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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Agguato al Paradiso: arrestati padre e figlio. Una violenza sessuale il possibile movente

Una lite durante un processo per violenza sessuale che si stava celebrando presso il tribunale di Brindisi sarebbe alla base dell’agguato ai danni del brindisino Giovanni Del Monte, 31 anni,  che lo scorso 12 gennaio venne raggiunto da un colpo di pistola alla gamba mentre si trovava in via Carducci, al rione Paradiso. I poliziotti della squadra Mobile hanno identificato i presunti autori del crimine

BRINDISI – Una lite durante un processo per violenza sessuale che si stava celebrando presso il tribunale di Brindisi sarebbe alla base dell’agguato ai danni del Brindisino Giovanni Del Monte, 31 anni,  che lo scorso 12 gennaio venne raggiunto da un colpo di pistola alla gamba mentre si trovava in via Carducci, al rione Paradiso. I poliziotti della squadra Mobile al comando del vicequestore Alberto Somma hanno identificato i presunti autori del crimine.

Si tratta di Antonio Mastrolia, 56 anni, di Brindisi, e del figlio Giovanni Mastrolia, 31 anni, entrambi residenti in via Benvenuto Cellini, al quartiere Sant’Elia. I due sono stati arrestati stamani in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip del tribunale di Brindisi, su richiesta del pm Giuseppe De Nozza. 

MASTROLIA Giovanni-2MASTROLIA Antonio-2La vittima si trovava sotto a un porticato situato fra via Carducci e via Egnazia quando i Mastrolia, intorno alle ore 17,30, la affiancarono a bordo di uno scooter ed esplosero tre colpi di arma da fuoco, di cui uno colpì il 31enne alla gamba. Giovanni Del Monte venne soccorso dal padre, che lo accompagnò in auto verso il Pronto soccorso dell’ospedale Perrino di Brindisi. Le sue condizioni non erano gravi. 

Sul posto, per i rilievi del caso, si recarono gli agenti della Sezione volanti, della Mobile, e della Scientifica. Grazie a una serie di accertamenti tecnici e alla visione delle immagini riprese dalle telecamere presenti in zona, i poliziotti sono riusciti a ricomporre a tempo record il mosaico investigativo, chiarendo l’antefatto del delitto.

E dunque padre e figlio, secondo gli inquirenti, avrebbero voluto regolare con il piombo delle divergenze con la famiglia del ferito deflagrate il giorno prima presso il tribunale di Brindisi, dove si era svolta l’udienza di un processo per reati di violenza sessuale. Ma il lavoro degli investigatori non è ancora finito, perché non è escluso che altre persone siano coinvolte nell’attentato.

Inoltre ancora non è stata recuperata la pistola, presumibilmente una calibro 22 o una 7,65 (va ricordato che sul luogo del ferimento non vennero trovati bossoli. E’ probabile quindi che sia stata utilizzata una pistola con caricatore a tamuro). Per i due indagati, ad ogni modo, stamani si sono aperte le porte della casa circondariale di Brindisi in via Appia, con le accuse di tentato omicidio e porto e detenzione illegale d’arma da fuoco.

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