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Venerdì, 19 Aprile 2024
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E la polizia scoprì che per la marijuana qualche ragazza era disposta a tutto

Non è che Francesco Curto richiami immediatamente l'immagine di uno svedese, ci vuole un po' di fantasia. Ma lo chiamano così, a quanto pare, e la Mobile ha dato questo "codice" all'operazione di stamani, che ha condotto all'arresto di sette persone

BRINDISI – Non è che Francesco Curto richiami immediatamente l’immagine di uno svedese, ci vuole un po’ di fantasia. Ma lo chiamano così, a quanto pare, e la Mobile ha dato questo “codice” all’operazione di stamani, che ha condotto all’arresto di sette persone, una delle quali – una ragazza - assegnata ai domiciliari, cinque delle quali di Brindisi e due di San Vito dei Normanni, questi sub-concessionari degli altri nelle attività di spaccio di sostante stupefacenti.  L’indagine è stata molto rapida, dieci mesi circa ha spiegato il capo della Mobile brindisina, Alberto Somma, e breve è stata l’attesa del pm Valeria Farina Valaori per ottenere dal gip Maurizio Saso i provvedimenti cautelari.

Un campionario della marijuana e della coca sequestrate in dieci mesi di indagini-3Non c’è ipotesi di associazione per delinquere, in questa vicenda: l’approvvigionamento e lo spaccio di droga era una attività di famiglia, e più precisamente del gruppo formato dai cugini Francesco Curto, 28 anni, e Michele Baglivo, 27 anni. Curto era quello specializzato in marijuana, l’altro in cocaina. La marijuana era di provenienza albanese, non certo la migliore qualità sul mercato ma certamente quella che lo ha saturato. La coca era acquistata presso fornitori leader nelle province di Lecce e Brindisi.

Gli investigatori della Mobile, hanno spiegato il sostituto commissario Domenico Conte e il capo della sezione antidroga, l’ispettore Pasquale Carlino, di clienti del gruppo Curto - Baglivo ne hanno incontrati tanti, e state a sentire se l’uso assiduo di marijuana ha o meno effetti collaterali: una ragazza che fumava dall’età di 15 anni erba con evidenti danni neurologici, è l’esempio citato da Conte. E le studentesse adolescenti, e anche molto belle (sono state tutte identificate), che si offrivano a uno degli spacciatori della banda in cambio di dosi di marijuana, ha raccontato Carlino.

Il tugurio di via Asmara-2Di questi ultimi episodi - la polizia ne ha registrati quattro, uno anche con rapporti multipli – avvenuti in un tugurio di via Asmara al rione Cappuccini, e in altro locale al Paradiso, di cui si è avuta contezza attraverso le intercettazioni disposte dal pm e concesse dal gip, non vi è menzione negli atti perché non hanno un rilievo penale. Non c’è stato ricatto, ma proposta da parte delle ragazze in cerca di erba. Ma il rilievo sociale c’è ed è pesante. Chi minimizza sull’utilizzo della marijuana per scopi non terapeutici probabilmente non considera cosa può accadere se una persona non ha denaro, non ha difese caratteriali. Bisognerebbe indossare i panni di genitore per capire bene.

Questa indagine è cominciata quasi per caso (in quel momento era fuori servizio) quando proprio l’ispettore Carlino ha assistito ad uno scambio di un quantitativo di marijuana, bloccando il brindisino Gianluca Zecca con 530 grammi di erba. Nel corso dei dieci mesi di indagini, con l’ausilio delle intercettazioni, sono stati sequestrati in tutto in vari servizi mirati 600 grammi di coca e dieci chili di marijuana.

Francesco Curto 2-2-2Questo gruppo chiuso utilizzava un nascondiglio in una abitazione di contrada Pigna Flores, dove vive una delle persone arrestate oggi, il 54enne Tonino Ferrari. Nell’attività di detenzione e spaccio sono coinvolti secondo gli inquirenti la zia di Michele Baglivo, Anna Colonna di 34 anni, e il marito Maurizio Baglivo di 36 anni. Antonio Del Fiore, 24anni, di San Vito dei Normanni, era una delle persone che sia approvvigionavano dal gruppo brindisino per poi vendere la droga nella loro zona. Del Fiore, dice la polizia, usava la sua ragazza, la 21enne Denise Tedeschi (si trova ora ai domiciliari), come corriere per portare i quantitativi di stupefacente da Brindisi a San Vito e per tenerli nascosti in casa sua visto che era meno sospettabile del suo amico.

Curto e Maurizio Baglivo sono anche noti come occupatori di appartamenti popolari. Il cosiddetto “Svedese” stamani è stato infatti arrestato in un alloggio Iacp dove qualche tempo fa la Mobile era intervenuta per la presenza di una persona anziana morta da undici giorni. Ora si sta accertando se questa volta l’appartamento gli fosse stato assegnato regolarmente. Di fatto, Francesco Curto, come i Baglivo, è un disoccupato. Ma aveva in casa 3mila euro in contanti trovati nel corso della perquisizione: “E chi vuoi che non abbia in casa un po’ di soldi per fare la spesa”, ha spiegato ai poliziotti. (Le foto sono di Gianni Di Campi)

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