rotate-mobile
Venerdì, 29 Marzo 2024
Opinioni

Opinioni

A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

Opinioni

Supermarket Montecitorio: il moralismo dell'IdV e la disinvoltura dei praticoni

La compravendita di voti in parlamento è finita a palazzo di Giustizia. La procura di Roma è stata costretta a intervenire dalle notizie sui parlamentari che avrebbero scambiato il proprio voto di fiducia al governo in cambio del pagamento di un mutuo o con la promessa di lauti contratti in caso di mancata rielezione di deputati a rischio di non riconferma. Probabilmente l’intervento dei pm è esagerato, anche se l’azione penale è obbligatoria, in quanto sanziona mutamenti di opinione moralmente criticabili ma purtroppo legittimi. Il parlamentare non ha obbligo di mandato e in questa legislatura ben settanta hanno cambiato casacca.

La compravendita di voti in parlamento è finita a palazzo di Giustizia. La procura di Roma è stata costretta a intervenire dalle notizie sui parlamentari che avrebbero scambiato il proprio voto di fiducia al governo in cambio del pagamento di un mutuo o con la promessa di lauti contratti in caso di mancata rielezione di deputati a rischio di non riconferma. Probabilmente l’intervento dei pm è esagerato, anche se l’azione penale è obbligatoria, in quanto sanziona mutamenti di opinione moralmente criticabili ma purtroppo legittimi. Il parlamentare non ha obbligo di mandato e in questa legislatura ben settanta hanno cambiato casacca.

Tuttavia le cronache non ci restituiscono solo il racconto di un mercato truffaldino quanto il fallimento di una operazione politica. Alcuni casi rivelano il problema politico di fondo. Nel Pd molti parlamentari se ne sono andati con Rutelli in quella che è stata la piccola scissione dei moderati. Uno, un ex prefetto, se ne è andato con l’Udc.  Tutti sono rimasti all’opposizione. Tranne uno. Massimo Calearo. Veltroni lo candidò, assieme a una pletora di sconosciuti e di portaborse, alcuni sono finiti anche nelle liste pugliesi, credendo di aver fatto il colpo della vita. Calearo era uno dei falchi di Confindustria, vicino alla Lega. L’allora segretario del Pd voleva dimostrare che il suo partito poteva allargarsi fino a comprendere esponenti di mondi lontani.

Calearo adesso voterà probabilmente la fiducia e sono settimane che spera di avere un incarico di governo da Berlusconi. Sono stati eletti dal Pd anche i sei radicali che faranno sapere all’ultimo momento che cosa voteranno. Quando si sente parlare della necessità di tornare allo spirito originario del Pd bisogna fare mente locale su questi episodi.

Ma è l’Italia dei valori il partito in cui Berlusconi ha fatto lo shopping più fruttuoso. Due parlamentari sono passati dall’altra parte. E’ una storia che continua. Cominciò un certo Carrara, poi si passò al rotondo De Gregorio, siamo finiti a Razzi e Scilipoti. Il partito più intransigente verso il premier si rivela la trincea più friabile dell’antiberlusconismo. E’ uno strano destino quello della compagine dipietrista.

La bandiera della questione morale agitata con grande  vigore non ha fatto velo ai numerosi casi di disinvoltura, diciamo così, affaristica come testimoniò la stessa fine ingloriosa della carriera politica del figlio dell’ex pm e la denuncia che fece un caro amico di Di Pietro come Paolo Flores d’Arcais sulla questione morale nell’Italia dei valori. Un suo deputato, Americo Porfidia, è stato persino accusato di aver trafficato con la camorra. In generale bisogna diffidare dei moralisti. La storia politica americana ci ha consegnato storie straordinarie di severi custodi della morale coinvolti in scandali sessuali. Anche la diffusione della pedofilia nella Chiesa racconta gli stessi guai.

Il fatto è che l’Italia dei valori è stata sempre il crocevia del trasformismo, soprattutto meridionale. Un vecchio ceto politico che ha attraversato molti partiti si è riciclato in nome dell’antipolitica. Di Pietro in cambio del dominio assoluto sulla sua creatura ha aperto le porte “alla qualunque” pur di raccattare voti in periferia. L’estremismo moralistico è stata la bandiera spesso di interessi inconfessabili. Ha fatto più proseliti Mastella di quanti siamo disposti a vederne.

La lezione da trarre da queste operazioni che degradano la politica è che sono preferibili i partiti che hanno identità precise in grado di rappresentare culture e interessi definiti piuttosto che agglomerati indistinti in cui prevale un capo e nessuno si deve misurare con la forza di attrazione delle idee. In un’epoca in cui si celebra il mantra della fine delle ideologie, bisogna rivalutare i pensieri forti che spesso sono in grado di fornire un reclutamento più virtuoso. L’intransigenza dei moralisti spesso nasconde la disinvoltura dei praticoni.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Supermarket Montecitorio: il moralismo dell'IdV e la disinvoltura dei praticoni

BrindisiReport è in caricamento