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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Scu, estorsioni nel fotovoltaico: Buccarella e Campana in Cassazione

Ricorso di tutti gli imputati che hanno optato per l'abbreviato dopo le condanne in Appello: dieci anni al presunto capo del gruppo; otto anni e mezzo a Salvatore Buccarella, rogoliano; sette anni alla moglie; quattro anni e otto mesi al figlio. Gli arresti il 19 settembre 2012 nel blitz Helios

BRINDISI – Ricorso in Cassazione per tutti gli imputati brindisini condannati anche in Appello con l’accusa di aver fatto parte della Scu e di aver chiesto estorsioni, sotto forma di guardiania, nei cantieri del fotovoltaico. Ruolo di primo piano è stato contestato e riconosciuto a Francesco Campana, ritenuto il capo, e condannato a dieci anni, mentre otto anni e mezzo sono stati inflitti a Salvatore Buccarella, sette anni alla moglie Antonia Caliandro e quattro anni e otto mesi al figlio, Angelo.

Hanno presentato ricorso anche gli altri imputati in Appello, dopo aver optato per il rito abbreviato: condanna a 14 anni e 4 mesi per Cosimo Giardino Fai, pena determinata in continuazione a sei anni che resta assorbita in quella finale; due anni e otto mesi per Angelo Dimitri, quattro anni per Gabriele Giannone.

Francesco Campana e Salvatore Buccarella-2

Ancora condanna a  dieci anni per Raffaele Renna (detto Puffo); sei anni per Ronzino De Nitto, 38 anni e infine sei anni e otto mesi per Vincenza Trenta, 58 anni di Brindisi, difesa dall'avvocato Domenico Valetta, compagna di Giovanni Buccarella, padre di Salvatore, la cui posizione venne stralciata non essendo più capace di stare in giudizio. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Daniela d’Amuri, Cosimo Lodeserto, Ladislao Massari, Vito Epifani, Pasquale Annicchiarico, Giuseppe Lanzalone, Gianvito Lillo.

Secondo l’accusa, le mani della Sacra Corona Unita, gruppo ritenuto capeggiato da Buccarella, erano arrivate anche nel fotovoltaico. Il processo scaturisce dall’inchiesta della Dda di Lecce chiamata Helios che il 19 settembre del 2012 portò all'esecuzione di sedici ordinanze di custodia cautelare eseguite dai carabinieri.

I presunti taglieggiatori avevano paragonato il proprio ruolo - stando a quanto riportato nel provvedimento - a quello svolto in Sicilia da Cosa Nostra. Ma non è soltanto di soldi che necessitava l'organizzazione, anche di posti di lavoro e di incarichi per le proprie aziende di fiducia. Le opere nei parchi eolici e fotovoltaici andavano svolti "da altre persone che pagano la protezione". La guardiania veniva assicurata, in cambio di soldi:  "Due, tre, quattro, cinque mila euro" al mese. A rafforzare l'accusa anche le dichiarazioni rese da sei pentiti: Ercole Penna, Simone Caforio, Fabio Fornaro, Davide Tafuro e Giuseppe Passaseo

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