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Giovedì, 18 Aprile 2024
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A cura di Blog Collettivo

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"Parcheggi Apani - Guaceto: cronaca di un disastro annunciato"

Il consigliere comunale Massimo Ciullo ricostruisce la vicenda amministrativa che ha impedito l'apertura dell'area dei servizi

C'era una volta il 'Boa Gialla' e l'area di sosta adiacente che garantivano il parcheggio a centinaia di autovetture senza che si verificasse quanto sta accadendo in questi giorni con autoveicoli posizionati ovunque, abusivamente, in spregio proprio a quei valori ambientali e paesaggistici che il Comune di Brindisi sostiene di voler tutelare. Per anni, Giovanni Conte e il figlio Aristodemo hanno gestito, in virtù delle autorizzazioni paesaggistiche 6394/12 e 1/16 nonché dei permessi di costruire 279/12 e 111/16, rilasciati dal Comune, un'Area Servizi tra Torre Guaceto ed Apani. Puntualmente, Conte Giovanni, notiziava il Suap comunale dello smontaggio e del rimontaggio periodico delle strutture stagionali.

La storia del Boa Gialla

Il Comune, nonostante i diversi sopralluoghi effettuati durante gli anni passati, non aveva mai contestato la mancanza di titolo abilitativo o che quelli esistenti avessero una valenza temporanea per una sola stagione. Solamente nel 2019, con le ordinanze dirigenziali 481 del 5 dicembre 2019 e 375 dell'11 ottobre 2019, il dirigente del Settore Urbanistica, arch. Marina Carrozzo, ha ritenuto che tali titoli avessero una validità temporanea.

I ricorrenti, pur impugnando dinanzi al Tar di Lecce le ordinanze di demolizione, hanno comunque proceduto – a differenza di qualche altro destinatario di simili provvedimenti – allo smontaggio delle opere realizzate poiché è quello che hanno fatto ogni anno indipendentemente da un'ingiunzione del Comune, essendo ciò previsto sin dal primo permesso di costruire del 2012.

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Ebbene, se il Comune fosse stato coerente avrebbe dovuto concludere affermando che i permessi di costruire già rilasciati non dovevano esserlo sin dall'origine e giammai che avessero semplicemente esaurito la loro efficacia dopo un anno, salvo a voler riconoscere alle strutture montate dai Conte un carattere precario-temporaneo. Ma allora non ci sarebbe stato bisogno del permesso di costruire, bensì di una semplice Scia che, tra l'altro, c'è sempre stata mediante comunicazione annuale al Suap.

Tuttavia, ritenendo il Comune che sia necessario il permesso di costruire, al contempo il dirigente non può sostenere che tale permesso abbia validità di un solo anno ma deve ammettere che esso valga per sempre o almeno per la durata dell'autorizzazione paesaggistica, cioè cinque anni.

Se poi il Comune ritiene che il permesso di costruire non possa più essere rilasciato oggi perché l'opera imprimerebbe una variazione alla destinazione d'uso di tipo agricolo, allora non poteva sostenere nell'ordinanza di demolizione – adottando una finzione giuridico-amministrativa – che quelli del 2016 e 2017 abbiano esaurito la loro efficacia dopo un anno, ma doveva, coerentemente, annullare e/o revocare i permessi 111/16 e 295/17 nonché le relative autorizzazioni paesaggistiche.

Il Consiglio di Stato, Sez. VI, 633/2018 e 2620/2018 ha affermato: “in sostanza, o l’opera è compatibile con il vincolo esistente in loco oppure non lo è”. Quindi il Comune di Brindisi non poteva prima rilasciare i permessi e poi, improvvisamente, stabilire che non valgono più sanzionando, addirittura, di abusivismo i beneficiari di quei permessi che sugli stessi avevano fatto affidamento.

Inoltre, non può essere trascurato che, rispetto all'intervento dei Conte, proprio la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici nei suoi pareri 7534 del 30 aprile 2012 e 832 del 18 gennaio 2016, affermava: “L'installazione di strutture a carattere precario ed amovibile da rimuovere a fine stagione balneare, non comporta significativa alterazione dello stato dei luoghi risultando compatibile con il contesto vincolato”.

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Ed ancora, il Comune con provvedimento 79556 del 12 agosto 2019 inibiva l'esercizio dell'attività di autorimessa su altro terreno dei Conte esteso per 10mila metri quadrati e adiacente all'Area Servizi, quindi ubicato tra Torre Guaceto ed Apani. Tale attività di autorimessa trovava fondamento nella Scia 69748 del 12 luglio 19 e nel Permesso di Costruire 295/17 rilasciato per parcheggio temporaneo, limitrofo al lotto di cui all'Area Servizi.

Il provvedimento inibitorio veniva comunque sospeso per quindici giorni con provvedimento 80543 del 16 agosto 2019 in seguito a ricorso amministrativo. Tuttavia, con l'ordinanza di demolizione, il dirigente all'urbanistica architetto Carrozzo confermava il provvedimento inibitorio dell'esercizio dell'attività di autorimessa sul terreno dei Conte.

La Scia per l'autoparcheggio trovava comunque fondamento nella pratica edilizia 73038 del 9 agosto 2017 rispetto alla quale il dirigente di settore dell'epoca, l'architetto Teodoro Indini, comunicava a Giovanni Conte con nota 73481 del 10 agosto 2017 “parere favorevole” perché “nel corso della stagione estiva, i flussi veicolari sulla ex strada provinciale 41 subiscono un significativo incremento rispetto alle condizioni standard per via della presenza dei tratti di costa utilizzati dagli utenti per la balneazione.

Allo stato l'organizzazione della piattaforma stradale non permette di garantire un congruo numero di stalli di sosta adeguati che possano rispondere alle necessità della predetta utenza. Al fine di garantire una maggiore disponibilità di aree di sosta lungo la litoranea nord di Brindisi, risulta opportuno valutare le proposte di parcheggi anche in ragione dell'art. 15 comma 4 del vigente Regolamento edilizio in adiacenza della viabilità litorale, prescindendo dalla destinazione urbanistica al fine di facilitare la fruizione del bene mare in tutta sicurezza.

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In particolare il suddetto art. 15 comma 4 del vigente Regolamento Edilizio stabilisce che non costituisce mutamento di destinazione d'uso rilevante ai fini dell'attuazione del Prg e del presente Regolamento, la temporanea utilizzazione di immobili per funzioni pubbliche o di interesse pubblico e per periodi temporali. Garantire un incremento dei livelli di sicurezza di tutti gli utenti della strada e fruitori del bene mare, consentendo l'uso temporaneo di aree da destinarsi alla sosta veicolare, può considerarsi una funzione pubblica …” .

In virtù di tanto Giovanni Conte presentava la Scia anche in occasione della stagione estiva 2018 senza che l'amministrazione comunale gli obiettasse alcunché e tanto meno gli vietasse o negasse l'esercizio in quell'area dell'attività di sosta delle auto. Così, anche in data 12 luglio 2019 il sig. Conte presentava, sub prot. 69748, la rituale Scia, ricevendo, dopo ben trenta giorni dalla presentazione, l'ordine di divieto del 12 agosto 2019.  

Il divieto veniva adottato in prossimità di Ferragosto, nel pieno della stagione estiva, quando i flussi dei bagnanti, dei vacanzieri e dei turisti sono all'apice dell'incremento e quindi della circolazione stradale e della conseguente ricerca di aree di parcheggio. Ad essere precisi, la dirigente firmava l'inibitoria e andava in ferie, tanto è vero che in emergenza il provvedimento veniva sospeso da altro dirigente.

In una prospettiva non conflittuale, i Conte decidevano di non discutere il ricorso al Tar, seppure ancora pendente, ma di presentare un progetto che soddisfacesse l'ideologia 'bucolica e settecentesca' degli 'illuminati' di Palazzo di Città che, in realtà, non sono i politici al governo, semplici illusi di detenere chissà quale potestà decisionale, bensì un gruppo di dirigenti e funzionari che della sinistra politica o della destra statalista hanno ereditato soprattutto l'autocraticità e l'autoreferenzialità tipica della burocrazia che andava di moda dal 1917-1922 fino al 1980. 

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Ancora in attesa di risposte

Ad oggi, i Conte, in piena stagione estiva, stanno ancora aspettando delle risposte da parte di chi ritiene di essere l'unico soggetto titolato a stabilire la scala delle priorità dell'urbanistica e quindi del territorio della Città di Brindisi. Né si venga a dire che il Comune, tramite l'arch. Marina Carrozzo e l'arch. Fabio Lacinio, ha comunque pubblicato un bando per ovviare al problema parcheggi consentendo ai proprietari di terreni in zona sensibile di adibirli ad autorimessa.

A questo punto, se quei terreni sono agricoli, allora una deroga a tale destinazione deve e può valere solamente nel rispetto dei differenti interessi, quello dei proprietari e quello del Comune e non solo di quest'ultimo che ricorre a certe soluzioni solo in extremis.

In quell'avviso pubblico per il reperimento delle aree a parcheggio non c'è un solo rigo che prevede la possibilità di allestire una struttura smontabile da adibire a rinfresco e ristoro. Quindi, il problema delle aree di sosta è giusto che ricada su questi pubblici amministratori che risponderanno direttamente a quei cittadini in spasmodica ricerca di un posto auto.

Se a qualche funzionario radical-chic non gliene “frega” (testuali parole) dell'imprenditore che in tempo di crisi investe il proprio denaro per dare lavoro ad altri, al contempo all'imprenditore volenteroso non gliene fregherà alcunché dei problemi di dirigenti e funzionari che ci auspichiamo lavorino in presenza fisica presso Palazzo di Città anche a Ferragosto visto il lungo periodo di stanchevole smartworking da remoto che hanno assolto fino ad oggi e che, in tanti, ancora stanno svolgendo.

L'amministrazione comunale sappia che di fronte alla sua miopia e ai suoi ritardi, tanti proprietari come i Conte – che non beneficiano dell'assistenza pubblica la quale per chi lavora e produce rappresenta un'onta e non un vanto – hanno già contrattualizzato per decine di migliaia di euro delle forniture per le semine di questo periodo. Di conseguenza, il Comune è avvisato: se dovesse essere tentato di procedere con delle requisizioni temporanee forzate per i parcheggi, dovrà anche risarcire i danni ai proprietari.

Infine, va gridato urbi et orbi che è risibile quell'ideologia ambientalista che si preoccupa di impedire l'allestimento di una struttura smontabile in area agricola e poi consente il parcheggio di migliaia di autovetture con tutti i residui inquinanti che esse lasciano sul terreno. Paradossi del nostro tempo.

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