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Cronaca

“Condotte mafiose mai cessate: vincolo associativo resistente”

Lo stesso gip che firmò la precedente ordinanza annullata dal Riesame ora scrive: “Necessario salvaguardare la collettività da azioni criminose”. E’ la terza volta che la Dda chiede gli arresti, ispezione ministeriale ancora in atto

BRINDISI – Blitz numero due, sotto la stessa voce. Omega bis per l’omicidio di Antonio Presta con annessi presunti affiliati alla Sacra Corona Unita, attentati e regolamenti di conti sullo sfondo della droga. Arrestati tutti per la seconda volta perché è “dimostrata la continuità, la ripetitività e la professionale delle condotte ascritte a ciascuno degli indagati, sostanzialmente mai cessate, talvolta apparentemente interrotte per brevi periodi, soprattutto quelli di detenzione”.

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L'ordinanza di arresto bis

Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce, Vincenzo Brancato, ha motivato in questi termini la raffica di arresti eseguiti oggi, dopo le scarcerazioni avvenute lo scorso mese di gennaio, per effetto dei ricorsi al Tribunale del Riesame per mancanza di autonoma motivazione da parte del gip. Lo stesso gip. Brancato firmò l’ordinanza del 12 dicembre 2016, poi annullata, Brancato ha firmato il 13 settembre scorso la nuova ordinanza, la numero due, in pendenza dell’inchiesta ministeriale disposta per ricostruire le fasi della vicenda. Non sarebbe ancora stata depositata la relazione conclusiva degli ispettori spediti a Lecce dal Guardasigilli.

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Si apprende che in realtà la richiesta di arresti in carcere per i presunti affiliati della Scu, frangia brindisina, a cominciare da Carlo Solazzo, accusato di essere stato il killer di Antonio Presta, in realtà non sarebbe la seconda, ma la terza in ordine di tempo dal momento che, proprio in sede di discussione davanti ai giudici del Riesame, alcuni difensori degli indagati, hanno scoperto l’esistenza di un provvedimento di arresto precedente a quello eseguito il 12 dicembre. Quel provvedimento sarebbe stato annullato nel momento in cui l’allora procuratore capo Cataldo Motta (ora in pensione, nella foto in basso) e il sostituto Alberto Santacatterina evidenziarono in una lettera la carenza di motivazione del gip che avrebbe di fatto portato all’annullamento in sede di Riesame.

Le affiliazioni della Scu

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Quel vizio “oggi” è stato superato.  Esigenze cautelari, quindi, concrete in quanto attuali, che si aggiungono ai gravi indizi di colpevolezza, in larga parte riconducibili alle dichiarazioni dei pentiti della Scu, riscontrate dai carabinieri. Concreto – si legge – è “il pericolo di reiterazione delle condotte delittuose poste in essere, caratterizzate anche dall’ulteriore requisito della violenza con uso delle armi e della finalità di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso, a dimostrazione della stabilità del vincolo associativo e della fattiva partecipazione degli associati al sodalizio e al compimento dei singoli reati fine proprio dello stesso”.

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Confessione sullo spaccio di droga

Fatta questa considerazione, il gip prosegue: “Deriva da ciò l’esigenza cautelare di salvaguardia della collettività dal ripetersi di azioni criminose violente, intimidatorie, sopraffatrici, di controllo e gestione del territorio, innervando lo stesso ed espandendosi capillarmente fino a soffocare ogni legittima iniziativa economco-imprenditoriale e imponendo, in ultima analisi, la soggezione alle disposizioni dettate dal sodalizio mafioso, quindi, la cieca osservanza delle stesse”.

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Non solo. “Va, inoltre, osservato – ha scritto il gip – come dalle indagini sia emerso in maniera evidente come gli indagati, privi di stabile o anche occasionale occupazione, abbiano tratto il loro sostentamento esclusivamente dalla commissione dei reati contestati, destinati a protrarsi con continuità nel tempo”. Ulteriore motivazioni che ha portato il giudice per le indagini preliminari a qualificare come “professionali le condotte censurate”. I difensori, anche questa volta, seguiranno la strada del Riesame.

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