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Giovedì, 28 Marzo 2024
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A cura di Blog Collettivo

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Interessi alle imprese, Puglia regione virtuosa

Le imprese pugliesi pagano alle banche tassi di interesse sui prestiti a breve superiori alla media nazionale (rispettivamente il 5,48% contro il 4,84% nel terzo trimestre 2009). E’ quanto emerge dal rapporto di Banca d’Italia sull’andamento del credito nelle regioni italiane nel terzo trimestre 2009.

Le imprese pugliesi pagano alle banche tassi di interesse sui prestiti a breve superiori alla media nazionale (rispettivamente il 5,48% contro il 4,84% nel terzo trimestre 2009). E’ quanto emerge dal rapporto di Banca d’Italia sull’andamento del credito nelle regioni italiane nel terzo trimestre 2009.

Già nel 2008, l’istituto di via Nazionale attribuiva la causa di un tale divario alla maggiore rischiosità delle imprese del Mezzogiorno rispetto alle realtà imprenditoriali del Centro-Nord. Una delle variabili utilizzate dalle banche per misurare la rischiosità del credito sono le sofferenze, cioè i crediti verso soggetti in stato di insolvenza, in rapporto ai prestiti erogati. Quanto maggiori sono le sofferenze sui crediti concessi alle imprese di un’area geografica, tanto più rischiose sono valutate le imprese di quell’area e tanto più alto è il tasso di interesse richiesto sui finanziamenti.

Le buone notizie sono due: il divario del Sud con i tassi di interesse a breve del Centro-Nord si è ridotto negli ultimi due trimestri; la Puglia è tra le regioni virtuose con tassi di interesse tra i più bassi nel Mezzogiorno e nuove sofferenze perfettamente in linea con quelle del resto del Paese (2,4% nel terzo trimestre 2009).

Le PMI meridionali hanno tuttavia ancora molto da recuperare in termini di efficienza nella gestione finanziaria. Con riferimento alle cause del divario dei tassi bancari rispetto al Centro-Nord, il rapporto di Banca d’Italia del 2008 indicava la “maggiore fragilità dell’economia meridionale” e “l’evoluzione attesa della rischiosità”. I tassi di interesse pagati dalle imprese meridionali riflettono, dunque, sia la loro maggiore rischiosità ex post sia una maggiore incertezza riguardo alla capacità futura delle stesse di ripagare i debiti.

Una parte di questa incertezza deriva da un contesto esterno problematico per l’attività imprenditoriale (carenza di infrastrutture, scarsa qualità dei servizi pubblici, lentezza della burocrazia, eccetera). Un’altra parte di incertezza dipende dalla quantità e qualità delle informazioni che le imprese rendono disponibili per i propri finanziatori terzi, cioè soprattutto per le banche.

Basilea 2, il nuovo accordo tra le banche di diversi Paesi sui requisiti di capitale, ha introdotto l’obbligo per gli enti creditizi di adottare criteri più stringenti nella concessione del credito. Molte banche hanno sviluppato modelli di rating, con cui si assegna il merito di credito, che si basano sull’analisi dei dati di bilancio delle imprese.

Basilea 2 dovrebbe rappresentare per le imprese l’occasione per impostare politiche di gestione orientate a rafforzare la struttura e l’immagine aziendale. In che modo? Mediante lo strumento della pianificazione finanziaria, fondamentale per tracciare i possibili sentieri di sviluppo e per evitare di effettuare scelte di investimento incompatibili con le caratteristiche economico-finanziarie delle aziende.

Anche le PMI della nostra provincia dovrebbero abituarsi a formalizzare sistematicamente i propri piani industriali per ridurre i costi più elevati di accesso ai finanziamenti bancari. I divari Nord-Sud si colmano non solo con l‘impegno delle istituzioni per migliorare il contesto in cui operano le imprese, ma anche con l’acquisizione da parte di quest’ultime degli strumenti di gestione aziendale, tra i quali è necessario includere la pianificazione finanziaria.

*Consulente finanziario indipendente

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