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Cronaca

Depuratore Bufalaria, quattro imputati per gli scarichi nella Riserva di Torre Guaceto

Il Consorzio parte civile nel processo: chiesta una provvisionale di 100mila euro. Accolta l’istanza dell’avvocato Gianvito Lillo, respinte le eccezioni sollevate dai difensori dei dirigenti della Regione e dell’Aqp

BRINDISI – La storia del depuratore comunale consortile di Carovigno con lo scarico nella riserva marina di Torre Guaceto è approvata davanti al Tribunale di Brindisi con quattro imputati, tra dirigenti della Regione Puglia e dell’Acquedotto pugliese: sono accusati di aver alterato le acque protette, motivo di orgoglio (non solo) del Consorzio che si è costituto parte civile nel processo con l’avvocato Gianvito Lillo.

Il pm Antonio CostantiniLa prima udienza è stata celebrata questa mattina per effetto del decreto di citazione diretta a giudizio firmato dal sostituto procuratore Antonio Costantini, sulla base degli elementi raccolti in fase di indagine sul depuratore Buafalaria che hanno portato a contestare condotte penalmente rilevanti nei confronti di: Massimiliano Baldini, dirigente dell’Aqp, responsabile dell’Area di coordinamento e gestione degli impianti depurativi;  Fabrizio D’Andria, dirigente dell’Aqp, responsabile tecnico dell’impianto consortile di Carovigno;  Luca Limongelli, dirigente della Regione Puglia, settore Risorse Idriche,  e Andrea Zotti, dirigente della Regione Puglia, responsabile dell’ufficio Attuazione e Gestione.

Baldini e D’Andria sono accusati, in concorso, di aver avviato “all’esercizio il nuovo depuratore comunale consortile di Carovigno, a servizio anche di San Michele Salentino e San Vito dei Normanni, in assenza delle prescritte autorizzazioni alle emissioni in atmosfera” e di aver “effettuato lo scarico dei reflui nel Canale Reale e di conseguenza nelle acque della Riserva marina di Torre Guaceto, non osservando il divieto di modificazione delle caratteristiche dell’ambiente marino protetto, quale mancato rispetto del divieto assoluto di alterazione delle acque”.

Limongelli e Zotti sono imputati per aver redatto la determina del 2014 con cui – previa richiesta dell’Acquedotto pugliese spa – veniva autorizzato lo scarico dei reflui” senza però rilevare, sostiene il pm, “la violazione che tale attività avrebbe comportato alla normativa di settore”. In tal modo, non sarebbe stato impedito alla società, “pur avendone l’obbligo giuridico, la commissione del reato di alterazione delle acque della riserva marina di Torre Guaceto”.

I fatti al centro del processo si riferiscono al 2014, più esattamente “accertati sino al 23 settembre” di due anni fa. Gli imputati  sono difesi dagli avvocati Giuseppe Spagnolo, Massimo Leccese, Alessandro Amato, Rosario Cristini, Francesco Maria Colonna Venisti, Michele Laforgia e Giovanni Orfini, tutti del foro di Bari.

Gianvito LilloL’unica parte civile costituita è il Consorzio di Torre Guaceto che  partecipa al processo con l’avvocato Gianvito Lillo del Foro di Brindisi: il penalista ha visto riconosciute le ragioni evidenziate nella sua istanza e legate sostanzialmente alle conseguenze patite dal Consorzio, a titolo di danni, in relazione alle condotte oggetto del capo di imputazione. A titolo di provvisionale, Lillo ha chiesto la somma di centomila euro.  

Il Tribunale, in composizione monocratica,  ha rigettato la richiesta di costituzione di parte civile presentata dal Comitato per la salvaguardia di Torre Guaceto.

Respinte anche  le eccezioni sollevate dai difensori degli imputati, secondo i quali legittimato alla costituzione di parte civile sarebbe stato solo il Ministero dell’Ambiente, indicato come “persona offesa” nel decreto di citazione diretta a giudizio. Il ministero non si è costituito.

Il giudice, inoltre, ha rigettato anche le eccezioni legate alla competenza territoriale sollevate dagli avvocati, per i quali il processo doveva essere incardinato davanti al Tribunale di Bari. Niente da fare. Il giudizio resta a Brindisi. E sarà quindi il Tribunale di Brindisi a valutare le condotte contestate ai quattro dirigenti.

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