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Cronaca

Scu, il pentito Sandro Campana condannato a due anni

E' la prima sentenza in cui viene riconosciuta l'attenuante della collaborazione dopo l'arresto nel blitz Pax del 14 dicembre 2014. Otto anni e quattro mesi a Raffaele Gravina e a Teodoro Ostuni, otto a Diego Ostuni. Imputate anche due donne, ritenute vicine al gruppo dei "tuturanesi". L'inchiesta partita da un omicidio rimasto ancora senza colpevoli

BRINDISI – A breve Sandro Campana avrà ultimato il periodo delle dichiarazioni ai pm dell’Antimafia, ma ha già ottenuto il primo riconoscimento per la sua collaborazione con la giustizia: è stato condannato a due anni di reclusione con l’accusa di associazione mafiosa e appartenenza al gruppo dei “tuturanesi”, al cui vertice ci sarebbe stato il fratello maggiore, Francesco, stando alle accuse mosse dalla Dda e confermate dallo stesso pentito che lo ha indicato anche come autore e mandante di alcuni omicidi, per i quali è sotto processo a Brindisi.

La sentenza è stata pronunciata nella tarda mattinata di oggi (10 marzo) dal gup del Tribunale di Lecce davanti al quale è stato incardinato il processo con rito abbreviato scaturito dall’inchiesta chiamata “Pax” sull’esistenza della Sacra Corona Unita sino al mese di dicembre di due anni fa, quando Sandro Campana finì in carcere. L’ordinanza di custodia cautelare venne eseguita dagli agenti della Mobile il 16 dicembre 2014 e a distanza di pochi mesi l’indagato decise di parlare con i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, aprendo il periodo dei 180 giorni previsto dalla legge per mettere a verbale le dichiarazioni che attengono alla conoscenza di “segreti” della Scu a cui avrebbero aderito, pur senza le formali affiliazioni, due donne. Condannate a pene più elevate rispetto a quella inflitta al pentito, per il quale il pm aveva chiesto tre anni, chiedendo il riconoscimento dell’attenuante della collaborazione.

Pia Romano-3Pia Romano è stata condannata alla pena di cinque anni e Maddalena Miceli a tre anni e quattro mesi, a fronte di una richiesta pari a quattro anni. Romano è la moglie di Antonello Raffaele Gravina (imputato in un altro troncone e, a sua volta, fratello del pentito Francesco Gravina, alias il Gabibbo) nonché madre di Gianpaolo Gravina, quest’ultimo imputato nello stesso processo e condannato a sei anni di reclusione.

Per Gravina il pm aveva chiesto sei anni e due mesi, sottolineando che il giovane riceveva le direttive dal padre, all’epoca dei fatti detenuto, e della stessa madre durante i colloqui presso la casa circondariale di Lecce.

Miceli è la moglie di Angelo Ostuni, anche lui imputato e condannato nel processo Pax: tre anni e quattro mesi rispetto ai sei anni invocati dal pubblico ministero che lo considerato uno degli associati.

Teodoro OstuniOSTUNI Diego, classe 1974-2Otto anni e quattro mesi sono stati inflitti a Raffaele Gravina e a Teodoro Ostuni: il primo è lo zio di Gianpaolo Gravina e il pm aveva chiesto la condanna a otto anni, il secondo lo zio di altri imputati e per lui erano stati invocati sei anni.

Il gup ha condannato a otto anni Diego Ostuni, per il quale erano stati chiesti sei anni e otto mesi: l’imputato secondo l’accusa avrebbe preso “le distanze dallo zio Teodoro Ostuni, affiliandosi e poi provvedendo all’affiliazione – con rito celebrato nel carcere di Lecce- di Cristian Ostuni, Antonio Ostuni e Diego Guttagliere, al clan dei mesagnesi, a carico di Antonello Raffaele Gravina. Per tutti il pm aveva chiesto la condanna a sei anni, diverse le conclusioni del gup che ha chiuso il conto a quattro anni e otto mesi  per i tre imputati.

Sei anni di reclusione, infine, sono stati inflitti a Damiano Bello e Francesco Lazzaro, in perfetta aderenza alla richiesta consegnata dal rappresentante della pubblica accusa.

Le motivazioni saranno depositate fra novanta giorni e solo dopo i difensori avranno modo di valutare se procedere con il ricorso in Appello. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Laura Beltrami, Marianna Laguercia, Mauro Durante, Albino Quarta, Elvia Belmonte, Davide Di Giuseppe e Amilcare Tana.

Le indagini partirono dall’omicidio di Antonio Santoro, scomparso a 30 anni, il 13 marzo 2008: i resti furono ritrovati, per caso, all’interno di una cavità ipogea in agro di Brindisi, in località Badessa nei pressi dell’omonima masseria, il 26 novembre 2011. Ma quell’esecuzione ad oggi resta un mistero perché non sono stati arrestati i mandanti e i killer. Non è escluso che Sandro Campana e prima di lui gli altri pentiti, abbiano parlato del delitto e che quel che hanno riferito è stato secretato.  

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