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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Ceglie Messapica

Agguato all'imprenditore, storia completa solo con la cattura del complice dello sparatore

CEGLIE MESSAPICA - Tutto chiaro, tutto perfettamente verosimile. La ricostruzione degli inquirenti sul tentato omicidio avvenuto mercoledì scorso ai danni di Rocco Cavallo, imprenditore 45enne di Ceglie Messapica rimasto gravemente ferito al volto da un colpo di fucile, non fa una grinza. Tutto fila, tranne un dettaglio, che potrebbe costituire la chiave di volta dell’inchiesta. Se, come sembrano certi i testimoni, vittima compresa, a sparare è stato il 56enne Antonio Idrontino, unico indagato del tentato omicidio, come ha fatto a sbarazzarsi dell’arma, magari a cambiarsi d’abito e centellinare un boccale di birra al solito bar nel breve volgere di quindici minuti? Possibile, certo, a patto di avere uno straordinario sangue freddo, dote che al presunto assassino di certo non deve mancare, ma anche a patto di avvalersi di un complice. Il fascicolo del pubblico ministero Antonio Costantini, in attesa di chiarire l’unico dettaglio che sembra mancare, resta aperto. Ma gli inquirenti contano di chiudere il cerchio da qui a breve. Una pista, a quanto pare, c’è già. Per il momento rigorosamente top secret.

CEGLIE MESSAPICA - Tutto chiaro, tutto perfettamente verosimile. La ricostruzione degli inquirenti sul tentato omicidio avvenuto mercoledì scorso ai danni di Rocco Cavallo, imprenditore 45enne di Ceglie Messapica rimasto gravemente ferito al volto da un colpo di fucile, non fa una grinza. Tutto fila, tranne un dettaglio, che potrebbe costituire la chiave di volta dell’inchiesta. Se, come sembrano certi i testimoni, vittima compresa, a sparare è stato il 56enne Antonio Idrontino, unico indagato del tentato omicidio, come ha fatto a sbarazzarsi dell’arma, magari a cambiarsi d’abito e centellinare un boccale di birra al solito bar nel breve volgere di quindici minuti? Possibile, certo, a patto di avere uno straordinario sangue freddo, dote che al presunto assassino di certo non deve mancare, ma anche a patto di avvalersi di un complice. Il fascicolo del pubblico ministero Antonio Costantini, in attesa di chiarire l’unico dettaglio che sembra mancare, resta aperto. Ma gli inquirenti contano di chiudere il cerchio da qui a breve. Una pista, a quanto pare, c’è già. Per il momento rigorosamente top secret.

Prima che calasse il black out, speriamo temporaneo, l’imprenditore ha visto il suo aguzzino, lo ha riconosciuto, e ne ha fatto il nome ai carabinieri. Lo stesso pronunciato dai testimoni oculari del tentato omicidio per il quale resta unico indagato il 56enne Antonio Idrontino. Tutto converge. Le parole consegnate ai carabinieri, la tarda sera dell’agguato, sono suggellate su un nastro agli atti del pubblico ministero Antonio Costantini. Rocco Cavallo ha avuto la forza di rispondere alle domande degli inquirenti, consegnando loro la testimonianza destinata a costituire la chiave di volta dell’inchiesta. Se è vero come è vero che la vittima, rappresa di incredulità, non aveva sicuramente nessun motivo per accusare altri che non fosse l’uomo che aveva impugnato il fucile contro di lui.

Come non avevano nessun motivo di testimoniare contro Idrontino le tre impiegate dell’agenzia Aci in via San Lorenzo da Brindisi che hanno assistito atterrite e impotenti alla scena del delitto. Le tre giovani donne sono state interrogate a loro volta dai militari. La prima, 26enne, ha detto di non aver visto l’assassino, ma di aver udito le grida straziate del suo datore di lavoro, di aver tentato inutilmente di soccorrerlo, e di aver sentito gridare il nome di Idrontino, che lei stessa conosceva bene. La seconda, 38enne, ha raccontato una versione identica, sottolineando di non avere visto personalmente la scena, di cui era stata però testimone oculare proprio la collega che dice a sua volta di non avere visto. La testimonianza chiave, insieme a quella dell’imprenditore stesso, è quella della terza donna interpellata, 21 anni. La giovanissima impiegata ha seguito la scena raccapricciante, consumata in pochi attimi di terrore e di impotenza: l’assassino arriva, sfodera il fucile, l’imprenditore al telefono lo vede e scappa, o ci prova, disperatamente. L’aguzzino lo raggiunge, mira e colpisce, in pieno volto e scappa.

Rocco Cavallo rimane in piedi, dritto sulle sue gambe anche se urla una straziante richiesta d’aiuto. Le impiegate accorrono, ha il volto ricoperto di sangue. L’assassino, che non ha completato la scellerata opera, imbocca la via di fuga. Viene ritrovato qualche istante dopo, non più di quindici minuti, all’Euro Bar, a meno di trecento metri dal luogo dell’agguato. Ed è a questo punto, che nella ricostruzione dei fatti il racconto si incrina, imbucandosi in una voragine: in un quarto d’ora circa, il presunto killer riesce a disfarsi del fucile, non ancora ritrovato, e a infilarsi nel bar. In quel brevissimo lasso di tempo riesce anche a cambiarsi d’abito, magari. Non è peregrina l’ipotesi che possa essersi avvalso della collaborazione di un complice. La caccia degli investigatori è ancora aperta.

L’intervento oculistico al quale l’imprenditore cegliese è stato sottoposto nella giornata di ieri, sembra intanto essere perfettamente riuscito. I medici chirurghi del Policlinico di Bari, non si sbilanciano. Ma un cauto ottimismo sulla possibilità che recuperi la funzionalità dell’occhio destro, parzialmente risparmiato dallo sciagurato attentato di mercoledì scorso, non sembra essere fuori luogo. Per un pronunciamento più netto bisognerà attendere almeno due settimane, tempo necessario per rimuovere i bendaggi applicati dopo l’operazione. Dopodiché potrebbe essere necessario un nuovo intervento. I sanitari da una parte, la straordinaria tempra dell’imprenditore dall’altra, potrebbero fare il miracolo di restituire la vittima dell’incomprensibile agguato, alla vita, tutta intera. Fatta eccezione per la grave menomazione subita dall’occhio sinistro.

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