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Sabato, 20 Aprile 2024
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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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"Piano urbanistico, panorama agrario e rilancio delle produzioni"

Nel nuovo Documento programmatico preliminare non deve mancare l'idea di "città di mare e di vino"

L’attenzione di tutti è rivolta alla situazione di emergenza che si sta vivendo per fronteggiare e contenere il coronavirus. È giusto che sia così. Stiamo capendo in questi giorni l’importanza del vivere assieme, di essere comunità. Le città sono di coloro che le vivono, le abitano, le usano e come tali sono il luogo per eccellenza del “noi”, dei bisogni e delle preoccupazioni. Ma questo momento, forse non passeggero, è un’occasione per guardare alla città con occhi e disponibilità diverse senza indugiare in polemiche, liberandosi da quelle furbizie e presunzioni che la politica attuale sembra prediligere e farlo con la trasparenza necessaria.

Prendersi cura della città, del territorio, del paesaggio e ripartire dalla storia di Brindisi è l’impegno che chi ne ha cuore il futuro dovrebbe assumere in un momento in cui si discute di strumenti programmatori e urbanistici. Fu lo sforzo che si iniziò a fare nel 2011 in occasione della discussione del Documento Programmatico Preliminare, come ha ricordato giorni fa Vincenzo Guadalupi. Sono passati quasi 9 anni. Si può ripartire da quella impostazione depurata da ciò che è accaduto in questi lunghi anni?

Innanzitutto il contributo maggiore dovrebbe essere indirizzato a superare le separazioni che si sono determinate in una città ricca di storia e di grandi potenzialità produttive e che non ha bisogno di nuove cementificazioni e di nuovi insediamenti abitativi se mai di qualificare, rigenerare e sanare quelli esistenti. Aiutare la città a riscoprirsi per  percorrere nuove strade per uno sviluppo sostenibile e autopropulsivo, è compito di chi non vuole continuare a vivere alla giornata e galleggiare sui problemi. Per molto tempo siamo stati carta assorbente di scelte altrui e di decisioni assunte altrove.

Brindisi deve ritornare ad essere responsabile del suo futuro. Per raggiungere questo obiettivo è determinante la conoscenza del nuovo Documento Programmatico Preliminare (Dpp) e delle analisi, dei dati, delle criticità, delle risorse disponibili e delle potenzialità che riguardano la città e il suo territorio. Come dichiarato nel vecchio Dpp, il futuro di Brindisi non dipenderà tanto dalla quantità dei soldi da spendere, quanto da come spenderli per un futuro possibile, condiviso e sostenibile sul piano economico, sociale e ambientale.  

A tal fine è indispensabile mettere assieme esperienze, competenze, lavoro, impresa, passioni, volontà e orgoglio per evitare che le risorse locali siano finalmente utilizzate nell’interesse della comunità locale. Brindisi è sempre stata, nella sua storia, un crocevia e  un ponte verso il Mediterraneo e ha fatto del mare e della fertilità della sua campagna una forza attrattiva di popoli e il punto di riferimento delle civiltà formatesi in questa parte dell’Europa. Il riferimento anche per la nostra città non possono che essere il Mediterraneo, l’Unione europea e le politiche che essa è in grado di produrre.

Le strategie, le risorse e le misure che l’Ue sta predisponendo, per il 2021/2028, in continuità con il 2014/2020, sono indirizzate alla costruzione di uno sviluppo urbano incentrato sull’utilizzo delle proprie risorse secondo criteri di sostenibilità economica, sociale e ambientale. Ricollocare la città di Brindisi in questo quadro significa saper cogliere tutte le opportunità rivenienti dall’utilizzo dei fondi europei. Una progettualità mirata, sapendo valorizzare vecchie e nuove vocazioni assieme al suo patrimonio rurale e marittimo senza rinunciare al contributo determinante che può dare l’apparato industriale esistente ed altri settori importanti come  la cultura, il turismo, l’agricoltura.  

In attesa che il nuovo Dpp venga messo a disposizione della cittadinanza e degli operatori interessati, sento l’esigenza di rappresentare un’esigenza riveniente dalla esperienza che assieme ad altri sto facendo nel settore vitivinicolo: Brindisi deve recuperare e ricostruire il rapporto fondante tra città, mare e campagna. Attorno al rapporto città, campagna, mare si possono unire le separazioni sedimentatesi e diventate, in alcuni momenti della storia e della vita della città, vere e proprie contrapposizioni. La fase di uno sviluppo calato dall’alto richiede un ripensamento a cui ognuno deve dare il suo contributo.

Sinora l’agricoltura è stata la grande assente dal dibattito sullo sviluppo della città, se non per qualche richiamo superficiale e come corollario al solito elenco dei temi da affrontare. L’agricoltura, in quanto campagna, paesaggio, territorio che vive e produce, può e deve dare un contributo di visione e di sviluppo importante e nuovo. Il futuro assetto urbanistico e infrastrutturale della città deve saperne tener conto. E per comprendere il valore dell’agricoltura basta fare riferimento a cosa rappresenta la vitivinicoltura brindisina per l’intero settore provinciale. Circa il 30% delle uve da vino di tutta la provincia è prodotto nei vigneti dell’agro del capoluogo. Gran parte di queste uve viene trasformato fuori dalla città e da altri valorizzato.

Il vino di Brindisi è quindi un valore fondante che, insieme ad altri, consente di ricostruire il filo rosso che mette insieme passato e futuro, assegnando all’agricoltura il ruolo di recupero del rapporto perduto con la città e il mare. Un racconto ed una narrazione che si tira dietro migliaia di anni e una identità ricca di storia, tradizioni, cultura. Il vino è certamente il prodotto che più di ogni altro fa scoprire territori, crea economia, valorizza specificità e caratteristiche.

L’enoturismo, l’enogastronomia, unisce territorio, produzioni, saper fare, saper accogliere, competenze. Brindisi città di mare e di vino ha disperso storia e ha rinunciato a valorizzare se stessa. È tempo di correggere errori e di ritornare a valorizzare tutte le sue potenzialità. La vitivinicoltura, il suo paesaggio, la qualità dei vini prodotti dai nostri vitigni autoctoni (negroamaro, malvasia, susumaniello, ottavianello) possono diventare il volano di una nuova attrattivita’ turistica ma questo richiede conoscenza diffusa e interiorizzata da più attori e soprattutto dalle istituzioni locali.

Il vino con il cibo di mare e di terra può diventare un unicum e un enorme potenziale per una enogastronomia di successo che con la città, i suoi monumenti, il suo paesaggio agricolo, la sua costa può rappresentare un forte attrattore turistico. Spero pertanto che tali considerazioni, in parte già presenti nel Dpp del 2011, siano oggetto di approfondimento e di analisi aperti alla partecipazione e alla condivisione della comunità locale.

Nel decennio passato si costituì l’associazione delle “città del vino” sostenuta dai consorzi di tutela. Il primo presidente fu l’on. Domenico Mennitti in qualità di sindaco di Brindisi. Da quell’associazione il commissario Santi Giuffrè decise inopinatamente di uscire: a proposito di conoscenza della città e delle sue potenzialità. (Carmine Dipietrangelo - Presidente Left Brindisi)

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