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Venerdì, 29 Marzo 2024
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A cura di Blog Collettivo

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L'accordo con l'Italia: "Tunisia, nazione storicamente laica"

L’opinione di Foad Aodi, medico e docente universitario, presidente della “Comunità del Mondo Arabo in Italia”, che ha risposto alle nostre domande

Recentemente il presidente della repubblica tunisina, Benji Caid Essebsi, si è recato in visita diplomatica in Italia, dove ha potuto incontrare il presidente del Consiglio , Paolo Gentiloni, ed il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Non si è solo sottolineata la grande amicizia che lega da tempo i due Paesi. E’ stata anche l’occasione per firmare degli accordi importanti che prevedono una fattiva collaborazione sul tema  della lotta al terrorismo e all’immigrazione clandestina.

L’incontro è giunto  proprio negli stessi giorni in cui il “ Consiglio supremo degli Ulema del Marocco”, massima autorità religiosa islamica della nazione, sanciva con un documento la non passibilità di pena di morte pei i musulmani che si convertono ad altra religione. Su tutto questo abbiamo chiesto l’opinione di Foad Aodi, medico e docente universitario, e presidente della “Comunità del Mondo Arabo in Italia”, che ha risposto alle nostre domande:

La recente visita in Italia del presidente tunisino Essebsi ha certamente rimarcato l’importanza dei rapporti diplomatici tra Italia e Tunisia, anche in funzione della cooperazione della lotta al terrorismo. E’ d’accordo?

E’ fondamentale che sia cosi. Vi sono molti elementi in comune tra la politica estera italiana e quella tunisina. L’ho constatato di persona, quando più di due anni fa mi sono recato in Tunisia ad una conferenza della Lega Araba, dove si è  trattato l’importante  tema dei tanti giovani tunisini che hanno deciso di andare a combattere in Siria, e da dove poi sono tornati per compiere degli attentati. Per questo, la collaborazione con la Tunisia, in chiave anti-terroristica, è un passaggio essenziale che deve essere fatto dopo l’importante rapporto diplomatico che deve anche esserci tra Italia e Libia.

La cosiddetta “ Primavera araba” ha portato, senza ombra di dubbio, una fortissima destabilizzazione in Libia, Siria ed Egitto, provocando anche delle feroci guerre civili. Come mai la Tunisia, invece,  è rimasta al riparo da tutto questo?

La Tunisia è, a mio modo di vedere, una nazione storicamente laica. Non ha al suo interno organizzazioni o associazioni che potevano, in qualche modo, appoggiare i movimenti più estremisti legati al radicalismo islamico, che hanno finito con l’essere cosi emarginati. Non si tratta quindi di una nazione fortemente ideologizzata, nella quale il fondamentalismo avrebbe potuto trovare una terra fertile.

Dopo la caduta di Ben Alì, anche se con grande difficoltà, la nazione è andata incontro ad una progressiva democratizzazione, coinvolgendo le donne e la classe operaia. Purtroppo, il vero nervo scoperto credo riguardi l’altissima percentuale di disoccupazione giovanile. Credo che molti giovani siano scappati dalla Tunisia più che altro per ragioni economiche e non ideologiche.

Recentemente il “consiglio superiore” degli Ulema del Marocco ha decretato che chi abbandona la religione islamica per convertirsi non è passibile di pena di morte. E’ un chiaro evento positivo, è d’accordo ?

Si , è certamente questo un evento molto positivo. Credo questo sia un effetto a distanza della Primavera araba, quello voluto dai giovani che chiedevano libertà, giustizia e uguaglianza. Giovani che desideravano anche di potersi esprimere liberamente , in modo diverso, anche sul tema religioso.  Credo che il Marocco abbia dato un buon esempio e che questa sia la risposta giusta da dare chi si chiede ancora se Islam e democrazia possano convivere.

L’ organizzazione da lei presieduta, la “Comunità del mondo arabo in Italia” ha recentemente promosso alcune iniziative che hanno previsto la presenza di cristiani nelle moschee italiane e di musulmani nelle chiese. Che bilancio può darci di questa iniziativa?

Sicuramente le due iniziative, sia quella “ musulmani in chiesa”  che ha visto l’adesione di oltre 23.000 persone, sia quella di “ cristiani in moschea”, hanno avuto , dal punto di vista mediatico, un risultato molto positivo. Sono stato abbastanza contento del fatto che, davvero in tanti, hanno sottolineato l’importanza della nostra iniziativa, che ha teso a dare voce alle tante organizzazioni musulmane presenti in Italia. Abbiamo voluto dare loro un appoggio, valorizzando il dialogo inter-religioso.

Circa questo aspetto ricordo l’importanza di un accordo raggiunto recentemente tra il Ministero degli Interni italiano e le varie associazioni islamiche italiane. Noi della Comai abbiamo un nostro rappresentante nel “ Consiglio delle relazioni con l’islam italiano”. La Comunità del mondo arabo in Italia è una comunità laica, che ha sempre fatto delle proposte concrete. Abbiamo sempre contrastato l’idea delle “moschee fai da te”. E’ necessario costruire le moschee in modo legale, da tutti i punti di vista. La nostra iniziativa credo abbia dato un contributo serio ed opportuno a tutti coloro credono nel dialogo e nelle religioni viste come simbolo di pace e fratellanza. E’ stato davvero tutto un grande successo.

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