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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Francavilla Fontana

"Addio Mimmo, i campioni non muoiono mai". Orazione per un mezzofondista

FRANCAVILLA FONTANA - Un lungo addio, fra terra e cielo. Fra la speranza di un posto fra le stelle e la certezza che i campioni non muoiono mai. Quel dono di immortalità che Mimmo Caliandro ha saputo conquistarsi correndo a perdifiato in pista, consolerà domani, forse. Oggi non c’è spazio che per il dolore, tutto rappreso nella figuretta esile di Damiano, il primogenito, in testa al corteo funebre.

FRANCAVILLA FONTANA - Un lungo addio, fra terra e cielo. Fra la speranza di un posto fra le stelle e la certezza che i campioni non muoiono mai. Quel dono di immortalità che Mimmo Caliandro ha saputo conquistarsi correndo a perdifiato in pista, consolerà domani, forse. Oggi non c’è spazio che per il dolore, tutto rappreso nella figuretta esile di Damiano, il primogenito, in testa al corteo funebre. Stretto fra le ali protettive di due marescialli della Guardia di Finanza, Damiano regge il peso del cappello di papà.

 

Il feretro ammantato dal tricolore del mezzofondista 29enne circondato e portato a spalla dagli atleti delle Fiamme Gialle, giunti da tutta Italia, è arrivato nella chiesa San Lorenzo intorno alle 16, a un passo da via Pio La Torre, teatro dell’ultima tragica corsa. Il campione di Birmingham, medaglia d’oro nel 2007 agli Europei Indoor per i 3000 metri, se l’è portato via una uscita in moto. Pochi, concitati istanti, fotogrammi in rapidissima sequenza come quelli che immortalano la vittoria di un campione e cambiano la vita.

La Yamaha R6, appena comprata e ancora in attesa del passaggio di proprietà, sbanda. Mimmo cade. La due ruote continua la sua folle corsa sull’asfalto e il campione-ragazzino rimane schiacciato, senza nemmeno il tempo di accoglierla, la morte. Se ne è andato così, lasciando sporco di sangue l’asfalto del quartiere difficile dov’era nato, secondo di cinque figli, l’11 marzo di 29 anni fa.

Ad attenderlo sulla soglia della chiesa un bagno di folla, dolore composto, muto, e trasversale. C’era la gente del quartiere difficile ad applaudire anche dai balconi, c’erano le istituzioni di ogni ordine e grado, carabinieri, protezione civile, amministrazione comunale, sindaco Vincenzo Della Corte in testa. C’erano le bandiere del Coni, assieme ai finanzieri-atleti come Mimmo. C’erano Giacomo Leone e Ottavio Andriani, gli altri campioni nati in questa città. Cera Piero Incalza, che ha costruito come atleta il ragazzo di San Lorenzo.

C’era soprattutto tanta gente comune, a guardare ammutolita la figuretta esile del piccolo Damiano, orfano di papà, al quale toccherà prendersi cura di un dolore più grande di lui e spiegare il perché di questo vuoto atroce a Cristian, l’ultimo nato. Mamma Graziella l’ha tenuto stretto accanto a sé, quel bimbetto che aspettava di crescere per correre forte come papà.

Ha fatto appello al cielo, don Bartolo Longo, cappellano militare al quale è stata affidata la più difficile delle omelie. “Corri, campione, corri”, ha detto, invitando a guardare le stelle del cielo per sentire Mimmo accanto. Alle parole del sacerdote hanno fatto eco quelle dei militari compagni del campione, il comandante Gabriele Di Paolo, vicepresidente del gruppo di atletica leggera delle Fiamme Gialle, il compagno di stanza e fisioterapista di Caliandro, Matteo Pusceddu, la voce rotta dal pianto.

Il sindaco Vincenzo Della Corte ha promesso: “Questa città troverà il modo per non dimenticare Mimmo”, che dimenticare sarebbe una bestemmia. “Ciao fratellone, forse questo è un brutto sogno”, ha detto una sorella nel silenzio sospeso della chiesa dalle ampie navate, spazio troppo angusto, oggi, per contenere tanto dolore. Nessuno ha pronunciato la parola addio, solo “Ciao Mimmo”, sulle note dell’inno nazionale.

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