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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Dagli Usa in Thailandia: il pianista brindisino che ha conquistato il mondo

Aveva 5 anni quando per la prima volta si è seduto davanti al pianoforte. Oggi il brindisino Stefano Miceli ha 38 anni, gira il mondo ed è un pianista e un maestro d'orchestra tra i più noti a livello internazionale. La prossima settimana sarà in Asia, andrà prima in Vietnam e poi in Thailandia

BRINDISI - Aveva 5 anni quando per la prima volta si è seduto davanti al pianoforte. Oggi il brindisino Stefano Miceli ha 38 anni, gira il mondo ed è un pianista e un maestro d’orchestra tra i più noti a livello internazionale.

Nato a Brindisi, sin da bambino, ha coltivato la passione per il pianoforte: ha iniziato a studiare al Conservatorio “Tito Schipa”di Lecce  seguito dalla professoressa Maria Luisa Redi. Pochi anni dopo, ha deciso di continuare il suo percorso di formazione pianistica a Napoli, presso il Conservatorio San Pietro a Majella, sotto la guida del maestro Luigi Averna e successivamente di Carlo Bruno, Bruno Canino, Alexander Hintchev. Mentre si laureava in pianoforte con il massimo dei voti, ha avviato i suoi studi di composizione nell’istituto napoletano per poi diplomarsi in Direzione d’Orchestra, presso l’Accademia Musicale pescarese seguito dal maestro Donato Renzetti.

Stefano Miceli sul palcoscenico del Teatro di Melbourne-2Spinto dall’ambizione, ha continuato ad affinare le sue conoscenze musicali alla Scuola di Musica di Fiesole e presso la Catholic University a Washington. Il suo percorso di studi è durato 20 anni, esattamente dall’84 al 2004, quando poi è iniziata a tutti gli effetti la sua brillante carriera lavorativa e la sua passione, ha preso una valenza diversa, decisamente più importante. Stefano oggi è pianista, direttore d’orchestra e riveste in alcune occasioni anche il ruolo di insegnante. Ha guadagnato notorietà internazionale a seguito di importanti debutti nei teatri più prestigiosi del mondo: all’estero presso Carnegie Hall di New York, Berliner Philarmonie di Berlino e Forbidden City di Pechino. In Italia, invece, è salito sul palcoscenico del Teatro La Fenice di Venezia, dell’Orchestra di Milano e del Massimo Bellini di Catania.

Stefano dirige la sua orchestra-2Nell’ambito della sua attività, Miceli ha ricevuto diversi riconoscimenti: nel 2008 è stato premiato con la medaglia d’argento dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano  a seguito del concerto svolto a Roma per la celebrazione della Carta Costituzionale e nel 2012 ha ricevuto a New York il premio carriera “Bravo Award”. Oltre tutto questo, va considerato anche l’aspetto che riguarda la didattica. Il pianista brindisino è, infatti, un visiting professor negli Stati Uniti  presso la Boston Universitye, la Manhattan School of Music e la Juliard School of Music di New York. Nell’ambito di ciò, la sua attività si estende maggiormente in quanto egli  si occupa di perfezionare la formazione professionale dei giovani allievi.

La prossima settimana Stefano sarà in Asia, andrà in Vietnam e poi in Thailandia per suonare e dirigere concerti in tutti i vari paesi dell’uno e dell’altro Stato. Una carriera eccellente la sua, un grande curriculum e un lungo viaggio che gli ha consentito di realizzare un sogno.  

Cosa rappresenta per lei il pianoforte?

Il pianoforte per me è una passione, ma non posso non considerare il fatto che oggi sia diventato un lavoro che svolgo a livello internazionale. Voglio dire sinteticamente che in questo momento rappresenta proprio uno stile di vita che caratterizza la mia quotidianità.

Visto che ormai lei gira il mondo, cosa prova quando ritorna a Brindisi?

Ritornare a Brindisi per me è come rivivere un momento poetico della mia vita perché è un richiamo a quello che sono le mie origini. Posso girare il mondo in lungo e in largo, ma guardo sempre la mia città, quella in cui sono nato, con tanta ammirazione.

Pensando a Brindisi e a quella che oggi è la sua attività, ha qualche progetto a riguardo?

Molti mi chiedono di portare parte del mio lavoro anche qui. Devo dire che da qualche tempo sto pensando seriamente a questa proposta: vorrei creare un legame musicale tra alcune delegazioni asiatiche di studenti e questa città perché sono convinto che dal punto di vista delle relazioni internazionali, Brindisi possa offrire tanto. La mia idea si sta concretizzando attraverso dei contatti che ho ad Hong Kong, vedremo cosa accadrà.

In base a quella che è stata la sua esperienza di pianista prima, di direttore d’orchestra poi, ma anche di professore, quale consiglio si sente di dare ai giovani, ma soprattutto ai giovani brindisini che studiano in questo settore?

Dico loro che non bisogna accontentarsi mai della propria formazione professionale. Bisogna studiare sempre e confrontarsi con i giovani degli altri paesi. Avere talento è importante, ma bisogna soprattutto credere fortemente nei propri sogni. Agli studenti o ai professionisti brindisini del settore, consiglio invece, di provare ad assaporare fino in fondo i valori di questa città: facendo un paragone con New York che è stupenda, ma glaciale, mi risulta facile dire che Brindisi è vitale, calda, passionale, capace di formare i sentimenti delle persone. E nella musica questo è ciò che serve, quindi è fondamentale che ognuno cerchi di cogliere a pieno i valori che offre questa straordinaria città.

Facendo un tuffo nel passato, provando ad immaginare di avere 5 anni e di vivere nella Brindisi di oggi, farebbe lo stesso la scelta di andar via?

Pensando a quella che è stata la mia formazione professionale, dico a malincuore che probabilmente sarei andato via lo stesso. Osservando, però, quella che oggi è Brindisi dico che magari, oltre a girare il mondo, avrei provato a costruire qualcosa di solido anche nella mia città che, avendo determinate potenzialità merita un’identità musicale di un certo calibro. Ma nulla è perduto, tutto può ancora accadere. 

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