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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Carovigno

Accusa, abusi sulla figlia. Assolto

Un pianto dirotto, poi una sola frase: “Questo calvario è finito, mia figlia non penserà di me che sono un orco”. Erano le venti di ieri quando il collegio presieduto da Francesco Aliffi ha pronunciato una sentenza che per un agente penitenziario di Carovigno, in servizio a Taranto, è stata la liberazione da cinque anni da incubo.

Un pianto dirotto, poi una sola frase: “Questo calvario è finito, mia figlia non penserà di me che sono un orco”. Erano le venti di ieri quando il collegio presieduto da Francesco Aliffi ha pronunciato una sentenza che per un agente penitenziario di Carovigno, in servizio a Taranto, è stata la liberazione da cinque anni da incubo.

L’uomo, 45 anni, era accusato di atti sessuali sulla figlioletta di 3 anni, lo aveva denunciato nel 2008 la ex moglie, una infermiera di 44 anni che si era poi costituita parte civile.

Per i giudici “il fatto non sussiste”. Il pm, Pierpaolo Montinaro, aveva chiesto la condanna a 5 anni dell’imputato, sulla base delle consulenze di parte e della perizia disposta dal Tribunale dei minori di Lecce. Nei cinque anni trascorsi, tra l’altro, il padre finito alla sbarra, difeso dagli avvocati Aldo e Mario Guagliani, aveva dovuto rinunciare alla patria potestà perché gli era stata sospesa.

I fatti risalgono al dicembre di 5 anni fa quando la donna, separata ormai da qualche tempo dal marito, presenta una formale querela raccontando che la figlia che, come di consueto, trascorreva alcuni giorni a settimana con il papà le aveva riportato di strani atteggiamenti da parte dell’uomo con il quale, è poi emerso durante il dibattimento, voleva comunque poi trascorrere del tempo.

La donna aveva anche riferito di aver notato strani arrossamenti nelle parti intime, mai rilevati dai medici dell’ospedale Perrino di Brindisi ai quali il pm aveva chiesto di effettuare seduta stante degli accertamenti. L’agente di polizia penitenziaria in servizio a Taranto aveva quindi dovuto difendersi da addebiti pesantissimi: il 45enne si è sempre dichiarato innocente e lo ha affermato con forza, con estrema convinzione.

La sua versione dei fatti è stata oltretutto supportata dalle testimonianze di quanti lo conoscevano e frequentavano all’epoca dei fatti, tutti coloro che ascoltati in qualità di testimoni hanno potuto affermare che la piccola era felice quando passava le sue giornate con il papà. Sempre gioviale e sorridente. Durante i vari interrogatori, incidente probatorio incluso, le ricostruzioni fatte dalla bimba erano risultate talvolta incomplete, spesso contraddittorie per lo meno sull’indicazione dei luoghi.

C’era poi un dettaglio che gli avvocati Aldo e Mario Guagliani hanno debitamente sottolineato: la madre della bambina (dalla quale l’ex marito si era separato consensualmente) aveva sporto denuncia appena dopo la richiesta di affido condiviso formulata dall’uomo, elemento questo che non consentiva di fugare ogni dubbio su una presunta ‘strumentalità’ delle accuse.

Il perché l’uomo sia stato ritenuto innocente dai giudici di Brindisi lo si apprenderà solo quando saranno depositate le motivazioni della sentenza assolutoria. Per il momento la verità processuale è una: non vi è stato alcun abuso sulla bimba che all’epoca aveva 3 anni e oggi ne ha ormai 8. Nessun atto di pedofilia.

Se non dovessero esservi ribaltamenti clamorosi all’uomo sarà concesso di riabbracciare la figlia che non incontra dal novembre del 2008, cinque anni di lontananza dalla bambina che, però, non gli verranno restituiti.

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