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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

“Zona industriale, acque di falda contaminate: divieto di usarle in agricoltura”

Ordinanza firmata dal commissario Castelli: sostanze chimiche oltre i valori di soglia, alcune anche cancerogene. "Inquinamento significativo, acuto e persistente": a rischio salute e alimentazione. Il provvedimento trasmesso anche in Procura

BRINDISI – Sostanze chimiche, anche cancerogene, sono state accertate nelle acque di falda della zona industriale di Brindisi, al di sopra delle soglie di contaminazione, motivo per il quale da oggi è vietato usarle in agricoltura per coltivare terreni.

Cesare Castelli-2Il divieto parte dal Comune di Brindisi e porta la firma del commissario Cesare Castelli sotto forma di ordinanza urgente, strumento necessario a garantire la salute della popolazione e la sicurezza alimentare che potrebbero essere a rischio nei casi in cui quelle acque dovessero essere impiegate per irrigare i campi in cui si coltivano pomodori o carciofi, solo per fare due esempi.

Il provvedimento è stato trasmesso anche in Procura, oltre che ai ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico, nonché al Comando della polizia municipale e al personale ispettivo dell’Asl a cui sono stati delegati i controlli. I trasgressori saranno multati.

Per quale motivo l’ordinanza è stata pubblicata proprio oggi? Perché c’è stata un’espressa richiesta del dirigente del settore Ecologia, Gaetano Padula, sulla base di “riscontri effettuati sui piani di caratterizzazione chimica effettuati sulle matrici ambientali” e più esattamente su suolo, sottosuolo e acque di falda da parte delle “aziende industriali insediate” nel perimetro del Sin (il sito di interesse nazionale per la bonifica). Dalle analisi è emersa la “presenza di indici chimici di contaminazione eccedenti le soglie.

Gaetano Padula-2I valori, come scrive Padula, sono stati superiori rispetto alle soglie di contaminazione nelle acque di falda freatica “sia su parametri organici che inorganici” e i risultati sono stati “confermati dalle controanalisi effettuate dall’Arpa di Brindisi”.

Per questo motivo, lo stesso Comune di Brindisi ha convocato una conferenza di servizi a cui sono stati invitati i dirigenti dell’Azienda sanitaria locale e dell’Arpa allo scopo di “assumere provvedimenti tesi a inibire l’uso delle acque di falda ricadenti nella zona industriale, per finalità agricole”.

Il confronto è avvenuto lo scorso 16 dicembre e in questa sede e si è preso atto che “la progettazione definitiva del sistema di emungimento e trattamento delle acque di falda freatica non ha, ancor oggi, permesso di attivare procedure di gara e che, pertanto, le stesse continuano a essere interessate dalla presenza di una contaminazione” che nel verbale della riunione è stata qualificata con tre aggettivi, “significativa, acuta e persistente”.

E’ stato anche ricordato che il Ministero dell’Ambiente, a suo tempo, ha affidato alla società Sogesid l’elaborazione di progetti di “messa in sicurezza permanente” consistenti nella realizzazione di “barriere idrauliche, emungimento e successivo trattamento delle acque in appositi impianti”. Il tutto anche a seguito dell’accordo di programma del 18 dicembre 2007.

In una situazione del genere, l’Amministrazione comunale di Brindisi, nel frattempo affidata alla gestione commissariale, è intervenuta con un provvedimento nel quale è stato ricordato che “è necessario assumere valutazioni e decisioni per evitare l’impiego di acque inquinate nella coltivazione dei terreni destinata a prodotti vegetali e alimentari” e di conseguenza per impedire l’inserimento “nella catena trofica sino ad arrivare al consumo” perché in tal caso sarebbero messe a rischio la sicurezza alimentare e la salute della popolazione. Da qui l’ordinanza firmata dal commissario prefettizio Castelli.

Il Comune, inoltre, sempre in occasione della conferenza di servizi, ha evidenziato la “necessità di effettuare, con Arpa e Asl” ulteriori accertamenti per stabilire “la tipologia degli inquinanti rilevati in falda e la loro ubicazione cartografica anche rispetto a quella dei pozzi freatici”, le coltivazioni esistenti e la capacità bioassorbente delle stesse colture.

Una volta terminate le verifiche, saranno adottati “ulteriori provvedimenti per tutelare e salvaguardare la salute pubblica e l’igiene ambientale”. 

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