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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Sinergia scuola-famiglia per i bambini disattenti e iperattivi

L’ADHD  (Disturbo da deficit di attenzione e iperattività)  si caratterizza – come sottolinea la sua definizione - per disattenzione,  iperattività e impulsività

L’ADHD  (Disturbo da deficit di attenzione e iperattività)  si caratterizza – come sottolinea la sua definizione - per disattenzione,  iperattività e impulsività. Tali difficoltà causano compromissione nel funzionamento personale, sociale, scolastico o lavorativo. Durante la fanciullezza, si sovrappongono a esso il Disturbo oppositivo-provocatorio e il Disturbo della condotta.

In particolare, la disattenzione si evidenzia con distrazione, mancanza di continuità e disorganizzazione (non data quest’ultima atteggiamenti di sfida o da mancata comprensione) di un’attività. L’iperattività implica un’eccessiva attività motoria non appropriata alle situazioni. L’impulsività si manifesta con difficoltà nel controllare pensieri ed azioni che divengono affrettati, come interrompere gli altri in modo eccessivo, o prendere decisioni senza riflettere sulle conseguenze.

In questo scenario, ove l’impulsività fa da padrona insieme ad un emozione di rabbia, diventano difficili le relazioni sociali. Spesso a scuola il bambino con ADHD viene etichettato come maleducato, prepotente e le punizioni continue non salvano la situazione. Sembra che le cause del disturbo di ADHD siano una combinazione di diversi fattori: genetici o di sviluppo di determinate regioni cerebrali, che mostrano volume ridotto o una maturazione tardiva. Inoltre, si osserva uno squilibrio neurochimico di una riduzione nella produzione dopaminergica.

Secondo un approccio cognitivo comportamentale si agisce sui pensieri più immediati e automatici; le strategie terapeutiche possono essere attuate su tre fronti, bambino, famiglia, contesto scolastico. I genitori sono i primi promotori del benessere del fanciullo e quindi, dopo aver ricevuto informazioni sul disturbo da esperti, possono attivarsi nella stessa direzione della scuola, per favorire comportamenti “autoregolativi”, di consapevolezza delle emozioni, pensieri e conseguenze, di istruzione verbale sul completare un’attività prima di passare ad un’altra.

Il bambino deve essere costantemente rinforzato per i comportamenti accettabili con la lode, o un piccolo smile in modo che veda i suoi sforzi avere una ricompensa. Ignorare i comportamenti problema come continue distrazioni o impulsività verbale e comportamentale (nei limiti dei danni a se stesso o altri). Non solo. Il bambino iperattivo ha bisogno di muoversi per natura, pertanto si possono indicare piccole commissioni a casa o a scuola tra un compito e l’altro che richiede lo star seduti e attenzione

Tra gli altri obiettivi c’è anche l’insegnamento delle tecniche di autocontrollo per la gestione dell’impulsività e il problem solving per i problemi che si presentano. Altro accorgimento è quello di richiedere pochi minuti per volta di attenzione aumentando gradualmente, in modo che il bambino possa sperimentare il successo e sentirsi motivato ad apprendere, ritenendo il compito alla sua portata.

Sia la punizione, che può riguardare una attività, cibo o gioco tanto desiderato tolto sia la lode devono essere emessi in modo tangente al comportamento. Più aumenta l’intervallo temporale fra stimolo (comportamento problematico) e risposta (punizione/lode), più si perde l’incisività sulla condotta.

I comportamenti adeguati, quelli inadeguati con i relativi contesti, cosa ci aspettiamo che faccia, i rinforzi e le possibili punizioni, devono essere spiegati in modo semplice e chiaro, sia oralmente che per iscritto stilando un contratto educativo. Fondamentale in questo piano terapeutico è la coerenza tra scuola e famiglia, in modo da viaggiare tutti sulla stessa lunghezza d’onda, avendo previsto gli stessi obiettivi e il bambino possa maturare e modificare (sforzandosi) i suoi comportamenti con serenità e successo. (rita.verrardi@libero.it)

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