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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Uccise il figlio a revolverate: padre condannato con attenuante della provocazione

In abbreviato sei anni e otto mesi per Cosimo Di Cataldo, 59 anni, di Latiano: in lacrime dopo la sentenza. Il pm aveva chiesto nove anni e quattro mesi. La tragedia durante una lite il 26 luglio 2016

BRINDISI – Prima la lite, poi sei colpi di revolver: il figlio a terra in una pozza di sangue, il padre in lacrime, reo confesso al telefono con i carabinieri. Con l’accusa di omicidio volontario, attenuata dalla provocazione, il gup del Tribunale di Brindisi ha condannato a sei anni e otto mesi Cosimo Di Cataldo, 59 anni, di Latiano, imputato per aver ucciso il figlio Antonio, 33, la sera del 26 luglio 2016 nel garage dell’abitazione della famiglia.

La sentenza

Di Cataldo è scoppiato in lacrime al momento della lettura del dispositivo della sentenza, a conclusione del processo con rito abbreviato chiesto dal difensore Giancarlo Camassa. Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna alla pena di nove anni e quattro mesi di reclusione per l’imputato, ai domiciliari con permesso di lasciare l’abitazione per andare al lavoro già dalla scorsa primavera.

Il penalista aveva chiesto l’ascolto del medico di famiglia, di un poliziotto e di un agente penitenziario a sostegno della tesi secondo cui il diverbio finito in tragedia non fu il primo, ma l’ennesimo di una lunga serie di tensioni in ambito familiare. Perché, come sostenne il genitore, subito dopo aver chiamato i militari, lui e la moglie erano esasperati dalle continue litigate con il figlio, per questioni economiche. L’ultima sarebbe stata legata alla vendita di un terreno agricolo.

L’avvocato Camassa, inoltre, aveva chiesto l’acquisizione dell’ordinanza di arresto di Giuseppe Diamante, 38 anni, di Latiano, in carcere perché ritenuto coinvolto nell’attentato avvenuto il 31 maggio 2016, ai danni dell’abitazione di una donna, madre di un giovane del posto, già noto alle forze dell’ordine. Diamante è in carcere dal 17 marzo scorso e secondo l’accusa mossa dal pm e condivisa dal gip, sarebbe stato il complice dell’autore materiale di quella sparatoria, indicato in Antonio Di Cataldo.

Il retroscena

Due mesi prima della lite con il padre, quella che gli costò la vita, Antonio Di Cataldo, avrebbe esploso tutte e sei le cartucce del tamburo di una 38 contro la porta d’ingresso della casa al pian terreno della donna. Doveva essere un’azione intimidatoria nei confronti di una persona considerata rivale in interessi che leciti non dovevano essere, stando a quanto si legge nel provvedimento di arresto. L’acquisizione agli atti dell’ordinanza è stata chiesta per un duplice motivo: da un lato ci sono elementi considerati di rilievo sul piano della personalità della vittima, dall’altro valutazioni sul possesso e sulla disponibilità dell’arma usata nell’omicidio perché stando agli accertamenti eseguiti dai carabinieri del Ris si tratta della stessa dell’attentato all’abitazione. Il che confermerebbe, secondo questa tesi, la circostanza che la sera del 26 luglio dello scorso anno, ad essere armato fosse Antonio Di Cataldo e non il padre.

La ricostruzione

Stando alla ricostruzione dei fatti, Antonio Di Cataldo si presentò a casa dei genitori. Arrivò poco prima delle 23 per fare una doccia: la madre gli aprì la porta, vide che era armato, corse a svegliare il marito che cercò di parlargli. Da lì a poco, la situazione sarebbe precipitata fino a diventare tragedia. Il ragazzo si sarebbe chiuso in bagno e una volta sotto la doccia, il padre sarebbe riuscito a prendere la pistola, secondo i ricordi sia della madre che della figlia: il revolver era sulla mensola dello specchio. Nella ricostruzione dell’uomo, invece, il tentativo di disarmalo sarebbe avvenuto dopo, quando il ragazzo raggiunse il garage: una volta fatta la doccia, sarebbe andato nella sua camera continuando a urlare che voleva i soldi, quelli che i genitori avevano ottenuto a titolo di caparra dalla vendita di un fondo agricolo, circa cinquemila euro. Avrebbe anche dato uno schiaffo alla madre. La confessione in lacrime poco dopo.

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