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Cronaca

Acque Chiare, ora è confisca

BRINDISI – Mai negata una sanatoria, mai demolita una casa abusiva (tranne le baracche di Sbitri), mai vista una confisca in massa in una città dove di villaggi e villaggetti abusivi se ne sono visti crescere tanti, e dove ha agito persino un “Comitato per l’edilizia spontanea”. Ecco perché nel primo pomeriggio di oggi, alla lettura della sentenza di primo grado che, in accoglimento totale delle richieste del pm Antonio Costantini, dispone la confisca di tutti gli immobili del complesso turistico alberghiero di Acque Chiare, incluse le abitazioni già vendute, si è levato il grido “questa è la strage di S. Valentino”.

BRINDISI – Mai negata una sanatoria, mai demolita una casa abusiva (tranne le baracche di Sbitri), mai vista una confisca in massa in una città dove di villaggi e villaggetti abusivi se ne sono visti crescere tanti, e dove ha agito persino un “Comitato per l’edilizia spontanea”. Ecco perché nel primo pomeriggio di oggi, alla lettura della sentenza di primo grado che, in accoglimento totale delle richieste del pm Antonio Costantini,  dispone la confisca di tutti gli immobili del complesso turistico alberghiero di Acque Chiare, incluse le abitazioni già vendute, si è levato il grido “questa è la strage di S. Valentino”.

Una imputazione di lottizzazione abusiva riconosciuta dal dispositivo scritto dal giudice Francesco Aliffi, dovuta ad un meccanismo confezionato ad arte – questo il presupposto – dai costruttori con una filiera di responsabilità che andava dagli uffici comunali alla scrivania dove avvennero i rogiti. Una meccanismo che avrebbe violato la regola dell’esclusione della vendita frazionata degli immobili destinati ad uso turistico (altrimenti perché certe agevolazioni nelle procedure) prima dei termini di legge, mettendo le villette sul mercato molto anticipatamente. Saltando tali prescrizioni, la lottizzazione di Acque Chiare avrebbe perso di colpo il diritto alle autorizzazioni urbanistiche acquisite, diventato illegale, abusiva.

Ne erano a conoscenza gli acquirenti? Assolutamente no, sostiene ciascuno di essi. Tutti si ritengono truffati, ma non per la procura che ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio dei proprietari delle ville oggi confiscate, i quali già da domani compariranno in aula a loro volta per lottizzazione abusiva, in uno dei vari stralci di questa indagine – spezzatino (nel senso economico ed organizzativo del termine). Per truffa nei confronti dei proprietari, contestualmente al banco degli imputati siederanno anche in carne ed ossa o virtualmente il costruttore Vincenzo Romanazzi e il notaio Bruno Cafaro.

Romanazzi e Cafaro oggi hanno ricevuto la prima condanna, assieme al dirigente dei servizi  urbanistici del Comune di Brindisi, Carlo Cioffi, e al progettista  del villaggio, Severino Orsan. Un anno e sei  mesi a testa per Romanazzi e Cafaro,  oltre al pagamento di 30mila euro di ammenda a testa; nove mesi per l’architetto Cioffi e l’architetto Orsan, oltre a 20mila di ammenda. Per tutti, la sospensione condizionale della pena, e la condanna in solido al pagamento dei danni alla Regione Puglia, parte civile, alla quale dovranno essere liquidati 15mila euro di spese di costituzione e 50mila euro di provvisionale, con quantificazione rimandata alla sede civile.

Le richieste risarcitorie avanzate dai proprietari delle villette nei confronti del Comune di Brindisi, responsabile civile in relazione alla condotta del dirigente pro tempore Carlo Cioffi, sono state tutte rigettate. Frustrazione e rabbia tra il folto pubblico dei proprietari delle villette, che la confisca assegna al patrimonio del Comune di Brindisi, dove secondo le accuse fu aggiustata l’operazione per mettere anticipatamente sul mercato, e in maniera frazionata, le abitazioni, durante l’amministrazione di Giovanni Antonino. Ci sono ancora due tempi da giocare: in appello e in Cassazione, ma intanto nessuno potrà più mettere piede in quella che considera casa propria.

Unica nota relativamente positiva: l’atto di pignoramento e l’istanza di vendita depositati presso il tribunale di Brindisi dalla Brindisi Real Estate, controllata al 51 per cento da Sar Costruzioni Srl, amministrata da Vito Romanazzi, e con soci lo stesso Vincenzo Romanazzi e altri suoi figli, un’operazione per riprendersi tutto senza colpo ferire, per ora diventa carta straccia al cospetto della sentenza di confisca a favore del patrimonio comunale. I proprietari delle villette possono sempre sperare di vincere in uno degli altri due gradi di giudizio, ma la strada già obiettivamente lunga (il sequestro preventivo avvenne il 29 maggio 2008), appare ancora più lunga per chi è preso in questo meccanismo che gli avvocati di parte civile hanno definito “una schizofrenia giuridica della procura”.

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