenti per capire e fronteggiare le situazioni più ostili. Si acquisiscono informazioni base sull’Adhd e si lavora sulle abilità di problem solving. Questo influisce consistentemente lo sviluppo e il mantenimento dei sintomi Adhd.

Le difficoltà e il loro perdurare producono nei genitori uno stato di impotenza, insoddisfazione, confusione, frustrazione e rabbia che alimenta il comportamento disfunzionale del bambino; iniziano le liti coniugali, le incoerenze padre/madre, subentra un instabilità e tensione che gravano ulteriormente sul bambino, il quale ha già scarse competenze per gestire le emozioni ed esplode la rabbia. Per lavorare serenamente sull’esecuzione dei compiti, la tolleranza della frustrazione, l’ordine in casa, il rispettare del turno, l’oppositività, l’autostima e l’autonomia del bambino sarà importante collaborare insieme durante il parent training. Utile non dare al figlio comandi vaghi (fai il bravo), non dare comandi in forma interrogativa o troppi comandi contemporaneamente. Sarà importante fare al proprio figlio richieste semplici, brevi, specificando l’esatto micro comportamento che ci attendiamo da lui.

Dare attenzione ai comportamenti positivi rinforzandoli in modo contingente al comportamento richiesto e funzionale e con premi anche diversi porterà il bambino a ripetere in frequenza quel comportamento perché si sentirà gratificato. Essere coerenti con le punizioni, che se vengono espresse vanno rispettate, ignorare i comportamenti lievemente negativi ed essere da modello verso il bambino dei comportamenti che vogliamo, così che il piccolo apprenderà per imitazione, per osservazione dalle figure di riferimento, quale i genitori. Il pensiero comune spesso etichetta questi bambini come “poco educati”, “senza motivazione”, o “prodotto di un ambiente familiare poco strutturato”. Invece questo scenario ci presenta come in realtà esiste un terreno geneticamente predisponente che può favorire questi sintomi, se si sommano anche fattori ambientali perpetuanti. Il disturbo Adhd può emergere in maniera in modo più o meno importante tanto da invalidare la quotidianità sociale e scolastica/lavorativa.

Tutto questo può essere alleviato, se i primi promotori del benessere del bambino si mettono in gioco con il proprio figlio, senza vergonga, e senza esiliare il abmbino e le sue difficoltà asserendole solo a lui stesso. 

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