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Cronaca

Acque Chiare: "Comune responsabile"

BRINDISI - A proposito della decisione del commissario prefettizio del Comune di Brindisi, Bruno Pezzuto, di costituirsi parte civile nel procedimento penale contro i 227 propretari delle villette di Acque Chiare, quello in cui gli stessi compaiono come concorrenti nel reato di abusivismo edilizio negoziale, riceviamo e pubblichiamo una nota dell'avvocato Vittorio Rina, legale di parte dei proprietari, ai quali nel primo processo sulla vicenda del complesso turistico-alberghiero appena conclusosi con la confisca dell'intero patrimonio immobiliare (oltre che con la condanna di costruttore, notaio, progettista e dirigente comunale all'Urbanistica protempore), è stato invece negato ogni diritto al risarcimento da parte dello stesso Comune, cui il tribunale ha affidato l'area sequestrata e le strutture esistenti.

BRINDISI - A proposito della decisione del commissario prefettizio del Comune di Brindisi, Bruno Pezzuto, di costituirsi parte civile  nel procedimento penale contro i 227 propretari delle villette di Acque Chiare, quello in cui gli stessi compaiono come concorrenti nel reato di abusivismo edilizio negoziale, riceviamo e pubblichiamo una nota dell'avvocato Vittorio Rina, legale di parte dei proprietari, ai quali nel primo processo sulla vicenda del complesso turistico-alberghiero appena conclusosi con la confisca dell'intero patrimonio immobiliare (oltre che con la condanna di costruttore, notaio, progettista e dirigente comunale all'Urbanistica protempore), è stato invece negato ogni diritto al risarcimento da parte dello stesso Comune, cui il tribunale ha affidato l'area sequestrata e le strutture esistenti.

"Ritengo di dover intervenire per elencare i motivi per i quali, a sommesso parere del sottoscritto, il Comune di Brindisi non ha il diritto morale ed etico per adottare una simile decisione. La vicenda Acque Chiare è nata, si è alimentata ed è stata approvata nelle stanze e nelle aule del Comune di Brindisi. Il Sindaco dell’epoca è stato indagato e ha patteggiato la pena, il Segretario Generale del Comune è stato indagato e poi “archiviato” per intervenuta prescrizione,  il Capo dell’Ufficio Tecnico è stato, per il momento, condannato. Nella prima richiesta di patteggiamento del Sindaco, respinta dal Giudice delle Indagini Preliminari, Dott. Antonio Del Coco, il Magistrato testualmente dichiara : 'Altrettanto palese, e quasi sfrontato per le modalità con cui è stato attuato, è l’avvenuto asservimento della funzione pubblica di sindaco, demandata in quel periodo al prevenuto, ad interessi privati con violazione dei doveri di fedeltà, imparzialità e di perseguimento esclusivo dell’interesse pubblico della comunità di cui egli era rappresentante'.

L’Accordo di programma violato, le convenzioni incriminate, le concessioni edilizie illecite ed illegittime hanno visto sempre come protagonista il Comune di Brindisi. Il primo a violare l’Accordo di programma è stato il Comune di Brindisi; non si tratta di una violazione di norma contrattuale o convenzionale, ma è una vera violazione di legge atteso che 'Ai sensi del 6° comma dell’art. 27 delle legge n° 142/90 (legge nazionale) e dell’art. 5 della L.R n° 4/95 (legge regionale) la vigilanza sull’esecuzione del presente Accordo di Programma, con controlli annuali e sostitutivi, è esercitata da un collegio presieduto dall’Assessore regionale all’Urbanistica o suo delegato e dal Sindaco del Comune di Brindisi” L’Accordo di programma è del 1999, il Collegio di Vigilanza è stato costituito nel 2007, quando tutti i buoi erano fuori dalla stalla. Tutti i sindaci che si sono succeduti dall’anno 1999 al 2007 hanno violato la legge nazionale e regionale.

Il Comune di Brindisi non si è costituito parte civile contro Romanazzi, Cafaro, Cioffi ed Orsan nel cosiddetto processo madre; perché dovrebbe costituirsi parte civile in questo processo (che non è un secondo processo, ma, almeno per quanto riguarda i proprietari, un troncone del processo madre) nei confronti del proprietari, effettuando così una vera e propria scelta di campo, scuotendosi dalla pudica astensione tenuta nel processo madre e chiedendo la condanna di 200 suoi cittadini in questo processo?

La continuità amministrativa è un principio che tutti gli amministratori dovrebbero rispettare; il Comune di Brindisi, prima dell’insediamento del Commissario Prefettizio, ha adottato atti di indirizzo, delibere di giunta e delibere comunali tese alla soluzione della vicenda Acque Chiare ed è del tutto evidente e conclamata la distonia della decisione del Commissario Prefettizio in riferimento alle delibere adottate da chi rappresentava la volontà popolare prima del Commissario Prefettizio. Questi sono i motivi per i quali ritengo che il Comune di Brindisi dovrebbe recedere dalla annunciata costituzione di parte civile e risolvere invece il problema; non sono certo i giudici penali che devono dare delle indicazioni, così come richiede il Commissario Prefettizio.

La questione del complesso Acque Chiare rientra di diritto, per la complessità ed importanza dell’opera, nella potestà di programmazione e gestione del territorio che spetta esclusivamente al Comune, L’Ente  amministra e governa il territorio, il Pubblico Ministero persegue i reati e i giudici applicano la legge; così funziona, o dovrebbe funzionare, il sistema. Da tempo i nostri amministratori abdicano alle loro funzioni e ritengono che l’Autorità Giudiziaria possa sopperire alle loro lacune: Mennitti (le carte in  procura!) Ferrarese (le carte della cittadella in procura!) Errico (le ho portate prima io!). La confusione dei ruoli genera mostri e la Procura non puo’ essere ingolfata da esposti o denunce che non riguardano precisi reati; i magistrati perseguono e puniscono reati, non spetta a loro amministrare, e ai cittadini spetta il compito di vigilare su comportamenti e scelte politiche dei loro rappresentanti ed a ricordarsene al momento di esprimere una scelta politica.

Mi astengo dal commentare la sentenza del giorno di San Valentino; il mio maestro mi ha insegnato che le sentenze si rispettano, si accettano o si impugnano, io la impugnerò in tutti i gradi di giudizio (tre o quattro che occorrano). Una sola considerazione: il giorno del suo insediamento il Procuratore Capo della Repubblica di Brindisi, Dott. Marco Di Napoli, magistrato integerrimo e stimato, nel suo brillante discorso disse che il Magistrato in genere, e il Pubblico Ministero in particolare, nell’esercizio delle sue funzioni deve usare il fucile di precisione, non il mitragliatore, la sua azione deve avere i connotati della precisione del chirurgo perché gravi e talvolta irreversibili sono i danni diretti, indiretti e collaterali che un’azione non mirata del magistrato puo’ apportare alla collettività; duole constatare che nella vicenda Acque Chiare, allo stato, nei confronti degli acquirenti delle villette sia stato utilizzato il napalm!".

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