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Venerdì, 26 Aprile 2024
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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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La nostra agricoltura rischia la fine

I nostri eurodeputati di maggioranza e opposizione, lo stesso assessore regionale Dario Stefano, mostrano forte preoccupazione: questa nuova Pac che vuole distribuire i fondi per l’agricoltura non più su base storica ma su quella della semplice estensione dei terreni coltivati, è una minaccia per molte produzioni agricole italiane, ma soprattutto per l’agricoltura meridionale e pugliese.

I nostri eurodeputati di maggioranza e opposizione, lo stesso assessore regionale Dario Stefano, mostrano forte preoccupazione: questa nuova Pac che vuole distribuire i fondi per l’agricoltura non più su base storica ma su quella della semplice estensione dei terreni coltivati, è una minaccia per molte produzioni agricole italiane, ma soprattutto per l’agricoltura meridionale e pugliese.

Sappiamo tutti, ma lo ricordano nel servizio che pubblichiamo in questa pagina lo stesso Stefano, Silvestris, De Castro, che condurre un ettaro di oliveto o di vigneto costa molto di più che condurre un ettaro di seminativo. Per quest’ultimo bastano cinque giornate, per l’oliveto ce ne vogliono 40. Allora diciamola fino in fondo, la verità: se questo criterio non sarà modificato, rischia la fine una percentuale di aziende agricole, e non solo olivicole, brindisine compresa tra il 60 ed il 70 per cento. Tutte quelle che hanno una produttività ed un mercato che non consentirà di assorbire il taglio netto agli aiuti.

Ci si attendeva qualcosa del genere, prima o poi. Con la fine del 2013 si sarebbe modificata la direzione delle integrazioni dispensate dall’Unione Europea, ma restava la speranza del mantenimento, per quanto riguarda il resto degli interventi comunitari, di un equilibrio fondato sulle effettive esigenze produttive dei vari settori agricoli. Con la nuova Pac invece i piccoli produttori, quelli che hanno oliveti di pochissimi ettari o inferiori all’ettaro stesso, subiranno un tracollo irreversibile.

Se il criterio che conta è quello della estensione, saranno salve le grandi aziende olivicole, ma per le piccole (la maggior parte di quelle del Brindisino), è finita. Chi potrà mai sostenere un passaggio al biologico, oppure il protocollo di una Dop come il Collina di Brindisi o il Terra d’Otranto? Erano già in pochi oggi, figuriamoci domani. Un calcio ai redditi agricoli più bassi, ma anche un calcio alle produzioni di qualità, un calcio anche alla dieta mediterranea, se si mette l’olivicoltura sullo stesso piano – per quanto riguarda la ripartizione degli aiuti – delle colture agricole dell’Italia Settentrionale, e dell’Europa Centro-Settentrionale.

I nostri coltivatori diretti diventeranno più poveri, le piccole aziende non avranno più i mezzi per sopravvivere. Bisogna correre ai ripari. Varare progetti di emergenza. Nessuno può dimenticare quali siano realmente le fonti del reddito di questo territorio. Se la politica esiste, batta un colpo adesso.

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