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A cura di Blog Collettivo

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“Sta bene ed ha tanta voglia di vivere e sorridere”. La violenza sepolta

"Sta bene ed ha tanta voglia di vivere e sorridere". Queste parole, riportate dallo zio del ragazzo abusato a Napoli, costituiscono l'incarnazione stessa della vita, l'ancora a cui noi tutti, lettori della triste vicenda, ci dobbiamo aggrappare per sostenere affettuosamente a distanza il giovane adolescente

“Sta bene ed ha tanta voglia di vivere e sorridere”. Queste parole, riportate dallo zio del ragazzo abusato a Napoli, costituiscono l’incarnazione stessa della vita, l’ancora a cui noi tutti, lettori della triste vicenda, ci dobbiamo aggrappare per sostenere affettuosamente a distanza il giovane adolescente. Quanto successo qualche giorno addietro ha riempito le pagine cartacee e online di tutti i giornali, ha completato palinsesti televisivi ed impegnato gli opinionisti dei programmi d’intrattenimento pomeridiani.

Tanti professionisti impegnati sulla notizia, sul clamore di un atto disumano, sono scesi ostinatamente, ad onor di cronaca, nei meandri più perversi della vicenda. Ma, una volta che si saranno spenti i riflettori su questo episodio, cosa rimarrà in noi e nelle famiglie colpite da tanta crudeltà? Il sensazionalismo è un fenomeno ricorrente nella nostra informazione: uno tsunami emotivo che colpisce la coscienza di chi ascolta, una composta apparenza che perde il controllo davanti al clamore “dell’incredibile” confezionato ad arte.

E’ risaputo: le emozioni sono capaci di obnubilare la nostra razionalità, l’effetto shock riempie la parola stessa di impulsi e voglia di credere in qualcosa di unico. Ma è davvero così? Dietro la violenza subita dal quattordicenne vi è la scheggia impazzita o l’acme di un sistema di cui tutti facciamo consapevolmente parte? Psicologicamente parlando, i criminali autori della violenza potrebbero essere annoverabili nel rango dei soggetti antisociali, frutto di disturbi della condotta forse passati inosservati nelle loro adolescenze.

E qui si potrebbero originare mille interrogativi su come sia stato possibile trascurare certi segnali, ma non è questa la circostanza adatta per discuterne. Gli studi sociologici affermano che la violenza si connota come uno strumento del potere autogenerante. La trasmutazione di essa si struttura in forza sociale capace di modificare i valori su cui si forgia la realtà quotidiana. Si irrigidiscono gli schemi, nascono modelli gabbia quali il sesso, l’etnia, la cultura o la costituzione fisica.

In effetti, noi tutti non facciamo queste categorizzazioni quotidianamente? Certo, cambiano i livelli d’intensità con cui esse vengono effettuate e le conseguenze dei nostri comportamenti verso di loro. Ma dietro l’odio perpetrato all’interno di quell’autolavaggio, non vi sono tre criminali, accecati dal falso bagliore dell’onnipotenza, della forza e della punizione del diverso, che strisciano nella nostra società?

A conferma di quanto detto, arrivano le parole rilasciate dalla madre del ventiquattrenne, denunciato per tentato omicidio e violenza sessuale, che racchiude tutto in uno “scherzo” di cattivo gusto. Ecco l’emblema dell’accaduto: l’assenza della percezione tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e l’evanescente confine del rispetto verso ciò che viene considerato come diverso, e che dev’essere punito con gesti impulsivi che riportano alle più primitive perversioni sessuali. 

Non possiamo promettere che quanto accaduto non si verifichi in futuro in altre forme, ma possiamo impegnarci quotidianamente affinché non si sviluppino i gradienti di violenza, odio ed immoralità sottostanti a quest’esecrabile episodio. La famiglia e la scuola sono i punti cardine per lo sviluppo dei bambini di oggi, adolescenti del domani, ma troppe volte lo dimentichiamo.

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