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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Asl condannata per trasfusione infetta: indennizzo da un milione di euro

Il Tribunale riconosce la colpa dell'ex ospedale Di Summa di Brindisi e del Ministero della Salute per il contagio dell'Epatite C, conseguente a sangue infetto nel 1976. Il giudizio promosso da cinque pazienti, l'Azienda ricorre in Appello

BRINDISI – Quarant’anni dopo le trasfusioni, il Tribunale ha condannato la Asl di Brindisi e il Ministero della Salute al pagamento dell’indennizzo a titolo di risarcimento per il sangue infetto, causa del contagio dell’epatite C, denunciato dai figli di un paziente che era in cura nel vecchio ospedale Di Summa.

L'ex ospedale Di SUmma-2La somma complessiva supera un milione di euro ed è il risultato del riconoscimento del danno biologico e morale lamentato dai brindisini, in qualità di figli, dopo il decesso del congiunto che nell’estate del 1976, più esattamente nel mese di luglio, fu costretto a sottoporsi a trasfusioni di sangue, stando a quando si legge nella pronuncia del Tribunale di Lecce.

Le motivazioni sono state depositate il 28 gennaio scorso, qualche giorno fa l’Azienda sanitaria locale di Brindisi ha deciso di appellare la sentenza, con delibera del direttore generale, per chiedere la sospensione dell’esecutività, in virtù della quale Asl e ministero sono tenuti al versamento delle somme, in solido.

Il giudizio è stato azionato nel 2004, la Asl si è regolarmente costituita nel processo civile, al termine del quale è stata ritenuta responsabile per colpa nella qualità di “gestione liquidatoria della disciolta ex Azienda ospedaliera Di Summa di Brindisi”.

Non è la prima volta che il Tribunale si pronuncia accogliendo le richieste di pazienti o eredi, sottolineando la responsabilità per colpa, con conseguente riconoscimento del diritto a ottenere il pagamento di una somma a titolo di indennizzo, parzialmente risarcitorio del danno, da intendere come biologico e morale.

La prima sentenza in questa direzione,  a passare in giudicato, quindi destinata per questo a costituire un importante precedente, è stata pronunciata  dieci anni dopo l’atto di citazione presentato dall’avvocato Marcello Biscosi del foro di Brindisi, in nome e per conto di cinque pazienti che erano in cura presso una struttura sanitaria della provincia. Scoprirono dalle analisi di aver contratto l’epatite Hvc, comunemente definita epatite C: erano in cura essendo stata riscontrata una malattia ereditaria che comporta una grave insufficienza nella coagulazione del sangue e per questo costretti periodicamente a somministrazioni di emoderivati.

La Cassazione si è pronunciata nel mese di dicembre dello scorso anno.

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