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Cronaca

Duplice tentato omicidio mafioso, arrivano le richieste di condanna

Requisitoria nel processo d’appello Dejà-vu: 14 anni e quattro mesi per Gianluca Candida accusato di aver offerto supporto logistico

BRINDISI – Accuse confermate nel processo d’appello nato dall’inchiesta Dejà-vu su una frangia della Sacra Corona Unita a cavallo tra le province di Brindisi e Lecce, gruppo che avrebbe gestito il traffico di droga, le estorsioni e il prestito di denaro a usura. Sodalizio nel quale sarebbe maturato anche un duplice tentato omicidio.

Il tribunale e la procura di Lecce

Il duplice tentato omicidio

Le richieste di condanna per gli imputati, arrestati due anni fa, sono state consegnate nell’udienza di questa mattina ai giudici della Corte d’Appello di Lecce: la pena più elevata è stata invocata per Gianluca Candita, difeso dall’avvocato Francesco Cascione, per il quale il procuratore generale Nicola D’Amato ha chiesto 14 anni e quattro mesi di reclusione.

L’imputato, originario di San Pietro Vernotico, è accusato di aver fornito supporto logistico in occasione dell’agguato che avrebbe dovuto essere mortale per Marino Manca e Luca Greco, l’8 settembre 2012. Quel che avrebbe dovuto essere un bagno di sangue avvenne nell’abitazione di Greco, in contrada Carli, nelle campagna fra Squinzano e Trepuzzi: qui, stando all’accusa, si sarebbero presentati Salvatore Milito e Michele Intermite, i primi a essere arrestati su richiesta della Dda, nel frattempo sotto processo per un appello bis. I due fecero sapere di essere intenzionati a comprare una moto, ma secondo la ricostruzione dell’Antimafia, sarebbe stata, invece, un trappola perché in quell’occasione, Intermite puntò una calibro 9 nei confronti di Manca, ma l’arma si inceppò. Manca tentò la fuga e Intermite aggredì Greco anche con un coltello: 24 fendenti.

Milito venne arrestato il 26 settembre 2012, mentre Intermite un mese dopo con l’accusa di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione e dall’agevolazione dell’associazione mafiosa Scu. Le indagini, in seguito, permisero di arrivare a Candita e a Giovanni Tramacere, come complici per aver aiutato i due autori. Per Milito e Intermite, la Cassazione lo scorso mese di febbraio ha annullato con rinvio, accogliendo il ricorso dei difensori rispetto alla sussistenza dell’aggravante mafiosa, di conseguenza per i due imputati pende un nuovo processo d’appello dopo le condanne a 14 anni e otto mesi per Milito e 14 anni e due mesi per Intermite.

Le altre richieste di condanna

Per Candida che scelse l’abbreviato, l’appello è in corso, così come per Tramacere. La posizione di quest’ultimo sarà affrontata dal pg la prossima udienza: la requisitoria, infatti, è stata aggiornata a metà ottobre. Sono state chieste, inoltre, le seguenti condanne:  quattro anni e sei mesi per Alessandra Bruni, 25, di Squinzano; quattro anni per Vincenzo Carone, 57, di Mesagne. E ancora sei anni e otto mesi per Simone Casilli; due  anni per Vladimiro Cassano; otto anni e otto mesi per Patrick Colavitto, 35, di Brindisi; un anno per Mario Conte, 34enne di Squinzano; tre anni per Gianluca De Blasi di Novoli; sei anni e due mesi per Damiano De Blasi, 25, di Trepuzzi; sei anni e sei mesi per Danilo De Santis. Riforma della sentenza, con aumento della pena, chiesta per Saida Bruni, 22 anni, di Squinzano, detta Margot, a nove anni di reclusione a fronte di sei e sette anni e quattro mesi inflitti in primo grado; per Fabio Caracciolo, 34, di Squinzano, a otto anni a fronte di sei anni e quattro mesi.

Nel collegio difensivo, oltre all’avvocato Francesco Cascione, i penalisti  Ladislao Massari, Antonio Savoia, Mario Ciardo, Alberto Gatto, Viola Messa, Elvia Belmonte, Rita Ciccarese, Francesca Conte, Donata Perrone, Alessandro Cavallo, Carlo Raho e Giacomo Serio.

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