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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Torchiarolo

Polveri sottili a Torchiarolo: quattro esperti bocciano rilievi di Legambiente

Quattro esperti, tutti docenti universitari, bocciano i rilievi e le richieste di Legambiente al piano regionale di risanamento della qualità dell'aria a Torchiarolo, e concordano con le valutazioni di Arpa Puglia

TORCHIAROLO – Quattro esperti, tutti docenti universitari, dei quali Arpa ha ritenuto di garantire l’anonimato poiché hanno fornito gratuitamente la loro consulenza, concordano sul fatto che il “Piano contenente le prime misure di intervento per il risanamento della Qualità dell’aria nel Comune di Torchiarolo (BR) per l’inquinante PM10”, approvato con delibera della giunta regionale lo scorso 4 dicembre, sia fondato su una relazione della stessa Agenzia regionale di protezione ambientale i cui metodi e dati sono attendibili, mentre considerano la richiesta di Legambiente, fatta propria anche dal sindaco Giovanni Del Coco, segnata da presupposti erronei e da richieste di accertamenti tanto complessi quanto superflui.

Si dovrebbe dunque procedere con l’attuazione del piano – già in ritardo – senza sottoposto a Valutazione ambientale strategica da cui l’apposita commissione tecnica regionale lo aveva escluso, contrariamente a quanto chiede Legambiente. Anche perché, dati i continui sforamenti annuali del tetto stabilito per le polveri sottili PM10 (al massimo 35), se non si pone rimedio scatterebbe la procedura di infrazione dell’Unione europea.

Torchiarolo, legna da ardereCosa affermano, in sintesi, i quattro esperti? Sia pure con argomentazioni articolate, tutti considerano molto attendibile la spiegazione che i picchi di PM10 a Torchiarolo siano dovuti alla combustione di biomasse, e principalmente alla legna per il riscaldamento domestico. Lo si deduce non solo dai test condotti con il tracciante levoglucosano, ma anche dal fatto che i picchi siano concentrati nei mesi di novembre, dicembre, gennaio e febbraio, e che si registrino sforamenti soprattutto con venti di scirocco, mentre la centrale Enel di Cerano – distante 8 chilometri – è a nord dell’abitato di Torchiarolo, quindi gli inquinanti dovrebbero raggiungere la cittadina con venti del quarto e del primo quadrante (da maestrale a tramontana).

Il fatto che analoghi picchi non si registrino poi in città vicine come San Pietro Vernotico, Cellino San Marco  ed altri, pur essendo gli stessi vicini alla centrale, da un lato dimostra, secondo gli esperti, che la centrale c’entra molto poco (non più del 10-20 per cento), e dall’altro canto che la centralina di Torchiarolo di via Don Minzoni è collocata in un sito, a nord del paese, che le fa raccogliere la maggior parte delle emissioni locali. C’è dunque una fonte locale, dicono gli esperti, che va monitorata nuovamente, e che soprattutto va azzerata. Come? Se si tratta dei camini delle abitazioni, con un impiego massiccio dei filtri da applicare agli stessi, con il contributo finanziario della Regione Puglia previsto dalla delibera che approva il piano.

L'area attorno a Torchiarolo e la posizione della centrale Enel-3L’esame più sofisticato richiesto da Legambiente, quello della ricerca nel cosiddetto total carbon degli isotopi C12 e C14 da un lato, dicono sempre gli esperti, sarebbe una fatica superflua perché da un lato richiede l’impiego di un acceleratore lineare, test che potrebbero durare anni, e al mondo pare siano pochissimi, forse solo uno, i laboratori in grado di isolare nell’aerosol il C12 ed il C14. Peraltro, sarebbe in parte inutile perché l’isotopo C14 non è un elemento essenziale per individuare il carico ambientale collegato al carbone, essendo un elemento legato anche alle emissioni delle auto.

E quest’ultimo indizio, la vicinanza della superstrada Brindisi-Lecce all’abitato di Torchiarolo deve indurre, nella fase di attuazione del piano, a considerare anche questa fonte inquinante. Da ogni tipo di analisi aggiuntiva non c’è da aspettarsi quanto ipotizza Legambiente. Intanto, nel piano regionale per Torchiarolo, in ogni caso è prevista anche una modifica dei parametri sulle emissioni stabiliti nell’Autorizzazione integrata ambientale concessa dal Ministero dell’Ambiente ad Enel.

La litoranea presso CeranoIl riassunto delle misure del piano è il seguente. Divieto di utilizzo di sistemi di combustione a biomassa non dotati di adeguati sistemi di filtraggio; definizione di un bando che preveda l’acquisizione e l’installazione di sistemi di filtrazione dei fumi di combustione degli impianti civili di riscaldamento, principalmente nella direzione delle abitazioni che non dispongono di altri ulteriori sistemi di riscaldamento; campagna di sensibilizzazione finalizzata alla diffusione di buone regole per una corretta gestione degli impianti domestici; misure restrittive per evitare la combustione di legna in campo aperto, ordinanza che vieta sull’intero territorio comunale di bruciare all’aperto residui vegetali e cellulosici.

Quindi la misura di controllo e riduzione del contributo industriale della centrale Enel di Brindisi, con l’aggiunta di misure dedicate. Che sono: confronto delle emissioni complessive in continuo (Sme) con il limite massico annuale, esteso anche al territorio; riduzione di almeno il 20 per cento del limite massico annuale; riduzione di almeno il 10 per cento del limite di concentrazione del particolato, rispetto a quanto autorizzato dall’Aia (misure che dovranno essere valutate dal ministero con il riesame del parere già rilasciato ad Enel).

Infine, le attività di controllo devono essere più stringenti; i soggetti pubblici dovranno condurre un’azione di comunicazione sinergica, da estendere alla cittadinanza. Qui i link del documento con i pareri degli esperti e il Piano regionale per Torchiarolo.

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