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Martedì, 19 Marzo 2024
Cronaca

Scoperto piano di fuga dal carcere dell’ergastolano Antonio Campana: fili d’angelo nascosti nel pane

Il fratello del presunto boss della Scu Francesco e del pentito Sandro progettava di evadere dal penitenziario di Terni: il materiale ordinato su internet dallo zio Igino e sequestrato dalla Mobile nella sua abitazione

BRINDISI – “Speriamo che Natale ce lo facciamo insieme, me ne voglio venire, non a Mesagne, in campagna a Fasano”. Voleva la libertà, l’ergastolano Antonio Campana, ritenuto a capo della nuova Sacra Corona Unita assieme a Raffaele Martena. Avrebbe progettato l’evasione dal carcere di Terni in cui era ristretto dopo la sentenza di condanna al “fine pena mai” e pensava a una villetta sulle colline della Selva per nascondersi. Con la complicità dello zio Igino: per il nipote aveva acquistato su internet i “capelli d’angelo”, fili diamantati per tagliare le sbarre, che avrebbe nascosto nel pane da portare al detenuto in occasione del colloquio.

Il piano di fuga

Antonio Campana-2

La scoperta delle intenzioni di Campana, 39 anni, e di quella che appare la prima parte dell’organizzazione del progetto per la libertà, è stata scoperta dagli agenti della Mobile di Brindisi, sezione Criminalità organizzata-catturandi, nell’inchiesta sulla riorganizzazione della Scu dal carcere e sulla gestione del traffico di droga “Oltre le mura” (nome scelto per questo troncone d’indagine coordinato dal pool dei pm dell’Antimafia di Lecce, con a capo Leonardo Leone de Castris). La relazione integrativa è stata firmata dal capo della Mobile, Antonio Sfameni, ed è stata depositata in sede di Riesame dal pm Alberto Santacatterina.

Le intercettazioni ambientali

Campana ci sperava. Di più. Il fratello del presunto boss, Francesco Campana, ergastolano anche lui, e del pentito Sandro, era convinto di farcela, stando al tenore delle intercettazioni ambientali nella sala colloqui del carcere di Terni. Qui ha avuto modo di incontrare alcuni familiari, dopo essere stato condannato al fine pena mai a conclusione del processo sull’omicidio di Massimo Delle Grottaglie, avvenuto il 16 dicembre 2001. La Cassazione, il 26 maggio 2017 ha confermato la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Taranto, per Campana e per Carlo Gagliari, l’altro imputato: entrambi condannati come esecutori materiali dell’omicidio mafioso premeditato.

Operazione Oltre le mura-2

Tra i parenti autorizzati al colloqui, lo zio Igino Campana, 63 anni, mesagnese, arrestato anche lui nel blitz Oltre le mura lo scorso 15 maggio, perché considerato legato al nipote, al punto da fare da tramite fra il detenuto e l’esterno. Secondo l’accusa mossa dalla Dda, Igino Campana sarebbe stato l’uomo di fiducia di Antonio Campana, pronto a veicolare oltre le sbarre le direttive del nipote per la gestione delle attività riconducibili al sodalizio di stampo mafioso. E, conseguentemente, le risposte dei presunti affiliati.

Il piano di fuga è stato scoperto ascoltato il colloquio tra i due il 17 marzo scorso: la conversazione è stata intercettata dopo segnalazioni della polizia penitenziaria sulla disponibilità anche da parte di Antonio Campana e Raffaele Renna di un telefonino cellulare in carcere. Il primo a essere stato contattato con quella utenza è stato lo zio Igino Campana.

Il denaro e la ricerca di una villa come nascondiglio

Igino Campana-2“Ti faccio arrivare cinquemila euro, con questi mi devi prendere una casa e poi le altre cose che ti chiedo”, dice Antonio Campana. “Sistema, altro non ti dico, basta che mantieni la parola, quello mi interessa zio”. Igino Campana risponde: “A Brindisi io vi vedo troppo vicini”. E l’altro: “No, in campagna”. Il periodo previsto per l’attuazione del piano sarebbe stato il mese di giugno: “Quando facciamo il teatro”. Il riferimento era allo spettacolo finale del laboratorio teatrale interno al carcere di Terni. L’ergastolano era stato ammesso, assieme a 11 detenuti, al corso di pedagogia teatrale.

Durante il colloquio, zio e nipote parlano di come e dove nascondere quel che serve per segare le sbarre della finestra della cella: “Vai dal calzolaio e ti fai mettere dentro la cinghia, tanto se suona che fa, è di ferro. Speriamo che Natale ce lo facciamo insieme, giù me ne devo venire”. Lo zio: “Non a Mesagne”. Il nipote: “E’ normale, in mezzo a una campagna, Fasano, da quelle parti là”.

I fili diamantati nascosti nel pane

Dei propositi di fuga, i due parlano anche il 20 aprile scorso. In questa occasione, stando  quanto di legge nell’integrazione depositata al Riesame, Igino Campana “confermava al nipote di aver procurato di fili per tagliare le sbarre di averli anche provati, aggiungendo di averne ordinati altri quattro”. Il problema restava uno: come riuscire a far entrare in carcere quei fili? La soluzione, viene indicata da Antonio Campana: “Mettili nella pagnotta di pane, mi fai il pane e quando facciamo teatro a giugno me lo dai”.

Il filo oggetto del dialogo è un diamantato adatto a segare i metalli, chiamato in gergo capelli d’angelo. Quei fili sono stati trovati dagli agenti della Mobile il 15 maggio scorso, a casa di Igino Campana, nel corso della perquisizione nella sua abitazione a Mesagne, in occasione della notifica dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Erano in un pacco, scoperto nel primo cassetto del comò della camera da letto: il plico era stato spedito da una piattaforma di vendita on line, all’interno c’erano quattro fili diamantati Wire Saw della lunghezza di 55 centimetri, con due anelli in metallo bianco cromato alle estremità. Tutto posto sotto sequestro e convalidato dal pubblico ministero Simona Rizzo della Procura di Brindisi (competente per territorio). La data di partenza del pacco spedito on line era corrispondente al 17 aprile, il che – secondo l’accusa – conferma quanto asserito da Igino Campana il successivo 20 aprile nel corso del colloquio con il nipote.

Sembrava un piano perfetto. Sembrava. Scoperto in tempo reale.

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