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Venerdì, 29 Marzo 2024
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A cura di Blog Collettivo

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Il caso irrisolto di Giulio Regeni, la rabbia e la ragion di Stato

Non so quanto l’immenso dolore per la perdita di un figlio possa affievolirsi con il passare dei giorni e dei mesi

Non so da quanti giorni la signora Paola abbia iniziato lo sciopero della fame in favore di una sua collaboratrice in Egitto ingiustamente reclusa. Non so quanto l’immenso dolore per la perdita di un figlio possa affievolirsi con il passare dei giorni e dei mesi. Quando alcuni anni fa, chiesi alla mamma di un mio caro amico Rosario, morto per incidente stradale, come stesse, mi rispose che era assolutamente innaturale sopravvivergli, che si poteva sopportare, per quanto dolorosa, la morte di un marito, di un genitore ma quella di un figlio di 20 anni rappresentava una ferita sanguinante che, nonostante gli anni, non sarebbe  rimarginata mai.

 Alla signora Paola Regeni, giungano una carezza ed un abbraccio per lenire quel dolore, non la rabbia. La rabbia spetta a tutti coloro che hanno visto nella tortura e nella morte di Giulio Regeni l’offesa verso “l’uomo”, verso una comunità, verso lo Stato, quello italiano, verso il senso generale di solidarietà e di umana pietà. Di questa storia si sa oramai quasi tutto. L’opera scellerata è stata portata a termine dai servizi segreti egiziani, la responsabilità è e rimane degli Stati e degli Enti coinvolti. L’Inghilterra, la Cambridge University, l’Egitto e l’Italia.

Non conosciamo con precisione in quale vaso, Giulio Regeni, fosse andato a mettere il naso o se stesse per scoprire qualcosa, ma, evidentemente, in Egitto, la vita è un valore economico-politico che può essere tranquillamente messo in discussione se contraria agli interessi di chi ha lo scettro del comando. L’Inghilterra e la sua Università non potevano non sapere della pericolosità dello “stage” di Giulio in Egitto. Non poteva non sapere la sua brillante professoressa che a Giulio faceva da tutor in questa esperienza di studio.

Ha responsabilità lo Stato italiano perché, per posizione politica, ha accettato di farsi prendere in giro, scusate l’eufemismo, da Inghilterra ed Egitto accettando depistaggi e false informazioni, facendo vincere in ultimo la “ragion di stato”. Non dimentichiamo che negli stessi giorni la nostra Eni contrattava con gli egiziani lo sfruttamento del più grande giacimento di gas in Mediterraneo, a largo del porto di Alessandria. La mia rabbia risiede nel fatto che il mio Stato, quello italiano, molte, troppe volte ha fatto vincere la “ragion di stato”, a scapito delle ragioni del singolo cittadino.

La “ragion di stato” ha vinto nel caso di Ilaria Alpi, nel caso della Caserma Diaz e, quasi sicuramente nel caso della “trattativa Stato-mafia”, per citarne solo alcuni. Nel caso di Giulio Regeni, vista la praticata indisponibilità degli “inquirenti” egiziani a collaborare, la presa in giro praticata dai vertici politici dello Stato Egiziano, non può essere data la colpa al solo nostro “misero” ministro degli esteri Angelino Alfano, (poverino!!). E’ il Paese che non ha peso politico internazionale. È la nostra credibilità che fa cilecca. Siamo un Paese con cui ci si può mettere d’accordo, siamo fruibili anche sui valori, sulla morale e sulla democrazia.

La politica è l’arte del possibile? Da noi in politica è possibile tutto ed anche il suo contrario. Ora con questa nuova maggioranza politica che, forse, governerà il Paese, ancora di più sarà possibile di tutto, credere anche agli asini che volano. Ci dicono che presenteranno un programma di governo in cui spenderanno 100 miliardi di euro, decina più decina meno, ma comunque miliardi che non hanno e che non potranno avere.

Ora carissima signora Regeni, Giulio purtroppo non c’è più, curi il suo cuore e cerchi tutta la solidarietà nella sua famiglia e tra le persone che le vogliono bene e che hanno voluto bene a Giulio. La rabbia la lasci a chi reputa insopportabile l’abbassamento dei livelli della morale, dei valori e del vivere civile, a chi pensa che la vecchia classe dirigente ha fallito sia nella gestione della cosa pubblica sia nella costruzione di una nuova classe dirigente istruita e competente. E da questa nuova classe pensa si possa cavare qualcosa di buono? Io non credo ed ho la stessa rabbia di chi cerca sempre la verità.                                  

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