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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Acque Chiare, i legali: "Proprietari truffati da costruttore e notaio”

Le arringhe dopo che il pm ha impugnato la prescrizione pronunciata in seconda battuta: "Tardiva"

BRINDISI – Gli avvocati insistono: “I proprietari delle villette del villaggio Acque Chiare sono stati truffati dal costruttore e dal notaio che rogò gli atti di vendita e per questo deve essere affermata la loro buona fede sul piano penale, con conseguente assoluzione dall’accusa di concorso in lottizzazione abusiva”.

La Finanza al villaggio Acque Chiare-2

Le arringhe dei difensori 

La richiesta è stata consegnata dagli avvocati difensori dei proprietari, imputati nel processo d’Appello in corso a Lecce, dopo che il pubblico ministero Antonio Costantini della Procura di Brindisi ha impugnato la sentenza di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione, ritenendola tardiva. Sotto processo ci sono 154 proprietari per i quali il Tribunale, in composizione monocratica, ha revocato la rinuncia alla prescrizione il 3 giugno 2014: per il sostituto procuratore e per il pg è da ritenere arrivata in ritardo, vale a dire quando non sarebbe stato più possibile – codice alla mano – riconoscere tale causa di estinzione del reato e quindi tornare indietro.

L'altro gruppo

Diversa è la posizione di altri 73 proprietari delle villette (tutte sequestrate dai finanzieri il 28 maggio 2008), poiché questi sin da subito decisero di avvalersi della prescrizione. Scelta maturata non già perché non interessati alla pronuncia nel merito e in modo particolare all’affermazione della buona fede che – tutti – hanno sempre rivendicato sostenendo di non sapere, né di poter conoscere, l’esistenza di accordi per la lottizzazione abusiva. Quanto per chiudere subito una pagina dolorosa nella propria vita, con conseguenze anche sul piano familiare oltre che economico.

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La Grande Chambre

Nell’udienza di oggi (5 ottobre 2018) hanno discusso gli avvocati Rosario Almiento, Cosimo Pagliara, Livio di Noi e Oreste Nastari, facendo riferimento a condotte riferibili al costruttore Vincenzo Romanazzi e al notaio Bruno Romano Cafaro. Per entrambi il reato di truffa, contestato dopo l’imputazione coatta su disposizione del gip, è stato dichiarato prescritto.  La Corte salentina ha acquisito, sempre su richiesta degli stessi penalista, la traduzione in italiano della sentenza della Grande Chambre di Strasburgo. E’ stata trasmessa dal Ministero la copia considerata dirimente per sciogliere il nodo sul destino degli immobili, se destinati a confisca o salvati dai sigilli.

La sentenza europea ha assunto un ruolo di primo piano nel caso legato al futuro di Acque Chiare, dallo scorso 28 giugno, quando sono state depositate le motivazioni della pronuncia, definitiva in quanto non più impugnabile, su procedimenti simili al villaggio costruito dalla società di Vincenzo Romanazzi. La Grande Chambre, pronunciandosi su Punta Perotti, Golfo Aranci a Olbia (in Sardegna) e Testa di Cane e Fiumarella di Pellaro a Reggio Calabria, ha affermato il principio secondo cui non è possibile procedere alla confisca degli immobili, qualora non ci sia stata una “sanzione penale”. Sanzione che nell’accezione italiana dovrebbe coincidere con una sentenza penale di condanna.

La prescrizione, nell’ordinamento italiano, non è una pronuncia del merito, ma una causa di estinzione del reato sulla base del trascorrere del tempo. Ed ecco, allora, che la sentenza di Strasburgo diventa importante nella vicenda giudiziaria di Acque Chiare.

Acque Chiare, la spiaggia il giorno del sequestro

La Cassazione

Tutti i proprietari attendono la fissazione del nuovo ruolo in Cassazione, dopo le condanne scaturite dall'inchiesta madre sulla lottizzazione abusiva a cui è legato il rischio confisca delle villette. La pronuncia degli Ermellini riguarda il costruttore Vincenzo Romanazzi, il notaio Bruno Romano Cafaro al quale è riconducibile la maggior parte dei rogiti, il progettista Severino Orsan e l’ex dirigente del settore Urbanistica del Comune Carlo Cioffi. I primi due sono stati condannati a un anno e sei mesi, con ammenda di 55mila euro, gli altri due a nove mesi con ammenda di 35mila.
 

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