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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Acque Chiare, processo ai proprietari

BRINDISI - Ci sono l’assessore regionale all’Urbanistica Angela Barbanente e l’ex sindaco Giovanni Antonino tra i testi citati dall’accusa nel processo sul villaggio Acque Chiare che coinvolge 222 proprietari, imputati per concorso in lottizzazione abusiva negoziale. E’ lo stesso procedimento in cui essi stessi sono parti civili relativamente all’ipotesi di truffa, reato contestato al il costruttore Vincenzo Romanazzi e al notaio Bruno Romano Cafaro.

BRINDISI - Ci sono l’assessore regionale all’Urbanistica Angela Barbanente e l’ex sindaco Giovanni Antonino tra i testi citati dall’accusa nel processo sul villaggio Acque Chiare che coinvolge 222 proprietari, imputati per concorso in lottizzazione abusiva negoziale. E’ lo stesso procedimento in cui essi stessi sono parti civili relativamente all’ipotesi di truffa, reato contestato al il costruttore Vincenzo Romanazzi e al notaio Bruno Romano Cafaro.

Stamani nell’aula bunker del tribunale di Brindisi la costituzione delle parti e l’ammissione delle liste dei testimoni. Il pm Antonio Costantini ha chiesto al giudice monocratico Vittorio Testi l’acquisizione delle 8mila pagine del processo “madre” sulla lottizzazione abusiva, il cui primo grado si è chiuso con un poker di condanne per Vincenzo Romanazzi, Bruno Romano Cafaro, Carlo Cioffi e Severino Orsan e con la confisca delle villette del complesso residenziale di contrada Torre Testa, sulla litoranea per Apani.

Un anno e sei mesi a testa per Romanazzi e Cafaro,  oltre al pagamento di 30mila euro di ammenda a testa; nove mesi per l’architetto Cioffi e l’architetto Orsan, oltre a 20mila di ammenda. Per tutti, la sospensione condizionale della pena, e la condanna in solido al pagamento dei danni alla Regione Puglia, parte civile, alla quale dovranno essere liquidati 15mila euro di spese di costituzione e 50mila euro di provvisionale, con quantificazione rimandata alla sede civile.

E’ dal maggio del 2008 che il complesso edilizio in località Case Bianche è sottoposto a sequestro. Dal 2009 i padroni di casa (che casa non sarebbe) non possono metterci piede. Da allora in 222 sono sottoposti a indagine. Coloro che hanno comprato una casa al mare avrebbero contribuito a far sì che i luoghi si “trasformassero” rispetto a come dovevano originariamente essere. Sono infatti aree in parte sottoposte a vincolo ambientale. Sarebbero state anche violate, da parte degli indagati, le prescrizioni “urbanistiche”, visto e considerato che a regolare la destinazione d’uso di quella zona c’è un accordo di programma che è stato modificato nel 2002 e non doveva esserlo: i terreni, secondo l’accordo di programma del 2000, dovevano essere utilizzati a scopo turistico alberghiero. Sono state invece costruite casette al mare, dalla destinazione d’uso evidentemente residenziale.

Non dovevano i proprietari, secondo il pm inquirente, né acquistarle, né adibirle singolarmente a proprie abitazioni. Per questo, pur avendo sempre affermato di essere stati raggirati, e in trentasette hanno anche formalizzato la querela contro l’imprenditore edile Romanazzi e il suo notaio di fiducia, Cafaro, si ritrovano dalla parte opposta: da vittime, quali si sono sempre ritenuti, a parti in causa. Partecipi del “disegno”.

Quanto alla truffa aggravata, il costruttore e il notaio furono denunciati da 37 intestatari di villette sostenendo di essere stati ingannati dal costruttore e dal notaio che “con dolo” non li avevano affatto informati che il complesso aveva destinazione turistico alberghiera e non poteva essere frazionato e messo in vendita lotto per lotto. Non avrebbero dovuto diffondere i depliant informativi che hanno tratto in inganno gli acquirenti, perché vi erano pubblicate immagini e informazioni ingannevoli.

Si parlava di biville, triville e quadriville. Erano in realtà stanze di un solo albergo. Poi non avrebbero potuto accatastare così come hanno fatto quelle “particelle”, alienare gli immobili singolarmente e omettere di dare informazioni ai futuri proprietari riguardo ai dettagli dell’iter amministrativo e autorizzativo che aveva preceduto l’edificazione del villaggio Acque Chiare.

Molto probabilmente non saranno nuovamente ascoltati i proprietari delle villette, essendo stati acquisiti i verbali delle dichiarazioni rese all’epoca, quando gli imputati erano solo quattro. Nell’elenco dei testimoni dell’accusa figurano gli investigatori, due notai, e numerosi consulenti di parte.

Tornerà a doversi occupare del processo Giovanni Antonino, in veste di persona che conosce i fatti, oltre ad Angela Barbanente che nel 2010 incontrò i proprietari, cercando di rassicurarli sul futuro del villaggio che rischia, però, di essere sottratto a quanti per una villetta al mare hanno acceso mutui o investito i risparmi di una vita, per non dire dell’Ici e dell’Imu pagato al Comune. Ma lì, ad Acque Chiare, non ci possono mettere piede se non per i lavori di manutenzione.

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