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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

“Nuova stazione marittima, nessuna lottizzazione abusiva”

Assolti perché il fatto non sussiste Del Nobile, Di Leverano e Lolli, imputati in abbreviato. Non luogo a procedere per Giurgola, Fischetto, Ricchiuto, Musci e Colabufo. L'inchiesta partita dopo l'esposto di Taveri: per lo stesso pm nessuna irregolarità dietro il progetto Le Vele

BRINDISI – Non c’è stata alcuna irregolarità in termini di lottizzazione abusiva dietro il progetto per la costruzione di una nuova stazione marittima, chiamata Le Vele,  a Punta delle Terrare, zona di Costa Morena Ovest, indicata nel piano urbanistico portuale come commerciale e non destinata a terminal passeggeri. Oggi  il gup ha assolto perché il fatto non sussiste Nicola Del Nobile, Francesco Di Leverano e Ferdinando Lolli, imputati nel processo con rito abbreviato, e ha disposto il non luogo a procedere per Giuseppe Giurgola, Pasquale Fischetto, Tommaso Ricchiuto, Francesco Musci e Tommso Colabufo che invece erano imputati in udienza preliminare.

Le motivazioni alla base delle due decisioni, entrambe firmate dal gup Tea Verderosa, saranno depositate fra trenta giorni e solo allora sarà possibile capire sulla base di quali elementi è venuta a cadere, al momento, l’impostazione accusatoria che lo stesso pm, Antonio Costantini, ha rivisto perché ha chiesto l’assoluzione per quanti avevano optato per il giudizio con rito alternativo.

il progetto della nuova stazione marittima Di certo c’è che l’inchiesta in ambito portuale, delegata alla Guardia di Finanza, è stata svuotata di contenuto e che le condotte ritenute inizialmente rilevanti sul piano penale perché finalizzate alla lottizzazione abusiva dell’area di Punta delle Terrare non ci sono, a differenza degli interrogativi sollevati da Massimiliano Taveri autore di una richiesta di spiegazioni indirizzata alla Procura. Taveri era parte civile.

Nel capo di imputazione si legge dell’esistenza di “azioni e omissioni esecutive” nell’ambito del “medesimo disegno criminoso”, contestate agli ormai ex presidente e segretario generale dell’Autorità portuale di Brindisi, Giuseppe Giurgola e Nicola Del Nobile i quali “hanno emesso tutti i provvedimenti finalizzati alla programmazione e alla realizzazione dell’opera” in una zona non prevista nel piano regolatore portuale in vigore. Stando allo strumento urbanistico la stazione marittima poteva trovare spazio a Sant’Apollinare.

La stessa contestazione è stata mossa nei confronti di Francesco Di Leverano in qualità di (ex) dirigente del settore Urbanistica del Comune di Brindisi, ora passato all’Authority, il quale “in sede di verifica della regolarità della zona” sul piano urbanistico e ambientale, “nonostante fosse a conoscenza della diversa destinazione di piano dell’area interessata, indicata in ricettiva-turistica, ometteva di rilevare che il piano regolatore portuale individuava quel sito come commerciale e industriale”.

L’accusa, quindi, sosteneva che stando al piano regolatore portuale, in vigore all’epoca dei fatti così come ad oggi, la zona commerciale poteva ospitare solo merci e non il terminal per passeggeri. Ed è sempre sulla base di questo assunto la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio anche del dirigente dell’Area tecnica dell’Authority, Pasquale Fischetto, nonché responsabile del procedimento: in tal caso era lo stesso pm che scriveva come non erano state avviate “come necessario, le procedure finalizzate alla variante urbanistica, con richiesta di pareri” anche per tener conto del “vincolo aeronautico”, visto che la zona ricade nel cosiddetto cono di atterraggio e che il progetto prevedeva la costruzione di un terminal a forma di vela.

La contestazione, inoltre, era stata mossa nei confronti  di Tommaso Ricchiuto, amministratore di fatto della società Igeco Costruzioni spa, aggiudicataria dell’appalto ed esecutore delle opere di cantierizzazione finalizzate alla “riqualificazione delle strutture di Costa Morena. Sempre seguendo questa impostazione, la Procura aveva chiesto il processo per Francesco Musci il provveditore alle Opere pubbliche di Bari perché c’era stata “una conferenza di servizi dedicata la progetto e presieduta da Tommaso Colabufo in luogo dell’invio del progetto definitivo per l’approvazione al Consiglio superiore dei lavori pubblici”.

Si era arrivati così all’emissione del decreto provveditoriale del 9 giugno 2011 da cui “risultata definitivo il perfezionamento dell’intesa Stato-Regione per accertamento della conformità urbanistica del progetto. Nei confronti di Giurgola, inoltre, era stata contestata la falsa attestazione nella richiesta di autorizzazione paesaggistica della destinazione urbanistica della zona: il riferimento era all’istanza depositata al Comune di Brindisi il 20 settembre 2010. Nel capo di imputazione figurava anche Lolli in veste di commissario dell’Autorità portuale di Brindisi.

Della lottizzazione abusiva contestata non c’è più traccia con la sentenza pronunciata oggi. Perché nessuno dei fatti contestati sussiste, come avevano sostenuti i difensori degli imputati. Nel collegio difensivo, gli avvocati: Massimo Manfreda, Gianvito Lillo, Vito Epifani, Vittoriano Bruno, Carlo Panzuti, Gabriele De Giorgi, Stefano Di Francesco e Viviana Labbruzzo. La parte civile Massimiliano Taveri, è stata rappresentata in giudizio dall’avvocato Davide De Giuseppe.

L'attesa delle motivazioni va al di là dell'interesse delle parti direttamente in causa. Infatti il riconoscimento della valenza di una conferenza dei servizi come superiore a quella di un piano regolatore portuale sta facendo già discutere soprattutto gli osservatori tecnici. Inoltre resta da capire cosa accadrà dopo la restituzione dell'area all'Autorità Portuale di Brindisi, e se - soprattutto - si andrà avanti con i lavori della nuova stazione marittima che i sigilli congelarono ad una fase di pre-cantierizzazione per problemi connessi alla natura del terreno in quel punto della banchina.  

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