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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Acquedotto Pugliese: fronte comune contro l'accorpamento Brindisi-Taranto

BRINDISI - Dalle delibere delle giunte comunali, ai gruppi su Facebook. E’ ormai un tam-tam il “no” all’accorpamento voluto dall’Acquedotto Pugliese, intenzionato ad unificare la sede di Brindisi con quella di Taranto. E i lavoratori, dopo gli appelli e i comunicati preoccupati dell’Assemblea, si aspettano risposte concrete da parte della classe politica.

BRINDISI - Dalle delibere delle giunte comunali, ai gruppi su Facebook. E’ ormai un tam-tam il “no” all’accorpamento voluto dall’Acquedotto Pugliese, intenzionato ad unificare la sede di Brindisi con quella di Taranto. E i lavoratori, dopo gli appelli e i comunicati preoccupati dell’Assemblea, si aspettano risposte concrete da parte della classe politica.

Un primo passo, da un punto di vista formale, è stato fatto, con le delibere dei Comuni che all’unanimità esprimono il loro “no” all’accorpamento. A Ostuni si chiede di sospendere qualsiasi decisione che vada in contrasto con il piano d’Ambito; a Brindisi la Giunta fa rilevare nell’atto deliberativo che l’accorpamento costituirebbe un’ulteriore mortificazione del territorio brindisino privandolo di una struttura pienamente funzionale ed in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini. Nelle delibere di Sandonaci, Erchie, Torre Santa Susanna, Cisternino, Latiano, Villa Castelli viene richiesto al presidente della Regione, all’assessore Amati ed all’Ato di intervenire presso i vertici Aqp. Secondo la giunta di Carovigno l’accorpamento sarebbe assurdo ed aberrante. Nel documento di Mesagne si chiede alla Regione Puglia di salvaguardare l’autonomia della Unità Territoriale di Brindisi, già fortemente ridimensionata per carenza di personale e di potenziare e non depauperare la sede brindisina per ottenere un servizio più incisivo e più vicino ai bisogni dell’utenza.

Identici appelli da San Vito dei Normanni, San Michele Salentino, Torchiarolo, San Pancrazio Salentino, Ceglie, Cellino e Fasano. A San Pietro Vernotico viene espressa preoccupazione per le ricadute negative sul territorio e sulla qualità del servizio.

I sindaci di Ostuni, Erchie, San Pancrazio, Latiano e San Michele Salentino, oltre alle delibere, hanno inviato una lettera personale di solidarietà e sostegno alle rivendicazione dei lavoratori dell’Aqp. Una lettera per chiedere un ripensamento era partita anche dal presidente della Provincia Massimo Ferrarese. Al coro di protesta si è unito il comitato “Acqua Bene Comune”, che ha anche promosso il gruppo su Facebook “per una ripubblicizzazione di Aqp senza soppressioni”.

Non sono mancate, in queste settimane, le critiche all’amministratore unico dell’Aqp Ivo Monteforte, accusato di non attenersi al compito espressamente dichiarato dalla Regione Puglia a giugno dopo la prorogatio concessagli: traghettare fino all’approvazione della legge sulla pubblicizzazione. Sarebbe stato poi compito del nuovo Cda composto da un presidente, un vicepresidente e tre membri nominati dall’Assemblea dei sindaci, governare l’azienda attraverso forme e modalità compatibili con i princìpi previsti dalla legge Regionale.

Proprio l’Amministrazione regionale, proprietario della maggioranza dell’Aqp, è stata tirata in ballo più o meno da tutti i Comuni, ma sull’argomento l’assessore Fabiano Amati afferma: “Per quanto mi riguarda, credo che i Comuni stiano solo perdendo tempo con le delibere. Vorrei infatti ricordare che dispongono dei mezzi per ordinare che venga rispettato il contratto di servizio del Piano di Ambito. Altro che chiedere. Convochino il direttivo dell'Ato. La Regione può anche intervenire, ma a me interessa che siano rispettate le regole. E i Comuni possono imporsi”.

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