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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Carovigno

Il Tar rinvia la decisione, Torre Guaceto insiste: bloccare gli scarichi

Il Tar di Bari non tirerà fuori le castagne dal fuoco ad alcuno, almeno sino al 19 novembre prossimo, nuova data stabilita oggi dai giudici amministrativi per l'esame e la decisione sull'istanza cautelare del Consorzio di Gestione di Torre Guaceto, che chiede la sospensione dell'atto con cui il dirigente regionale preposto ha autorizzato Acquedotto Pugliese dal 22 settembre scorso a scaricare nel Canale Reale i reflui del nuovo depuratore di Bufalaria

CAROVIGNO – Il Tar di Bari non tirerà fuori le castagne dal fuoco ad alcuno, almeno sino al 19 novembre prossimo, nuova data stabilita oggi dai giudici amministrativi per l’esame e la decisione sull’istanza cautelare del Consorzio di Gestione di Torre Guaceto, che chiede la sospensione dell’atto con cui il dirigente regionale preposto ha autorizzato Acquedotto Pugliese dal 22 settembre scorso a scaricare nel Canale Reale i reflui del nuovo depuratore di Bufalaria.

Sperava che arrivasse invece una decisione in giornata, il presidente del Consorzio di Torre Guaceto, Mariella Milani, per farne uno dei due parametri cui ispirare i prossimi passi dell’organo di gestione dell’Area marina protetta e della riserva naturale dello Stato, che continua a sostenere come il recapito dei reflui del depuratore nel mare dell’area protetta (dove li convoglia il Canale Reale) debba cessare al più presto.

La Milani con il responsabile del sistema ambiente della riserva, Francesco De Franco-2L’altro parametro sarà costituito invece – ha annunciato stamani Mariella Milani in conferenza stampa – da ciò che verrà fuori dal prossimo incontro tecnico a Bari del 27 ottobre, cui parteciperà personalmente, annuncia, circa i tempi di una soluzione ponte sino al completamento di una nuova condotta sottomarina ad Apani, che la Regione e AqP prevedono si possa completare entro il 2016 (Sopra, la Milani con il responsabile del sistema ambiente della riserva, Francesco De Franco).

Il 27 perciò ognuno degli attori si presenterà con le proprie conclusioni tecniche ma senza un’ordinanza cautelare del Tar a supporto o contraria. L’unica ipotesi che al momento, secondo la Milani, Torre Guaceto accetterebbe, è quella della dispersione dei reflui in alcune trincee da ricavare nel terreno proposta nell’ultimo incontro a Bari, per alleggerire il Reale e la riserva dal recapito dei reflui di San Vito dei Normanni e San Michele Salentino, tempi di esproprio e realizzazione permettendo

La foce del Canale Reale-2Mariella Milani continua a pensare che la soluzione del recapito nel Canale Reale sia la solita “storia italiana, con gente che firmato carte senza la piena consapevolezza di ciò che faceva”, perché nell’atto istitutivo dell’Area marina protetta è scritto a chiare lettere che non sono consentite immissioni di alcun  genere. “Anche quello è un reato come scaricare nel sottosuolo”, ha dichiarato stamane il presidente della riserva, eletta proprio il 22 settembre scorso per un mandato di tre anni, mentre in precedenza ricopriva la carica ad interim per effetto dello spoil system imposto dal sindaco Mimmo Mele (Nella piantina, la foce del Canale Reale).

E allora cosa fare? La Regione e AqP non possono tornare a fare scaricare i comuni del depuratore nelle cavità carsiche. “E’ un problema loro non del Consorzio di Torre Guaceto. Noi vogliamo solo che cessi lo scarico dei reflui nell’area protetta”, risponde Mariella Milani. “I prelievi che abbiano effettuato alla foce del canale il 27 settembre, cinque giorni dopo il collegamento del duratore, rivelano che la presenza di coli fecali era aumentata di venti volte”, e che tutto era fuori norma rispetto alla tabella 4 del D.lgs. 152/2006 “e si evince una chiara alterazione delle caratteristiche chimiche e biologiche delle acque”.

Mariella Milani, presidente del Consorzio di gestione di Torre Guaceto-2La soluzione definitiva è quella della condotta sottomarina da ripristinare ad Apani, davanti ad alcune delle spiagge più affollate di Brindisi ma a distanza sufficiente dalla costa. Non si può però attendere l’entrata in funzione di quell’opera, e per questo serve una opzione che liberi Torre Guaceto dagli scarichi cominciati il 22 settembre, che le acque siano perfettamente affinate o meno.

Comunque vada a finire, non si può tacere che la situazione attuale è legata alla caotica vicenda di quest’opera la cui prima progettazione risale alla fine degli anni Settanta, segnata da errori, contenziosi, ritardi, e ben tre cambi di gestione: il primo, il più lungo, quello del Comune di Carovigno; poi quella commissariale imposta dalla Regione per sbloccare i lavori; infine quella dell’AqP. Con tanti misteri ed aspetti meritevoli di ben altre attenzioni oltre quelle politico-amministrative.

Il progetto originario di scarico del depuratore di Bufalaria-2Perché fu cambiata la prima progettazione del recapito finale, che prevedeva una condotta sottomarina tra Specchiolla e Pennagrossa, vicinissima al sito del depuratore? Forse sotto per i problemi di attraversamento di ferrovia e superstrada? Quelli che si stanno affrontando oggi comportano costi e tempi non certo inferiori. Perché il collettore che deve collegare Carovigno al depuratore è ancora incompleto? Perché per il tronco più importante, quello da San Vito dei Normanni all’impianto di depurazione (ma che raccoglie anche i reflui di San Michele Salentino) è stata realizzata una prima condotta lungo la provinciale San Vito – Specchiolla, con pendenze che imponevano la realizzazione anche di un costoso impianto di sollevamento, tracciato poi abbandonato per seguirne un altro con le pendenze giuste suggerite al subentrante AqP da tecnici locali? Chi pagherà i costi degli errori incluso quello di un tratto di condotta realizzato in Pvc, che sarebbe esploso in breve tempo (Nella piantina, il progetto di recapito originario)?

La procura della Repubblica di Brindisi ha avviato una indagine, con vari indagati, per la mancata entrata in funzione del depuratore di Bufalaria nei tempi previsti, prolungando così lo scarico in falda da parte dei tre comuni, che costituisce reato ambientale. Non è dato sapere se saranno effettuati approfondimenti anche su misteri dell’opera, considerando che eventuali reati sarebbero ormai prescritti. Fatto sta che tutto ciò era a rischio di un salato costo aggiuntivo per la Regione Puglia visto che la Commissione europea aveva aperto una procedura di infrazione alle norma comunitarie sul trattamento delle acque reflue. Da qui anche il pressing per avviare l’impianto.

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