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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Acque Chiare, Romanazzi chiede il dissequestro dell'albergo e il giudice dice no

BRINDISI - L’imprenditore aveva chiesto il dissequestro del solo albergo, l’unico pensato ed edificato per essere realmente utilizzato a scopo ricettivo. Il giudice monocratico ha detto no: “Acque Chiare è una lottizzazione che interessa l’intero complesso e la destinazione d’uso ha riguardato l’intera struttura”. L’ultimo atto della lunga vicenda del villaggio sulla litoranea che conduce ad Apani, in località Case Bianche, è stato il rigetto del giudice Francesco Aliffi, dinanzi al quale si sta celebrando il processo per lottizzazione abusiva a carico di quattro persone, dell’istanza presentata dalla “Acque Chiare srl”, le cui quote per il maggior numero sono di proprietà del costruttore del complesso Vincenzo Romanazzi, con cui si chiedeva la rimozione dei sigilli per il solo maxi hotel in costruzione.

BRINDISI - L’imprenditore aveva chiesto il dissequestro del solo albergo, l’unico pensato ed edificato per essere realmente utilizzato a scopo ricettivo. Il giudice monocratico ha detto no: “Acque Chiare è una lottizzazione che interessa l’intero complesso e la destinazione d’uso ha riguardato l’intera struttura”. L’ultimo atto della lunga vicenda del villaggio sulla litoranea che conduce ad Apani, in località Case Bianche, è stato il rigetto del giudice Francesco Aliffi, dinanzi al quale si sta celebrando il processo per lottizzazione abusiva a carico di quattro persone, dell’istanza presentata dalla “Acque Chiare srl”, le cui quote per il maggior numero sono di proprietà del costruttore del complesso Vincenzo Romanazzi, con cui si chiedeva la rimozione dei sigilli per il solo maxi hotel in costruzione.

Gli avvocati, Vito Epifani e Francesco Paolo Sisto sostenevano che fosse possibile lo scorporo del solo albergo dal resto della struttura, che fosse abitativa o turistico – alberghiera. Si trattava – per gli avvocati – di una costruzione che ha una concessione edilizia autonoma, la numero 10 del 2005, differente dalla concessione edilizia del complesso dei residence. Insomma, una costruzione “indipendente”.

Facendo un salto indietro, va ricordato che il complesso edilizio Acque Chiare, in parte ultimato e in parte no, sorto con il fine di creare nuova occupazione, poi in parte tramutato (con le diverse convenzioni che ne hanno scandito la progettazione e l’iter autorizzativo) in un villaggio residenziale le cui villette sono state vendute singolarmente, è stato ritenuto dai magistrati che hanno condotto le indagini il frutto di una lottizzazione abusiva per tutto il suo estendersi. La spiaggia, la piscina e l’hotel finirono sotto sequestro nel maggio del 2008, quando su richiesta dei pm Adele Ferraro e Antonio Negro, il gip Alcide Maritati dispose il sequestro preventivo di ogni singolo mattone sulla costa brindisina. I sigilli furono apposti dai militari della nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza.

Da allora le richieste di dissequestro sono state presentate in blocco dai duecento proprietari e dal costruttore (imputato insieme a Bruno Romano Cafaro, Carlo Cioffi e Severino Orsan). Non c’è stato verso: per due volte si è espresso il tribunale del Riesame di Brindisi, per due volte la Corte di Cassazione. I sigilli sono rimasti lì, il rischio confisca è più che mai incombente. A chiedere la rimozione del divieto di accedere e di utilizzare gli immobili di Acque Chiare anche una cooperativa di acquirenti che proponeva al giudice di “gestire” l’intero complesso come fosse una struttura ricettiva, per cinque anni. Anche in quelle circostanze Aliffi ha espresso parere negativo, rigettando le richieste che andavano in qualche modo perfezionate.

Dei giorni scorsi la nuova istanza, quella di Romanazzi, bocciata ancora una volta da un secco no del giudice: i difensori sostenevano che il dissequestro parziale della struttura, e cioè del solo albergo, fosse supportato da una sentenza della Corte di Cassazione secondo cui si può procedere alla restituzione di quella parte di un intervento urbanistico che risulta essere regolare. Per i legali Sisto e Epifani: “La restituzione avrebbe limitato le ripercussioni negative della misura su ciò che dall’inizio era destinato all’esercizio dell’attività esclusivamente alberghiera”.

La società Acque Chiare si era per altro impegnata a garantire i livelli occupazionali adempiendo così all’accordo di programma. Il pm Antonio Negro ha espresso parere negativo sostenendo che non siano “mutate le condizioni poste a base del provvedimento di sequestro”. Il villaggio va considerato come un progetto “unitario”. E resta così com’è dalla primavera di due anni fa: un villaggio fantasma.

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