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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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Unità d'Italia, abbiamo perso un'altra occasione per fare una proposta utile

Questa storia di Brindisi già capitale d’Italia esclusa dal programma ufficiale del 150mo anniversario dell’Unità d’Italia non convince tutti, incluso il sottoscritto. Ma non perché ritengo che fosse giusto invece tenerne conto, al contrario perché considero ragionevole la valutazione – semmai sia stata fatta - che Brindisi e Salerno con il processo unitario c’entrino davvero poco, e comunque non più di tante altre città dell’allora regno borbonico. Mentre è un’altra faccenda se si dovesse prendere in considerazione la fase storica successiva all’8 settembre del 1943, che però è altra cosa. Certo, Brindisi e la sua provincia hanno contribuito con personaggi importanti, entrambi poi deputati nei primi parlamenti post-unitari, come Salvatore Morelli, nativo di Carovigno, propugnatore dei diritti delle donne, e Cesare Braico, medico e soldato, garibaldino della prima ora, che cominciarono il loro percorso con i moti del 1848. Ed altri ancora. Ma quali città italiane non hanno dato uomini illustri, e anche sangue, alla causa liberale risorgimentale?

Questa storia di Brindisi già capitale d’Italia esclusa dal programma ufficiale del 150mo anniversario dell’Unità d’Italia non convince tutti, incluso il sottoscritto. Ma non perché ritengo che fosse giusto invece tenerne conto, al contrario perché considero ragionevole la valutazione – semmai sia stata fatta - che Brindisi e Salerno con il processo unitario c’entrino davvero poco, e comunque non più di tante altre città dell’allora regno borbonico. Mentre è un’altra faccenda se si dovesse prendere in considerazione la fase storica successiva all’8 settembre del 1943. Certo, Brindisi e la sua provincia hanno contribuito con personaggi importanti, entrambi poi deputati nei primi parlamenti post-unitari, come Salvatore Morelli, nativo di Carovigno, propugnatore dei diritti delle donne, e Cesare Braico, medico e soldato, garibaldino della prima ora, che cominciarono il loro percorso con i moti del 1848. Ed altri ancora. Ma quali città italiane non hanno dato uomini illustri, e anche sangue, alla causa liberale risorgimentale?

E’ solo la prima delle ragioni che inducono a ritenere non fondate le critiche per l’esclusione di Brindisi dal novero delle ex capitali nel contesto del processo di unificazione nazionale. La seconda ragione è che questi rilievi mossi al comitato nazionale per le celebrazioni del 150mo anniversario (il Presidente della Repubblica forse non era il destinatario giusto, ma comunque rappresenta l’unità della nazione) sono del tutto tardivi. Bisognava pensarci prima, e offrire l’impegno della città e della sua provincia ad organizzare un evento importante ed utile. Le perplessità dell’ultima ora lasciano il tempo che trovano.

Detto ciò, nel momento giusto e nelle sedi giuste si sarebbe potuto rilevare che il programma delle celebrazioni è criticabile, e forse potrebbe essere ancora integrato (con il contributo delle Università e di alcune città e Regioni  meridionali), nella parte della lettura critica dei processi sociali che hanno segnato il Mezzogiorno dal 1860 al 1871, frettolosamente liquidati come fenomeni di brigantaggio nella maggior parte dei testi scolastici, scarsamente studiati se non nelle facoltà di Storia e nei lavori di bravi ricercatori locali. Sarebbe stato utile inserire nel calendario degli eventi per l’anniversario dell’Unità d’Italia convegni, ricostruzioni dei fatti, itinerari storico-culturali di quelle vicende che fanno parte a pieno titolo della storia italiana. Non si può accettare la glorificazione del generale Cialdini e l’ennesima cancellazione dei moti contadini e popolari contro la nuova amministrazione statale, spesso peggiore e più corrotta di quella borbonica. L’Unità d’Italia non è solo Curtatone e Montanara, Goito e Pastrengo, Gaeta e Ancona. Al Presidente (e a noi)  sarebbe stato più utile ricevere una proposta del genere.

Del provincialismo troppo zuccherato meglio non parlare. E’ merce da furbi, non utile a un territorio che deve costruire il proprio futuro con un nuovo lavoro anche da parte della politica, e farsi rispettare per i risultati e non per le tabelle stradali. Un'ultima annotazione: per essere considerata a tutti gli effetti una ex capitale, una città deve essere stata anche sede del Parlamento. Qui c'era solo un re in fuga con i suoi ministri.

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