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Dal '68 al congresso della Cgil a Bari, il cammino del Paese

Sono trascorsi 50 anni da quell'anno di svolta. I fatti di mezzo secolo, con i lavoratori italiani protagonisti

Ricordi di lotte, illusioni giovanili e ambizioni di cambiamento ritornano alla mente alla notizia che dal 22 al 25 gennaio 2019 si celebrerà di nuovo a Bari il Congresso Nazionale della Cgil. Nel 2018 ricorrono  i 50 anni dal 1968, dall'avvio dell' autunno caldo, dai  fatti e vicende che segnarono profondamente il clima sociale in  tutto il Paese e che videro al centro il Mezzogiorno.

Il 2 dicembre 1968 ad Avola, durante una manifestazione dei braccianti per il rinnovo dei contratti, vi fu uno scontro con la polizia che aprì il fuoco e due lavoratori morirono, e oltre 50 furono feriti. La protesta, anche in risposta ai fatti di Avola, si estese in tutto il Paese con manifestazioni unitarie, comizi e sit in di operai e studenti.

Il 9 aprile 1969 nella zona del Sele a Battipaglia, durante uno sciopero generale contro la chiusura di una fabbrica, nello scontro con la polizia vi furono altre due vittime. La tensione sociale cresceva; arrivarono, però, anche i primi segnali dell'inizio di una fase oscura e opaca, che venne definita “strategia della tensione”.

La bomba alla Banca dell' Agricoltura in piazza Fontana a  Milano segnò un attacco esplicito al movimento democratico e unitario che cresceva nelle fabbriche, nelle scuole e nelle città per rivendicare la riforma della sanità, delle politiche per il diritto alla casa e la riforma delle pensioni. Il 1970 è l'anno che vede nascere le Regioni. Al Sud avemmo, intorno a questa novità politica, laceranti divisioni nella scelta delle città capoluogo di Regione.        

In Calabria, i “moti di Reggio” condizionarono la scelta della sede capoluogo di Regione tra Reggio Calabria e Catanzaro. La protesta e il dilagare della mobilitazione si connotò di messaggi squadristi perché esponenti della destra eversiva si infiltrarono nei movimenti di lotta. Reggio venne messa a soqquadro e il messaggio era un inquietante “Boia a chi molla”.

La risposta forte, unitaria e nazionale si ebbe dopo molti mesi di tensione, il 22 ottobre del 1972 con una manifestazione nazionale organizzata dagli edili, dai metalmeccanici e dalla Federbraccianti della Cgil. Dalla nostra provincia partirono decine di pullman. Ben sei da Mesagne. Da tutta Italia partirono treni e navi.

Famosa la canzone di Giovanna Marini “I treni per Reggio Calabria” che racconta delle bombe e degli attentati fatti alla linea ferroviaria  per sabotare l’arrivo degli operai del  Nord alla manifestazione convocata a Reggio per difendere la democrazia. A L'Aquila, invece, la protesta eversiva prese di mira la sede della Federazione del Pci.

In quel periodo stava crescendo e allargandosi una forte mobilitazione nelle fabbriche, con l'avvio della stagione dei consigli dei delegati, sotto la spinta della Federazione lavoratori metalmeccanici, la Flm guidata dai segretari generali Bruno Trentin, Pierre Carniti e Giorgio Benvenuto.

A queste iniziative di massa e  mobilitazione in crescita costante, il voto delle elezioni politiche di maggio 1972 consegnò  un quadro politico più moderato. Tendenzialmente di centrodestra. Vi fu una forte avanzata del Movimento Sociale Italiano. Nacque il governo Dc-Pli, Andreotti-Malagodi, e si consolidò una politica non favorevole ai ceti popolari.

A Bari, dal 2 al 7 luglio del 1973, si tenne il Congresso della Cgil. Il 1973 fu un anno spartiacque rispetto alla fase politico sociale che aveva segnato gli anni dal 1968 al 1972 e in questo contesto si svolse il dibattito congressuale. A Mesagne il congresso preparatorio della Cgil si svolse verso la metà di marzo nella sala dove oggi è ubicato il Museo e che allora  era sede del “Club”.

Partecipò ai lavori congressuali una delegazione dei lavoratori algerini. In quel congresso, Angelo Greco lasciò la direzione della Cgil di Mesagne dopo averla guidata per 15 anni, dal 1959 al 1973. Fu chiamato a dirigere la Federbraccianti Cgil provinciale, sostituendo Cosimo Scalera, mesagnese da anni residente a Ostuni.

Il '73, fu anche l'anno del rinnovo dei contratti dei braccianti e dei coloni. Rinnovi ottenuti con le lotte che avevano caratterizzato la primavera e l'estate di quell'anno. Il movimento dei lavoratori cresceva in tutti i comuni con assemblee unitarie, convocazioni dei consigli comunali e manifestazioni di piazza con la partecipazione dei dirigenti nazionali della Federbraccianti, Giacinto Militello e Angelo Lana.

La fase congressuale si intrecciava con la mobilitazione sindacale. Nel mese di maggio doveva svolgersi il Congresso della Camera del Lavoro della provincia di Brindisi e invece fu rinviato per i problemi politici presenti tra la componente  comunista e quella socialista. Si arrivò  al Congresso nazionale della Cgil che si svolse alla Fiera del Levante.

Quel Congresso, fu il primo con Luciano Lama  segretario generale. Nel 1970 aveva sostituito Agostino Novella alla segreteria generale della Cgil. Si decise l’uscita della Cgil dalla Federazione Sindacale Mondiale, la Fsm, più vicina ai Paesi dell'Est, e l’adesione alla Confederazione Europea dei Sindacati, la Ces; rese subito operativa, per favorire il processo unitario con Cisl e Uil, la incompatibilità delle cariche  politiche con quelle sindacali.

Immediatamente dopo tale decisione, infatti,  Luciano Lama, Rinaldo Scheda e Bruno Trentin si dimisero  dal Comitato Centrale del Pci. L'8 luglio si insediò un nuovo governo diretto da Mariano Rumor e formato da DC,PSI,PSDI e PRI. Il Congresso della Cgil aveva salutato con favore il superamento del Governo Andreotti-Malagodi.

Tanti altri ancora gli  avvenimenti di quel periodo. A fine agosto tutto il Sud fu colpito dall'epidemia di colera. Si estese un clima di tensione e di paura. Gravi le conseguenze per gli allevatori di mitili e produttori di ortofrutta in quanto si ritenevano veicoli di trasmissione del vibrione. Fu una mazzata per il Sud.

In quei giorni  si svolgeva anche  la Festa provinciale  dell'Unità nell'Ente Fiera a Francavilla Fontana. Molta era l'attesa per la serata conclusiva perché vi  sarebbe stato il concerto di Lucio Dalla e tanta fu l'amarezza e la delusione per la mancata venuta dell'artista a causa del diffuso timore per il colera.

L'11 settembre ci fu il colpo di stato in Cile. In tutto il nostro Paese, nelle scuole e nelle piazze si estese un forte movimento unitario a sostegno del popolo cileno. Dovunque si organizzavano concerti degli Inti Illimani, gruppo storico di musicisti cileni. Le piazze erano colme di molti giovani e ragazze.

 A dicembre del 1973, scoppiò la crisi petrolifera, ci fu il blocco del traffico e sperimentammo le domeniche “a piedi”. Era già un campanello d'allarme su ciò che avremmo vissuto negli anni a venire  per l'uso delle risorse energetiche. Agli inizi del 1974, invece, partì l'esperienza nelle scuole dei decreti delegati con il coinvolgimento nei processi democratici della scuola anche degli studenti e dei genitori.

La spinta al cambiamento dal basso cresceva con  i Consigli di fabbrica, con l'esperimento sindacale dei Consigli di Zona e con l'esercizio della democrazia nelle Scuole. Si arrivò alla mobilitazione unitaria a difesa della legge sul divorzio. Il 12 maggio 1974 il referendum abrogativo fu bocciato con il 59,26% dei voti. Vi fu una netta vittoria delle forze laiche.

Ancora una volta, però, la spinta progressista del nostro Paese fu ostacolata da forze oscure.  Il 28 maggio 1974  la strage in piazza della Loggia a Brescia provocò  otto  morti e oltre  cento feriti. Il 4 agosto 1974 vi fu l'attentato al treno Italicus sulla tratta ferroviaria Firenze Bologna. Dodici morti. La strategia della tensione non si fermava, anzi, si estendeva perché voleva arrestare la spinta democratica del Paese.

Una forte voglia di cambiamento veniva fuori dal voto amministrativo dei Comuni e delle Regioni del 1975 e  dalla forte avanzata della sinistra e in particolare del PCI nel 1976. A Bari, il Congresso della Cgil aveva posto al centro della discussione il tema dell'unità sindacale organica e  Luciano Lama ne aveva evidenziato la necessità a fronte della situazione sociale e politica presente nel Paese.

Il documento conclusivo del Congresso evidenziò una proposta globale di riforme per spostare risorse verso l'occupazione, il Mezzogiorno e le politiche sociali. Antesignano, poneva all'attenzione la centralità di temi forti e ancora irrisolti e di grande attualità.

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