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A cura di Blog Collettivo

I giovani e la fine delle ideologie sociali: il rischio di generazioni manipolabili

Assistendo ai processi di crescita delle prossime generazioni adulte, è difficile non constatare come sia oramai assente ogni forma di ideologia sociale, utile per una sana strutturazione del sé

Da molte settimane assistiamo a messaggi, spot e video finalizzati ad catturare la nostra attenzione in vista delle prossime elezioni politiche. Televisioni, radio, social network, tutto rientra nel calderone delle fonti d’informazione inflazionate accessibili alla nostra mente, la quale ne rimane ovviamente influenzata.

Sebbene ci siano individui più smaliziati e preparati ad affrontare la marea di news, qualitativamente mediocri se non addirittura false, l’utenza media degli internauti possiede poco tempo, e desiderio, di effettuare ricerche approfondite sui contenuti delle informazioni, fermandosi spesso alla forma. In effetti i contenuti informativi, che sono generosamente diffusi nei social network, seguono il canale consolidato del video remake, con sapienti tagli, riproposizioni e sottotitoli in grassetto per attirare e rinforzare il messaggio comunicativo.

Un’osservazione attenta non può che focalizzarsi sugli effetti che questi mezzi provocano negli adolescenti e giovanissimi adulti, vittime di Vito Brugnola-3una fisiologica, quanto momentanea, vulnerabilità cerebrale che scompare nella prima età adulta e che vede l’impulso vincere sulla ragione. Assistendo ai processi di crescita delle prossime generazioni adulte, è difficile non constatare come sia oramai assente ogni forma di ideologia sociale, utile per una sana strutturazione del sé.

Attenzione, le ideologie del XIX e XX secolo, quando sospinte da capi tanto carismatici quanto folli, hanno causato scempi purtroppo dimenticati dalla memoria civile e riportati solo su libri di storia, letti ma non studiati.  Eppure balza anche all’occhio meno sensibile il disorientamento dei nostri ragazzi, una difficoltà di veduta prospettica che le scuole denunciano da tempo, cercando di fornire utili strumenti di riflessione per la formazione di un’etica condivisa.

Le contrapposizioni di Pasoliniana memoria, in cui clero, comunisti e fascisti si trasformavano per sopravvivere in un mondo consumista, sono passate e si son mutate in un rozzo dualismo tra In & out, dove le luci ammiccanti dell’apparire e del facile successo attraggono i ragazzi verso processi di pensiero che non rendono giustizia alle loro straordinarie potenzialità. Ai nostri figli non mancano i miti, ma è il desiderio di seguire un’epica che merita di esser rinforzato.

Le generazioni passate, testimoni delle pagine buie del XX secolo, si sono aggrappate alla speranza, al desiderio di crescita e cultura per non tornare ad essere vittime spettatrici di regimi totalitari. L’epica di queste generazioni, seppur imperfetta, ad oggi sembra aver esaurito le forze, a favore di un controverso desiderio di benessere pulsionale egocentrico, costi quel che costi.

I nostri ragazzi, nativi digitali, saranno sempre più connessi ad ogni parte del mondo, dovranno essere abituati a superare ed abbattere barriere, a lavorare insieme per una società sempre più ampia e profonda. Questo è il futuro.

Quindi, il dono più utile che possiamo fornire ai nostri adolescenti e giovani adulti è l’educazione verso il sostanzioso miglioramento del proprio sé, combattendo le proprie debolezze, assaporando la soddisfazione della fatica e pretendendo che ciò che è giusto venga riconosciuto, il tutto necessario alla propria dignità. E’ necessario abbandonare l’infruttuoso mito dell’apparire migliori di quel che si è, in favore di un meritocratico impegno per il bene di tutti. Davanti a questi sforzi, potremo essere compiaciuti osservatori di una generazione altruista, non manipolabile e libera da egoismi e paure chiamate incertezze.  

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